Cosa sappiamo degli italiani fermati in Argentina con una neonata e cosa c’entra la Gpa reato universale
Ha fatto notizia in Italia il fatto che una coppia italiana sia stata fermata, in Argentina, poco prima di prendere un aereo per Parigi. I due erano insieme a una donna e a una neonata di pochi giorni: la bambina era nata il 10 ottobre. Come è poi stato ricostruito, a partorirla era stata la donna, dopo aver portato avanti la gravidanza dietro pagamento.
Un caso di Gpa, o gestazione per altri. Tema che in Italia è stato di recente al centro dell'azione del governo per renderlo "reato universale", mentre in Argentina non è normato in alcun modo. Le indagini delle autorità argentine, infatti, non si concentrano sul ‘reato' di Gpa, che lì non esiste, ma sull'eventuale sistema di interessi economici che ha portato alla nascita, e di cui tutti – i due uomini italiani, la donna argentina e la neonata – sarebbero potenziali vittime. Al momento, tutti hanno il divieto di lasciare il Paese.
Cosa è successo in aeroporto e perché è partita una denuncia
Il caso è iniziato quando, mercoledì 23 ottobre, uno dei due uomini e la donna si sono recati in un aeroporto. Insieme a loro c'era la bambina, formalmente registrata come figlia di entrambi. La richiesta era di autorizzare l'uomo a viaggiare con la neonata, senza la madre.
Nel corso della procedura però le autorità aeroportuali – stando a quanto hanno riportato i media argentini -hanno voluto sapere perché ci fosse questa fretta di partire, facendo diverse domande. La coppia ha rinunciato, e il giorno dopo ha ritentato la partenza in un aeroporto diverso, Ezeiza, a Buenos Aires. Ancora una volta, dai controlli sono emersi elementi che hanno sollevato sospetti.
Le residenze della donna e dell'uomo si trovavano in zone diverse del Paese. Per di più, risultava che l'uomo fosse stato in Argentina solo tre volte: ad agosto del 2023, e poi di nuovo a marzo di quest'anno e a inizio ottobre, poco prima della nascita della bambina. Si poteva escludere, insomma, che la neonata fosse la sua figlia biologica. In più, in due di questi tre viaggi ad accompagnare l'italiano c'era un altro uomo, suo connazionale.
Così è partita la denuncia, che inizialmente avrebbe avuto tre possibili ipotesi di reato: tratta di esseri umani, vendita di bambini o ‘appropriazione' di minori. Il giorno successivo, venerdì scorso, la coppia italo-argentina ha rinunciato alla procedura amministrativa e ha semplicemente cercato di imbarcarsi su un aereo, insieme alla bambina e al compagno dell'italiano. Ma, visto che la denuncia era partita e un giudice aveva già sottoscritto il divieto di lasciare il Paese per le persone coinvolte, i quattro sono stati fermati prima dell'imbarco.
Su cosa si concentrano le indagini in Argentina
In una prima deposizione, la donna avrebbe detto di aver aiutato i due di sua spontanea volontà, senza retribuzione. La cosa è stata messo in dubbio considerando le sue condizioni economiche difficili e il fatto che ha una figlia minorenne che cresce da sola. Poco dopo, la donna stessa avrebbe confermato di aver ricevuto da una compagnia organizzatrice – che l'aveva contattata su Facebook – la promessa di dieci milioni di pesos (poco più di 9mila euro), e di averne già ricevuti sei milioni.
In questo momento, per le autorità argentine la vittima principale – dal punto di vista legale – nella vicenda sarebbe la neonata. E l'indagine dovrebbe concentrarsi non tanto sulla coppia italiana o sulla donna argentina, ma sugli "intermediari", cioè coloro che hanno contattato la donna per convincerla a farsi pagare in cambio della gestazione.
Questi intermediari avrebbero incassato una somma ben più alta di quella poi versata alla giovane, e avrebbero seguito e organizzato tutti gli esami e le procedure mediche. Avrebbero pagato in contanti e comunicato con messaggi temporanei, per lasciare meno tracce. I telefoni della donna e dell'uomo registrato come padre della piccola sono stati sequestrati per ulteriori verifiche.
Non è l'unico caso simile su cui la giustizia argentina sta lavorando, anche se è il primo in cui la coppia è stata fermata prima di lasciare il Paese. Al momento la coppia italiana abita a Buenos Aires, e la bambina vive con loro. Hanno dato garanzia al Tribunale che non intendono lasciare l'Argentina con la bambina fino a quanto non saranno autorizzati a farlo.
Perché la Gpa "reato universale" non ha niente a che fare con il caso
In Argentina, la Gpa non è regolata in alcun modo. Solo pochi giorni prima che nascesse questo caso, la Corte suprema del Paese ha stabilito con una sentenza che nei casi di Gpa i bambini sono legalmente figli della donna che li partorisce e di una delle persone che intendeva diventare padre o madre (sempre a condizione che tutto sia avvenuto con consenso libero e informato). Le leggi argentine non permettono di andare oltre questo punto, ha chiarito la Corte, chiedendo che sia il Parlamento a intervenire per regolare la questione in modo più chiaro.
La gestazione per altri non è regolamentata, ma nemmeno proibita. Infatti, le autorità argentine stanno cercando di capire se in questa vicenda si possa rilevare un reato, e nel caso di quale. In ogni caso, come detto, almeno in questa fase le attenzioni non si concentrano sulla coppia italiana, ma sulla compagnia che ha gestito le procedure.
Va chiarito che la "Gpa reato universale", l'intervento del governo Meloni sul tema che permette di punire in Italia anche coloro che effettuano la Gpa in un Paese in cui è legale, finora non ha avuto alcun impatto su questa vicenda. Le autorità argentine hanno agito seguendo le proprie normative nazionali, e continueranno a farlo.
Il nuovo reato italiano – che prevede fino a due anni di carcere e fino a un milione di euro di multa – potrebbe scattare solamente se e quando la coppia di uomini tornerà in Italia. Anche in questo caso resterebbero da definire molti aspetti giuridici. A cominciare da un dato molto semplice: la Gpa è "reato universale" dal 16 ottobre, mentre la bambina è nata il 10 ottobre. Dunque, non è chiaro se la norma possa applicare a questo caso, se anche la coppia dovesse rientrare nel Paese.