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Elezioni europee 2024

Cosa sono i permessi elettorali dal lavoro, chi può richiederli e come per le elezioni europee 2024

Per le elezioni europee, amministrative e regionali dell’8 e 9 giugno, i lavoratori dipendenti impegnati nei seggi elettorali hanno diritto alla retribuzione dei giorni non lavorati. I permessi elettorali sono riconosciuti per coloro che svolgeranno i ruoli di presidente di seggio, segretario, scrutatore e rappresentante di lista. Ecco tutto quello che c’è da sapere e quali giorni verranno retribuiti.
A cura di Luca Capponi
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In occasione delle elezioni europee dell'8 e 9 giugno, di quelle amministrative e delle Regionali in Piemonte, i lavoratori e le lavoratrici dipendenti impegnati nei seggi elettorali come presidente, segretari, scrutatori o rappresentanti di lista hanno il diritto di assentarsi dal lavoro. I giorni di assenza sono considerati a tutti gli effetti come dei giorni lavorati e quindi retribuiti. Vediamo nel dettaglio come sono regolati i permessi spettanti ai lavoratori subordinati chiamati a collaborare nei seggi elettorali.

Cosa sono i permessi elettorali e quando si possono prendere

La disciplina dei permessi elettorali riguarda solo i lavoratori e le lavoratrici dipendenti con contratto a tempo indeterminato e determinato (anche supplenti temporanei) che svolgono le attività di: presidente di seggio, segretario, scrutatore, rappresentante di lista. Coloro che ricopriranno queste funzioni nel corso delle elezioni dell'8 e 9 giugno hanno il diritto di assentarsi dal lavoro per tutto il periodo delle operazioni di voto e di quelle di scrutinio. I giorni di assenza sono infatti considerati giorni di attività lavorativa. Di quali giorni parliamo? Delle giornate di sabato 8 e di lunedì 10 giugno, ma con qualche specifica da fare. Per chi ha una settimana lavorativa che va dal lunedì al venerdì, viene pagata solo l'assenza di lunedì 10 giugno: per il sabato invece si può scegliere tra un ulteriore giorno di riposo compensativo oppure optare per il rimborso della giornata (pagata senza alcun riconoscimento di lavoro straordinario). Chi invece di solito lavora dal lunedì al sabato avrà diritto al pagamento delle due giornate di assenza come se avesse lavorato (il sabato 8 e il lunedì 10).

E la domenica? È un giorno festivo e quindi vale l’orientamento della Corte Costituzionale (sent. 452/1991) secondo cui il lavoratore ha diritto a un giorno di riposo per le operazioni di voto nel “periodo immediatamente successivo a esse”. Quindi il giorno dopo il termine delle operazioni di voto, fatti salvi diversi accordi con il datore di lavoro. Va ricordato come per il weekend elettorale il lavoratore sia esonerato da eventuali obblighi lavorativi anche se collocati in orario diverso da quello in cui è impegnato ai seggi. Per fare un esempio: chi è in servizio il sabato mattina ma impegnato al seggio nel pomeriggio – sabato, lo ricordiamo, si vota dalle 15 alle 23; domenica dalle 7 alle 23 – ha diritto ad assentarsi dal lavoro per tutta la giornata.

Chi può richiederli al datore di lavoro e come

I lavoratori dipendenti impegnati ai seggi in occasione delle elezioni devono avvertire il datore di lavoro, fornendo un certificato che dimostri giorni e durata del loro impegno. La documentazione da proporre all'azienda è diversa a seconda del ruolo che si dovrà svolgere al seggio. Per il compito di presidente di seggio, occorre il decreto di nomina della Corte d’Appello o del Comune e l'attestazione di partecipazione al seggio nei giorni delle operazioni deve essere vistata dallo scrutatore con funzione di Vicepresidente. Per scrutatore e segretari è necessario il decreto di nomina del Comune e l'attestazione di presenza al seggio da parte del presidente di seggio con orari di inizio e fine delle operazioni. Per i rappresentanti di lista è sufficiente l'attestazione del presidente di seggio.

Ci sono delle operazioni da fare anche dopo le operazioni di voto. Al ritorno in servizio, occorre consegnare al datore di lavoro copia della documentazione con l’indicazione dei giorni e delle ore lavorate al seggio elettorale. La documentazione dovrà essere rilasciata dal presidente del seggio e da lui firmata (oppure controfirmata dal vicepresidente qualora il lavoratore sia presidente di seggio).

Quanti giorni di permessi elettorali si possono prendere

I permessi elettorali sono riconosciuti per le giornate di sabato 8 e di lunedì 10. Se le operazioni di voto si protraggono oltre la mezzanotte di lunedì, si ha diritto anche ad un permesso retribuito per tutta la giornata successiva. I lavoratori hanno inoltre diritto ad un giorno retribuito di riposo compensativo per la domenica elettorale, permesso che andrà usufruito il giorno immediatamente successivo al termine delle operazioni di voto.

Per la giornata del sabato, qualora non sia un giorno lavorativo, è possibile scegliere un ulteriore giorno di riposo compensativo oppure optare per la monetizzazione della giornata, a cui non verrà riconosciuto alcun lavoro straordinario. Questi permessi prevaricano ogni valutazione delle esigenze dell'azienda: costituiscono un diritto del lavoratore a cui il datore non può opporsi.

Come sono retribuiti i giorni lavorativi passati ai seggi

La retribuzione dell'attività lavorativa trascorsa ai seggi elettorali è disciplinata dall'art. 2 della legge 178/1981. Al lavoratore che abbia svolto le attività di presidente, segretario, scrutatore o rappresentante di lista è riconosciuta la deducibilità dall'imponibile complessivo da assoggettare alle imposte sul reddito per le giornate in cui si sono svolte le funzioni elettorali. In particolare, il beneficio per il datore di lavoro consiste – si legge nel testo di legge – nella deduzione dalle basi imponibili (ai fini Ires/Irpef) di "un ammontare pari alle retribuzioni corrisposte, che si va ad aggiungere alla deduzione già operata, per il medesimo ammontare, quale componente negativo nella determinazione del reddito complessivo". L'introduzione di questo beneficio è stata motivata con l'esigenza di bilanciare anche le esigenze del datore di lavoro, affinché non sia il solo a essere gravato di un costo dal quale non trae ricavo e "che, nel caso di pubblici dipendenti, si riflette su tutta la collettività".

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