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Come è scoppiato il caso di Arianna Meloni e perché si parla di un’indagine per traffico d’influenze

Si è riacceso lo scontro governo-magistratura per una presunta inchiesta per traffico di influenze che riguarderebbe Arianna Meloni. Tuttavia, per ora non c’è nessuna prova concreta che questa inchiesta esista davvero. Ecco come è nato il caso, come si è arrivati alle accuse di complotto in atto e cosa sappiamo finora.
A cura di Luca Pons
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Arianna Meloni, responsabile della segreteria politica di Fratelli d'Italia e sorella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è ancora al centro della polemica politica. Secondo quanto scritto da Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, in un lungo editoriale pubblicato domenica in prima pagina, ci sarebbe un complotto in atto a opera del "solito asse tra giornali, sinistre e Procure", per aprire un caso giudiziario su Arianna. Sarebbe in corso un'inchiesta su Meloni per traffico di influenze, sulla quale però non ci sono prove o conferme di alcun tipo. Ecco come è nata la vicenda, cosa si sa finora sulla presunta indagine e come ha reagito il mondo politico.

Come è nata la polemica politica su Arianna Meloni

La scorsa settimana, alcuni giornali avevano affermato che Arianna Meloni sarebbe stata presente a due vertici politici in cui il governo si confrontava su delle nomine importanti: quelle per la Rai e quelle per Ferrovie dello Stato. In quest'ultimo caso, Meloni avrebbe cercato di spingere per la nomina ad amministratrice delegata di Sabrina De Filippis, definita una sua "grande amica".

La sorella della premier si sarebbe trovata a questi vertici non per il suo ruolo di responsabile della segreteria politica di FdI (che non c'entra nulla con il governo), ma proprio in quanto sorella di Giorgia Meloni e moglie del ministro all'Agricoltura Francesco Lollobrigida. Arianna ha smentito di aver presenziato agli incontri in questione, ma Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, ha deciso di portare il tema in Parlamento.

Di fronte a questa mossa, da Fratelli d'Italia sono arrivati attacchi molto duri a IV, alla deputata Maria Elena Boschi e alla senatrice Raffaella Paita, che avevano annunciato due interrogazioni parlamentari. Il partito della premier ha definito Paita "patetica" e "strumento arrendevole del maschio padrone" Renzi, ad esempio, parlando di Italia Viva come di una "muta di cani" e dell'ex segretario del Pd come un "boss di provincia".

Insomma, i toni si sono alzati. Domenica, poi, è arrivato l'editoriale di Sallusti intitolato Vogliono indagare Arianna Meloni. Qui si parlava di un complotto, come detto, che dovrebbe concretizzarsi con un'indagine per traffico di influenze per essere intervenuta sulle nomine di Rai e Fs. Sull'esistenza di questa indagine per ora non c'è conferma né prova concreta. "Abbiamo avuto segnali importanti che dopo Ferragosto sarebbe arrivato un avviso di garanzia", ha dichiarato Sallusti al Corriere della Sera. Al momento, nessun avviso di garanzia è arrivato, a quanto si sa.

Le reazioni di politici e magistrati alla presunta inchiesta

Tuttavia, l'intera maggioranza ha rilasciato dichiarazioni dure, prendendo per buona l'ipotesi di Sallusti. A partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha detto di reputarla "molto verosimile" e ha aggiunto: "È uno schema visto e rivisto soprattutto contro Silvio Berlusconi: un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica. Se fosse vero che ora sono passati alla macchina del fango e alla costruzione a tavolino di teoremi per sperare in qualche inchiesta fantasiosa contro le persone a me più vicine, a partire da mia sorella Arianna, sarebbe gravissimo".

Giovanni Donzelli, deputato di FdI, ha attaccato sui social: "Arianna non ha fatto niente di male. La sua colpa è solo di essere la sorella di Giorgia", aggiungendo che sta "montando questo circo su Arianna nel tentativo di inquinare la democrazia, condizionare, indebolire e ricattare il governo". Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha parlato di "metodi delle cosche".

