Cosa sappiamo sul caso Luca Morisi: la droga, i due ragazzi a Belfiore e le indagini
L’indagine su Luca Morisi, ex guru social della Lega, inizia a definirsi. Il quadro sembra più chiaro, anche se restano molti dubbi non tanto su quanto è avvenuto nel pomeriggio del 14 agosto, quando sui controlli effettuati dalle forze dell’ordine in quei giorni. Morisi è indagato per detenzione e cessione di droga. Il primo settembre si è dimesso dal suo ruolo a capo della ‘Bestia’, la macchina social della Lega e del suo segretario Matteo Salvini, ma la notizia è filtrata solo negli ultimi giorni, poco prima di quella sull’indagine a suo carico. I fatti sono avvenuti nel cascinale di Belfiore, alle porte di Verona. “Non lo vediamo spesso da queste parti”, racconta una vicina di casa a Repubblica parlando di Morisi. Ma la sera del 14 agosto se la ricorda: “Sì che me la ricordo, sono venuti i carabinieri”. Arrivati per una perquisizione in cui hanno trovato meno di due grammi di cocaina, quantitativo compatibile con l’uso personale. E sempre la vicina racconta come è iniziata quella storia: “Eravamo alla vigilia di Ferragosto e da un paio di giorni si sentiva qualche rumore, su al primo piano. Niente di particolarmente allarmante, ma insomma era il segno che qualcuno c’era”.
Luca Morisi indagato per droga, cos'è successo il 14 agosto
Da qui inizia il racconto, in parte emerso da chi indaga e in parte dai vicini stessi. Morisi il 14 agosto sarebbe stato in compagnia di un uomo di circa 50 anni che, a detta dei vicini, entra ed esce dall’appartamento. Poi i due ricevono due ragazzi romeni, di circa 20 anni. Secondo gli investigatori si tratta “di una frequentazione assolutamente saltuaria”: restano in casa di Morisi per circa 12 ore. Anche se una vicina racconta a La Stampa una versione leggermente diversa: “Per due giorni quei ragazzi hanno abitato al piano di sopra”. Alla fine i due lasciano la casa, vanno via e vengono fermati dai carabinieri a un posto di blocco: per gli investigatori era un controllo casuale, ma c’è chi sostiene che in realtà si stesse già indagando su qualcosa riguardante la vita e l’appartamento di Morisi.
I carabinieri trovano nell’auto una fiala di vetro con dentro del liquido: i ragazzi ammettono subito che si tratta di Ghb, la cosiddetta droga dello stupro. Anche se, va precisato, sono ancora in corso gli esami per capire se si tratti realmente di questa sostanza. I ventenni dicono di averla avuta gratis da Morisi dopo un festino a casa sua: indicano l’abitazione di Belfiore e i carabinieri vanno lì, portandosi dietro i due ragazzi. Nell’appartamento viene trovata poca cocaina, per cui parte una segnalazione in prefettura e una denuncia in procura. “I carabinieri sono arrivati e sono stati al piano di sopra per circa un’ora. Li abbiamo visti andare via con un borsone gonfio di roba. Dopo il pomeriggio del 14 agosto uno di quei ragazzi è tornato qui”, racconta ancora la vicina.
L’indagine della procura di Verona su Morisi
Secondo la procuratrice Angela Barbaglio quello contestato a Morisi è un fatto “banale” e, inoltre, l’ex guru della Lega non è mai stato indicato prima come spacciatore, il che rende la sua posizione sicuramente meno grave. Il Corriere della Sera spiega che non sono stati sequestrati telefoni e computer di Morisi, ma sono solamente stati controllati i tabulati per capire se potesse esserci un giro più ampio di cessione di droga. Per le indagini saranno poi decisivi i risultati sulla sostanza rinvenuta nell’auto dei due giovani: se si trattasse effettivamente di droga dello stupro l’accusa resterebbe in piedi e bisognerebbe anche capire se gli stupefacenti siano arrivati, eventualmente, dall’estero. Ma potrebbe anche trattarsi di una sostanza legale e in quel caso l’accusa cadrebbe.
Il legame con la Russia e l’ipotesi dell’indagine non casuale
C’è però un’altra ipotesi che viene tenuta in piedi sulla vicenda e viene riportata dal Corriere. Di fatto la possibilità è che il controllo sull’auto dei due giovani romeni non fosse casuale ma rientrasse in un’indagine più ampia, magari partita per altro. Un’ipotesi che legherebbe Morisi alla Russia. L’appartamento dell’ex capo della comunicazione social del Carroccio è stato acquistato dalla società Socec, proprietà del costruttore Andrea Lieto, già al centro dell’attenzione per l’ipotesi di un passaggio di soldi che non convince gli inquirenti. Due anni fa, quando scoppiò il caso dei fondi russi alla Lega, Lieto veniva messo in mezzo da Report, soprattutto in riferimento alle sue relazioni “con uomini d’affari russi”.
Si arriva così a Sergey Martyanov, vicino di casa di Morisi a Belfiore: vivono allo stesso numero civico. Martyanov è socio dell’azienda Namiana srl che ha sede proprio a Belfiore. Morisi, comunque, ha sempre detto di non conoscere quest’uomo russo, il cui nome sembra essere legato a operazioni sospette segnalate da Bankitalia per dei fondi alla Lega utilizzati proprio per finanziare la Bestia di Morisi. Su questa indagine, comunque, non si hanno riscontri di altro genere, ma resta in piedi l’ipotesi che il controllo sui due giovani che hanno lasciato la casa di Morisi il 14 agosto sia avvenuto proprio in seguito a un’indagine su altro e di altro tipo. E non sarebbe, in questo caso, un controllo casuale.