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Cosa sta succedendo all’interno del Partito democratico sul sostegno all’Ucraina

Il Partito democratico assicura di essere compatto sul sostegno all’Ucraina. Schlein ribadisce di essere sempre stata lineare, ma il voto in Parlamento sulle comunicazioni del ministro della Difesa racconta di sensibilità interne molto diverse.
A cura di Annalisa Girardi
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Il Partito democratico ha assicurato che non ci sia alcuna spaccatura al suo interno sul sostegno all'Ucraina. Ma il voto in Parlamento sulle comunicazioni del ministro delle Difesa, racconta di sensibilità diverse tra i dem: nonostante la linea dettata indicasse di votare a favore della risoluzione del partito e di astenersi su tutte le altre, tre esponenti del Pd – Lia Quartapelle, Marianna Madia e Lorenzo Guerini – hanno scadito il loro "" su alcune parti della mozione di maggioranza. Nello specifico, quelle che ribadivano l'impegno per la fornitura di armi a Kiev. Anche su alcune parti delle risoluzioni delle altre opposizioni il voto non è stato compatto.

Dal Pd ci si è affrettati a rassicurare sull'accaduto, sottolineando che non vada interpretato come un attacco alla linea politica della leader Elly Schlein, ma piuttosto come una conferma dell'impegno preso con il governo ucraino. La stessa segretaria, intervenendo in serata a Piazzapulita su La7, ha ribadito: "Il Pd ha votato compattamente la sua risoluzione in cui c'era tutto quello che ci doveva essere. Per noi era estremamente importante la richiesta per una pace giusta per gli ucraini. Sia alla Camera che in Senato abbiamo votato la nostra risoluzione che, alla Camera, è passata anche con il voto di altre opposizioni, non su tutti i punti, e con l'astensione della maggioranza  Ci siamo astenuti su quella di maggioranza perché non diamo più deleghe in bianco".

Schlein inoltra ha aggiunto: "In Ucraina serve un maggiore sforzo politico e diplomatico della Ue, e di questo non c'era traccia nella risoluzione della maggioranza. Noi siamo sempre stati lineari, dall'inizio dell'invasione abbiamo sempre dato supporto al popolo ucraino, ma dopo due anni serve un'iniziativa diplomatica e politica che porti a una pace giusta e sicura".

Più duro è stato il responsabile Esteri del Pd, Giuseppe Provenzano, in un'intervista pubblicata oggi su Repubblica. "A chi ha votato con la maggioranza vorrei ricordare che il premier non è più Mario Draghi ma Giorgia Meloni", ha detto. Per poi sottolineare che il voto che c'è stato in Aula non riguardava il nuovo decreto per l'invio di armi, ma delle linee guida politiche. Anche su queste, però, Provenzano ha messo in chiaro com il Pd "non sia più disposto a fare aperture di credito a questo governo", visto che Giorgia Meloni "ha criticato la foto di Kiev, l’asse con Francia e Germania, e in questi mesi con le sue alleanze sbagliate ha contribuito allo stallo dell’Europa".

E sulle fronde interne ha ripetuto: "Non mi scandalizzo per singole distinzioni. Ma accreditare l’idea, per ragioni di posizionamento interno, che c’è un indebolimento del sostegno a Kiev è grave e da irresponsabili. Cosa c’è di poco chiaro nel dire: noi siamo dalla parte di Kiev, ma vogliamo un’iniziativa dell’Europa che porti a una pace giusta, nel rispetto del diritto internazionale? Lo vogliono anche gli ucraini. Non voglio pensare che si utilizzi la politica estera per rese dei conti interne".

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