Cosa sta facendo la maggioranza pur di non votare sul Mes
Ostruzionismo parlamentare, rinvii, slittamenti vari. Pur di non votare la ratifica del Mes, il centrodestra sta utilizzando ogni tattica possibile. La discussione scoppiata negli ultimi giorni in Parlamento, alla vigilia di un Consiglio Ue che verterà su tutt'altro, è solo la punta dell'iceberg. La storia del tanto atteso via libera italiano al Mes – che, ricordiamo, non significa in alcun modo attivare il meccanismo – prosegue ormai da anni. Il governo Meloni si trova in una posizione difficilissima, spaccato al suo interno e incapace di prendere una decisione. Perciò continua a rinviare, reiterando una brutta figura a livello europeo senza capire che, prima o poi, una risposta andrà data. Certo, a meno che Meloni e i suoi non pensino di arrivare così fino alle elezioni del 2027.
Per evitare che il Parlamento voti il Mes – e quindi che i deputati di centrodestra siano costretti a decidere se sì o no – la maggioranza ha iscritto a parlare alla discussione sul decreto Anticipi molti più esponenti di quanto avrebbe fatto in un'altra occasione. Il tentativo, denunciato dalle opposizioni, è l'auto-ostruzionismo: perdere tempo e rinviare il voto sul Mes, che sarebbe arrivato in coda alla giornata. Considerando che la settimana parlamentare è finita, se ne parla la prossima.
La denuncia delle opposizioni è sfociata in una conferenza dei capigruppo – in cui i presidenti dei gruppi parlamentari si ritrovano per stabilire un calendario dei lavori – alle 10:45, da cui è emerso che la prossima settimana la ratifica del Mes resterà nel calendario dell'Aula, ma in coda al ddl Concorrenza, a una deliberazione della giunta per le autorizzazioni, alla legge di delegazione europea e al ddl in materia agroalimentare. L'ultima novità, secondo quanto si apprende, è che il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, avrebbe chiesto al ministro Pichetto Fratin di riferire in Aula sulla Cop28. È perciò evidente che si rischia un ulteriore rinvio del Mes.
Il problema sulla decisione da prendere è molto semplice: ratificare il Mes vorrebbe dire esporsi davanti al proprio elettorato, dopo anni di battaglie e manifestazioni contro il meccanismo (soprattutto da parte di Fratelli d'Italia e Lega); non ratificarlo spingerebbe l'Italia in una posizione ancora più isolata nell'Ue, visto che sarebbe l'unico Paese a non averlo fatto. Da mesi sembra che il governo voglia utilizzare il Mes all'interno della trattativa sul nuovo Patto di Stabilità, ma il resto d'Europa non è particolarmente convinto. D'altronde è complesso imbastire una discussione su qualcosa che è già stato approvato da tutti gli altri.
Il centrodestra, in tutto ciò, è anche diviso. Per riassumere le posizioni: Forza Italia è da sempre favorevole (anche se ora si nasconde un pochino), Fratelli d'Italia era contrario ma ora vuole utilizzarlo come moneta di scambio, la Lega continua a dire che va bocciato e basta. Una situazione molto complessa che Meloni sa di dover risolvere prima o poi. Anche perché, al netto di tutto, a Bruxelles aspettano una risposta. E la politica estera italiana, passa anche da qui.