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Cosa sono le celle container per i detenuti volute dal governo Meloni, le opposizioni: “Piano disumano”

Il governo introduce moduli prefabbricati per affrontare il sovraffollamento nelle carceri, ma il progetto scatena critiche. Le opposizioni denunciano una misura disumana, inefficace e costosa, mentre il ministero della Giustizia la difende come una risposta rapida e necessaria.
A cura di Francesca Moriero
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Grandi sei metri per cinque, in calcestruzzo prefabbricato, pensati per ospitare fino a 24 detenuti per modulo. Sono le cosiddette celle container, la soluzione individuata dal Ministero della Giustizia che avrebbe l'obiettivo di affrontare il sovraffollamento delle carceri italiane. Un piano che prevede l'installazione di 16 moduli nei cortili di nove istituti penitenziari, ancora da individuare, per un totale di 384 nuovi posti. Un'operazione che avrà un costo di 32 milioni di euro, e che, affidata al Commissario straordinario all'edilizia penitenziaria Marco Doglio, sarà oggetto di gara pubblica il prossimo 10 aprile. Secondo la relazione tecnica di Invitalia, anticipata nei giorni scorsi dal quotidiano Il Dubbio, ogni blocco sarà suddiviso in sei celle da quattro posti, affiancate da spazi comuni minimi.

Il costo medio per ogni detenuto sarà di circa 83mila euro, una cifra che ha acceso immediatamente le critiche delle opposizioni, dei sindacati e delle associazioni per i diritti umani. Il progetto, presentato dalla maggioranza di governo come una soluzione temporanea e già adottata in altri Paesi europei, viene insomma bollato come un "provvedimento che non affronta le reali criticità del sistema penitenziario italiano".

Le opposizioni: "Disumano e costoso, Nordio chiarisca"

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere: prime tra tutte, quelle del Partito Democratico, che ha chiesto chiarimenti al ministro Carlo Nordio, sollevando dubbi sulla compatibilità del progetto con il dettato costituzionale: "I nuovi moduli detentivi saranno realizzati in totale dispregio delle indicazioni sulla sicurezza e sulla tutela della dignità delle persone? Nordio chiarisca", hanno dichiarato i senatori dem in Commissione Giustizia. "Non si migliora la qualità della vita dei detenuti e del personale di sorveglianza, né si garantisce maggiore sicurezza negli istituti". Ilaria Cucchi, senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra, è ancora più dura: "Cubi di cemento roventi d'estate e freddi d'inverno, l'ennesima dimostrazione della politica repressiva e miope della destra in materia carceraria. Una disumanità vergognosa che costa pure cara".

Anche il Movimento 5 Stelle attacca frontalmente il ministro: "Se dopo mesi di inattività la soluzione sono i ‘blocchi detenzione', il governo Meloni dovrebbe ammettere di non avere idea di come affrontare l'emergenza carceri. Questi moduli aggiungeranno meno di 400 posti, sottraendo peraltro spazi destinati ad attività all’aperto e al trattamento rieducativo".

Il governo difende il progetto: "Tutto è a norma, meno sovraffollamento"

Il sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri, Andrea Delmastro (Fratelli d’Italia), liquida le critiche: "Abbiamo un commissario straordinario che sta accelerando la costruzione di nuovi posti detentivi. Alcuni saranno ricavati da vecchi padiglioni, altri con nuovi moduli prefabbricati. Tutto è assolutamente rispettoso della normativa e ci consentirà di ridurre il sovraffollamento". Poi attacca le opposizioni: "Coloro che ci criticano sono gli stessi che hanno lasciato le carceri in queste condizioni". Ma il dibattito non sembra placarsi: anche per i sindacati della polizia penitenziaria, l'aggiunta di moduli prefabbricati non è la soluzione efficace se non accompagnata da un potenziamento del personale: "Ammesso che il progetto aumenti la capienza di qualche posto letto, chi gestirà questi detenuti? Dove sono i nuovi ingressi di agenti di polizia penitenziaria?" chiede Gennarino De Fazio, segretario della UilPa.

Gli esperti: "Celle minuscole e violazioni della Costituzione"

Anche un architetto, Cesare Burdese, esperto di edilizia penitenziaria, boccia il progetto senza mezzi termini e a Repubblica dice: "Stiamo parlando di container, poco più che baracche di cantiere. Ovvero, recinti. Aggiungiamo il dato che in Italia un detenuto passa all'aria, in un giorno, solo 4 ore se va benissimo, altrimenti. Se già tenere in gabbia degli animali vuol dire esasperarli, farlo con gli esseri umani, al di là delle gravi violazioni della Carta Costituzionale, produrrà l'aumento di aggressività, violenze e ribellioni". A confermare le criticità è anche l'associazione Nessuno Tocchi Caino, che denuncia condizioni di sovraffollamento già insostenibili in molti istituti: "Abbiamo visitato carceri dove di notte un solo operatore deve gestire 100 detenuti. Chi parla di soluzioni ‘a norma' ignora la realtà". Samuele Ciambriello, rappresentante dei garanti territoriali dei detenuti, punta il dito contro la visione punitiva della detenzione: "Se siamo arrivati a discutere di container dove stipare ‘quelli di troppo', significa che non si è compresa la gravità della situazione. Servono più educatori, più assistenti sociali, più sanità e mediazione culturale. Non baracche di cemento".

Il carcere come "discarica sociale"

Per Michela Di Biase, deputata Pd in Commissione Giustizia, il piano del governo Meloni è una scorciatoia che peggiorerà la situazione: "Tre metri quadrati a detenuto sono inadeguati al rispetto della dignità umana. Spazi comuni ridotti al minimo, nessuna prospettiva di reinserimento. Questo non è un piano di riforma, è la trasformazione delle carceri in discariche sociali".

Secondo le opposizioni, la soluzione per il sovraffollamento dovrebbe dunque passare per un ampliamento delle misure alternative alla detenzione, una maggiore assistenza psicologica e sanitaria e una revisione delle politiche carcerarie. Ma il governo sembra voler tirare dritto: il bando è pronto, e salvo imprevisti, il progetto partirà, appunto, tra meno di un mese.

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