Cosa si sono detti Meloni, Tajani e Salvini al vertice di maggioranza: le priorità per la prossima Manovra
Si è concluso poco fa il vertice di centrodestra a cui hanno preso parte Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. La riunione di coalizione, durata tre ore, è servita per fare il punto della situazione al termine di una pausa estiva piuttosto movimentata per il governo.
Il dibattito sulla riforma della cittadinanza, che nelle ultime settimane aveva provocato diverse frizioni interne, sopratutto tra Forza Italia e Lega, sembra, per il momento, esser stato messo da parte. Nel comunicato diffuso al termine del vertice, i leader hanno fatto sapere di aver "rinnovato il patto di coalizione, garanzia di efficacia e concretezza dell’azione di governo. Un bilancio positivo sostenuto da dati macroeconomici incoraggianti, a partire dal buon andamento della crescita dell’occupazione".
"È stata ribadita l’unità della coalizione e sono determinati a continuare il lavoro avviato per tutta la legislatura, portando a compimento le riforme messe in cantiere e attuando il programma votato dai cittadini", si legge. Nessun riferimento dunque, allo Ius scholae, su cui gli azzurri si erano detti favorevoli, creando non poche tensioni con gli alleati di Lega e FdI.
Spazio invece, alla manovra, altro tema su cui il governo dovrà fare quadrato per cercare di recuperare le risorse necessarie a confermare alcuni degli interventi introdotti lo scorso anno. Il perimetro in cui si muovono i tecnici del Mef, a lavoro per capire quali voci tagliare per fare cassa, presenta però diversi ostacoli. Primi fra tutti i nuovi paletti previsti dal Patto di stabilità e una crescita record del debito pubblico, vicino alla soglia dei tremila miliardi di euro.
Dal centrodestra assicurano che "la prossima legge di bilancio, come le precedenti, sarà seria ed equilibrata, e confermerà alcune priorità come la riduzione delle tasse, il sostegno a giovani, famiglie e natalità, e interventi per le imprese che assumono". Pare confermata dunque, la linea assunta da Meloni e i suoi sul taglio del cuneo fiscale e sulla riforma dell'Irpef, interventi che ci si aspetta di trovare anche nella manovra di quest'anno.
Sono rimaste fuori dal tavolo di maggioranza le pensioni, su cui ancora non è chiaro che cosa il governo intenda fare. Quota 103, l'uscita anticipata a 62 anni e 41 di contributi, potrebbe non essere rinnovata e anche Ape sociale e Opzione donna potrebbero saltare. Al momento le ipotesi sono diverse, ma la più gettonata riguarderebbe Quota 41, su cui la Lega è tornata a premere.
Dal momento che si tratta di una misura particolarmente costosa per i conti pubblici, l'uscita anticipata con 41 anni di contributi senza limite d'età potrebbe subire alcune modifiche più stringenti che la rendano sostenibile, come la previsione di requisiti per ridurre la platea di potenziali richiedenti.
Quelle circolate finora però, sono solamente indiscrezioni. Il Ministero guidato da Giancarlo Giorgetti non si sbottona e dall'esecutivo ci tengono a ribadire di dubitare dei retroscena giornalistici. Specie alla luce di quanto accaduto ieri, quando la notizia di un possibile taglio dell'Assegno unico – poi smentita – ha scatenato la reazione del centrosinistra. Con un video pubblicato in tarda serata Meloni, in compagnia del titolare di via XX Settembre, ha invitato gli italiani a diffidare "dalle fantasiose ricostruzioni su una Manovra ancora da scrivere".
Infine, il colloquio a Palazzo Chigi si è spostato sui temi di politica estera. I leader hanno espresso "Soddisfazione per la rinnovata autorevolezza e affidabilità dell’Italia nello scenario globale, come ribadito anche dal successo della presidenza italiana del G7, e condivisione sulla crisi in Medio Oriente e sulla posizione del governo italiano relativamente alla guerra in Ucraina.