Cosa si decide oggi in Consiglio dei ministri, c’è il primo dl contro le liste d’attesa nella sanità
Oggi, martedì 4 giugno 2024, alle 11.30 si riunirà il Consiglio dei ministri per discutere diverse norme. Tra queste, quella che ha attirato la maggiore attenzione nelle scorse settimane – dopo lunghe trattative interne tra i vari ministeri – è quella contro le liste d'attesa nella sanità. Si tratterà di un decreto legge piuttosto limitato, mentre altre misure saranno inserite in un disegno di legge, che ha un iter molto più lungo, e permetterà di avere più tempo per trovare i soldi necessari a finanziare gli interventi. All'ordine del giorno ci sono anche altri due ddl, uno sulla magistratura onoraria e uno sulla semplificazione normativa. Infine, l'esame preliminare di un decreto legislativo che recepisce una direttiva europea del 2022 sulla protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione ad agenti cancerogeni durante il lavoro, e una relazione della presidente del Consiglio Meloni sui flussi d'ingresso in Italia per motivi di lavoro.
L'intervento più atteso, dunque, è quello sulle liste d'attesa. Anche se, come detto, sarà un decreto ‘leggero', e molti interventi ricadranno invece in un disegno di legge che andrà al Parlamento senza tempi certi. È da oltre un mese che si rilanciano le intenzioni del governo di intervenire sul tema delle liste d'attesa, e anche nella bozza di decreto circolata alcuni giorni fa il problema era sempre lo stesso: non si sapeva dove prendere i soldi.
Quali sono le misure del decreto Liste d'attesa
Alla fine ci sarà un decreto legge con sette articoli, mentre in un ddl a parte saranno inseriti altri 14 articoli con le misure più costose, ad esempio il taglio delle tasse sugli straordinari dei medici. Guardando al decreto, la misura che potrebbe avere l'impatto maggiore è questa: se le cure previste non possono essere fornite nei tempi previsti per legge, l'Asl dovrà intervenire, dando al cittadino interessato il permesso di ‘saltare la coda' e ricevere la prestazione sanitaria dai liberi professionisti che lavorano in ospedale o dai privati accreditati. I "tempi previsti" dipendono dalla cura richiesta, si va dalle 72 ore al massimo per quelle più urgenti, fino ai quattro mesi (120 giorni) per quelle che si possono programmare con più calma.
Ieri il ministro Schillaci ha parlato della misura a Cinque minuti: "Vogliamo che se un cittadino deve fare un esame, una Tac, per esempio, entro 72 ore, la faccia. Ancora oggi ci sono dei contatti febbrili per cercare di rendere" il decreto "operativo il prima possibile. Sarebbe veramente epocale". Quando si parla del "prima possibile", comunque, non si intende da subito: anche per le misure più immediate, si rimanda a un prossimo decreto ministeriale che dovrebbe arrivare nei sessanta giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale per chiarire le modalità pratiche con cui mettere in pratica le novità.
Tra le altre norme inserite nel decreto legge dovrebbe esserci anche in innalzamento del tetto di spesa per le assunzioni del personale sanitario. L'intenzione dichiarata del governo è quella di abolire questo tetto di spesa, ma per il momento si parla solo di alzarlo, mentre dal 2025 in poi – sulla carta – dovrebbe sparire. È possibile, però, che questa misura venga spostata all'ultimo nel disegno di legge.
C'è poi l'estensione degli orari per visite ed esami: si potranno fare anche nel fine settimana. Si dà anche il via a una piattaforma nazionale per avere un quadro aggiornato in tempo reale delle liste d'attesa, e si spinge per l'implementazione dei Centri unici di prenotazione a livello regionale che permetta di accedere a tutte le prestazioni sanitarie, anche del privato convenzionato.
Cosa ci sarà nel Ddl, con tempi più lunghi
Come detto, ci sarà all'esame del Cdm anche un disegno di legge sullo stesso tema, che conterrà le misure più costose, che quindi saranno rimandate nel tempo. Si parla di abbassare al 15% le tasse sugli straordinari del personale sanitario, aumentare la tariffa oraria per gli specialisti di ambulatorio, e di coinvolgere maggiormente gli specializzandi. In più, dovrebbero essere inserite nel ddl anche le misure per spingere i medici a fare meno ricette, in modo da evitare di sovraccaricare il sistema sanitario.