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Cosa sta succedendo con i fondi del Pnrr e perché i sindaci contestano il decreto attuativo del governo

Nella bozza del decreto attuativo della spending review spunta un meccanismo che ridefinisce l’assegnazione dei tagli agli enti locali. La bozza prevede tagli maggiori per i Comuni che hanno ottenuto più fondi dal Pnrr. Insorgono i sindaci, che parlano di una proposta “paradossale”. Il ministro Fitto apre a un confronto, ma Giorgetti tira dritto: “La spending review è stata approvata in legge di bilancio e non penalizza nessuno”, ha dichiarato.
A cura di Luca Capponi
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Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) torna a essere il terreno di uno scontro accesissimo tra il governo e le opposizioni. Questa volta l'oggetto della discussione è il decreto attuativo della spending review: nella bozza presentata dal Ministero dell'Economia è previsto un meccanismo che chiede di assegnare i tagli del Pnrr in base a quanti fondi sono stati ricevuti da ogni ente locale. Per molti sindaci, si tratta di una riforma che penalizzerà soprattutto i Comuni più virtuosi e che comporterà una riduzione di spesa troppo gravosa. Tanto più, interviene Elly Schlein, "in una situazione in cui i Comuni erano già affaticati dagli anni precedenti, dalla pandemia e dalla crisi energetica". Il ministro Raffaele Fitto, colui che ha sempre condotto le trattative europee per il Pnrr, si è detto pronto a un confronto con gli enti locali. Lo ha fatto anche perché nel frattempo era montata la sollevazione dei tanti amministratori locali. Il più duro di questi è stato Antonio Decaro, presidente dell'Associazione dei Comuni, che ha definito la possibile riforma "assurda, paradossale e irragionevole". Se Fitto ha lasciato aperto uno spiraglio per un accordo, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, firmatario della bozza, è stato decisamente meno possibilista. Il titolare del Mef sostiene che la spending review non penalizzi nessuno e ricorda che è stata votata nella Legge di Bilancio 2023.

Oggi intanto si è tenuta la prima riunione delle Cabine di coordinamento sul Pnrr, presieduta dalla premier Giorgia Meloni. Tra i partecipanti, anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore, in prima fila tra gli amministratori allarmati per la bozza di decreto. Lepore ha spiegato che i tagli sono stati "di fatto confermati". Per poi aggiungere: "Dal 2024, per i prossimi quattro anni, sono stati previsti da parte del Governo tagli pari a circa 5,5 milioni di euro all'anno per un totale di 22 milioni di euro. Una cifra enorme che ci costringerà a togliere risorse importanti dal bilancio dei prossimi tre anni".

Cosa c'è nella bozza di decreto e quali sindaci guidano la rivolta

Ciò su cui si sta discutendo è la bozza di un decreto attuativo della spending review (cioè della revisione della spesa pubblica) che ridefinisce i criteri per i tagli agli enti locali. A far parlare Decaro di meccanismo "paradossale" è il fatto che andrebbe a penalizzare coloro che hanno ottenuto più risorse europee: la metà dei tagli previsti viene infatti misurata proporzionalmente a quante risorse sono state assegnate a ogni ente alla fine del 2023. Più fondi un Comune ha ricevuto, maggiore sarà la riduzione. Come si legge nella bozza di decreto, il taglio agli enti locali è calcolato per il 50% sulla spesa corrente e per il restante 50% "in proporzione ai contributi assegnati a ciascun ente a valere sulle risorse del Pnrr".

Subito è scattata la rivolta dei vari sindaci d'Italia, soprattutto di centrosinistra. Antonio Decaro ha sottolineato che "i tagli saranno più pesanti per chi avrà costruito più asili nido, avrà acquistato più autobus elettrici o avrà realizzato più parchi pubblici: tutti investimenti che per poter funzionare richiederanno maggiore spesa corrente". Contro la bozza di decreto si scagliano anche Gaetano Manfredi (sindaco di Napoli),  Giorgio Gori (Bergamo) – che parla di un'idea "totalmente insensata" -, Matteo Ricci (Pesaro). Sul piede di guerra anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che prevede una riduzione di spesa di 140 milioni e definisce la "spending review per i Comuni una misura sbagliata, che rischia di scaricarsi sui servizi e sui cittadini più deboli". Anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore mette mano alla calcolatrice: sostiene che il suo Comune perderà 13,5 milioni, "un colpo durissimo che si aggiunge ai precedenti tagli". Lepore inoltre si è detto molto preoccupato "perché significa un taglio alla spesa corrente, cioè alle risorse che noi utilizziamo per il personale, per i servizi sociali, per i servizi educativi. Evidentemente il governo non sa dove trovare le risorse e va verso gli unici soggetti con i quali è facile trovare cassa, cioè i Comuni e i cittadini sui territori".

Al coro partecipa anche la segretaria dem Elly Schlein che tuona così: "Giorgia Meloni è la regina dell'austerità". Anche la Cgil lancia l'allarme, attraverso il suo segretario romano, che ha chiesto un incontro urgente al sindaco Gualtieri per scongiurare "la nuova stangata per centinaia di enti locali i cui effetti ricadranno su milioni di persone".

Dall'altro lato della barricata, invece, rassicurazioni e distinguo. Raffaele Fitto smentisce di essere in polemica con Giorgetti e ricorda come la norma approvata dalla legge di bilancio "esclude esplicitamente dalla riduzione di spesa tutti i fondi comunali per il sociale e gli asili". Anche Matteo Salvini, a margine di un evento a Napoli, difende il governo: "Capisco i sindaci – dichiara – ma non ci sarà nessun taglio per i Comuni".

La riunione sul Pnrr, tra governo ed enti locali

Oggi intanto si è tenuto il vertice di insediamento delle oltre centro Cabine di coordinamento sul Pnrr ed è stata proprio la premier Meloni a presiedere la riunione. Erano presenti anche i ministri Fitto e Piantedosi, il sindaco di Roma Gualtieri e il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. Sarà attraverso questi incontri che gli enti locali potranno dialogare con le amministrazioni centrali, le Prefetture e tutti quei soggetti istituzionali preposti all'attuazione del Pnrr.

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