Un altro vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè di Forza Italia, ha detto: "La storia tutta italiana del pre-avviso di garanzia ad Arianna Meloni serva di lezione a chiunque agita lo spettro della superiorità etica e morale della magistratura per decidere le sorti del Paese". Molte dichiarazioni di solidarietà sono arrivate anche dalla Lega, con il vicesegretario Andrea Crippa ad affermare: "Troppe volte abbiamo visto ingerenze della magistratura".

La replica della figura dell'opposizione più coinvolta nel caso, Matteo Renzi, è stata sarcastica: "Vi immaginate? Io che organizzo complotti assieme ai giudici (io!) perché arrivi un avviso di garanzia a una delle sorelle della premier". E ancora: "La Meloni e i suoi hanno iniziato a gridare al complotto. Penso sia il ventunesimo complotto denunciato dalla premier". Per poi attaccare Meloni stessa: "Lei può darci lezioni di giustizialismo, non di garantismo. O può darci lezioni di vittimismo, materia su cui potrebbe tenere un master all’università".

La risposta di Arianna Meloni

"Sono due anni che cercano di buttarmi addosso tante cose. Ma tutto si è intensificato soprattutto dalla campagna delle europee. È stata fatta passare la narrazione che sono presente in tutte le riunioni e le cabine di regia dove si decidono le nomine: da Di Martino a Di Foggia, dalla Rai alle Ferrovie", ha lamentato Arianna Meloni. Commentando ai cronisti presenti il caso montato negli ultimi giorni, ha aggiunto: "Domenica non c’è stata alcuna chiamata alle armi e nessuna regia. Anzi, sono commossa dalla solidarietà di Fratelli d’Italia che è stata spontanea. È gente con cui sono cresciuta e che sa che non faccio porcate".

Nessun coordinamento, quindi, né dopo né prima l'uscita dell'articolo: "Non abbiamo certo dettato nulla a Sallusti, la cosa è partita da lui e non da noi. Si è provato a dire che è stato scritto sotto dettatura, ma non è così. Non abbiamo citofonato, ma certo non abbiamo ostacolato, perché è stato un modo per fare chiarezza". Meloni ha smentito che ci sia l'intenzione di cercare lo scontro con la magistratura ("ho letto che era un modo per provare a intimorire giudici e pm: no, niente di tutto questo"), ma ha anche parlato di un ‘metodo' in atto: "È stata fatta chiarezza, perché c’è un metodo che mi lascia incredula".

Per quanto riguarda la presunta indagine, ha chiarito: "Che io sappia non c’è un avviso di garanzia, non c’è proprio nulla. Non abbiamo notizie". Ha detto di essere "tranquillissima" dal punto di vista delle accuse, per poi concludere: "Sono scossa, non è possibile essere sbattuta sui giornali senza alcuna verifica dei fatti, non accetto di essere dipinta per come non sono. Non è il mio modo di essere, non è quello che viene raccontato".

Gli altri complotti di cui il governo ha accusato la magistratura

Reazione amara, invece, dall'Associazione nazionale magistrati: "Quello in corso è l'ennesimo attacco alla magistratura, volto a delegittimarla adombrando presunti complotti. Un esercizio pericoloso che indebolisce le istituzioni repubblicane e danneggia l'intero Paese". In effetti, non è la prima volta che il governo segnala presunte trame dei giudici e/o dei partiti dell'opposizione per danneggiare l'esecutivo.

Toni simili erano già stati utilizzati a luglio dello scorso anno per parlare dei casi Santanchè e Delmastro, con espressioni come "giustizia a orologeria" e magistratura con "un ruolo attivo di opposizione". Pochi mesi dopo, a novembre, il ministro della Difesa Guido Crosetto aveva affermato che "l'unico pericolo" per il governo Meloni era "l'opposizione giudiziaria", parlando con tono allarmato di incontri pubblici di magistrati in cui si usavano toni critici nei confronti dell'esecutivo e della sua gestione del rapporto tra politica e magistratura.

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