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Cosa sappiamo della variante Omicron, le Faq aggiornate dell’Iss

Trasmissibilità, gravità dell’infezione ed efficacia dei vaccini: l’Iss ha aggiornato la sua sezione dedicata alla variante Omicron, sottolineando come questa si diffonda più facilmente rispetto alla Delta, ma allo stesso tempo parrebbe associata a un minore rischio di ricovero. Ecco cosa sappiamo finora di Omicron.
A cura di Annalisa Girardi
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L'Istituto superiore di sanità ha aggiornato la sua sezione dedicata alla variante Omicron tra le domande frequenti sul coronavirus consultabili sul suo sito. Trasmissibilità, gravità dell'infezione ed efficacia dei vaccini sono alcuni dei temi trattati nel report dell'Iss, che ha sottolineato come questa variante si diffonda più facilmente rispetto alla Delta, ma allo stesso tempo parrebbe associata a un minore rischio di ricovero. Ecco cosa sappiamo finora di Omicron.

Trasmissibilità e gravità della variante Omicron

Per prima cosa l'Iss sottolinea che, riguardo alla variante Omicron, le evidenze scientifiche suggeriscono che abbia una "maggiore trasmissibilità rispetto alla variante Delta in Paesi con una documentata trasmissione di comunità, con un tempo di raddoppio di 2-3 giorni": potrebbe quindi diventare la variante predominante in poche settimane. Tuttavia, per quanto i dati sulla gravità clinica dei pazienti infettati con Omicron siano ancora preliminare, quelli provenienti da Sud Africa, Gran Bretagna e Danimarca "suggeriscono una riduzione del rischio di ricovero" rispetto a quelli su Delta.

I ricercatori dell'Iss però precisano: "Al momento non è ancora chiaro fino a che punto la riduzione osservata del rischio di ricovero possa essere attribuita all’immunità da infezioni precedenti o vaccini o quanto Omicron possa essere meno virulenta". E ricordano poi che tutte le varianti del Covid possono causare malattia grave o morte, specialmente nei soggetti più vulnerabili, o per età o per condizione fisica.

L'efficacia dei vaccini anti Covid contro Omicron

Anche sull'efficacia dei vaccini contro questa variante i dati sono limitati. Quelli ottenuti in Gran Bretagna "indicano una riduzione significativa nell’efficacia vaccinale contro la malattia sintomatica da Omicron rispetto a quella da Delta dopo due dosi di vaccino Pfizer o AstraZeneca". Tuttavia, prosegue il report, "è emersa una efficacia maggiore verso la malattia sintomatica due settimane dopo il booster, comparabile o leggermente inferiore a quella verso Delta".

A questo punto l'Iss sottolinea come i vaccini rimangono indispensabili per ridurre il rischio di malattia severa o decesso, "per cui è fondamentale aumentare le coperture vaccinali il più rapidamente possibile sia con il completamento del ciclo primario per chi non l’avesse ancora fatto e che con le dosi di richiamo per chi ha completato il ciclo primario o per chi è guarito da più di quattro mesi".

Come contrastare Omicron

Il report si chiude affermando che oltre la vaccinazione, la strategia per contrastare questa nuova variante rimane quella che abbiamo adottato finora contro il virus: quindi, distanziamento sociale, mascherina, frequente igiene delle mani e adeguata ventilazione degli ambienti chiusi. Infine, si ribadisce, "raggiungere i più alti tassi possibili di vaccinazione rimane la strategia chiave per ridurre il rischio di trasmissione di COVID-19 e picchi significativi nei casi, oltre che per ridurre la probabilità che emergano nuove varianti".

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