Cosa rischia chi riceve le lettere del Fisco sul Superbonus se non si mette in regola
Una nuova tornata di lettere del Fisco arriverà nelle prossime settimane. L'Agenzia delle Entrate, infatti, avvertirà tutti quei proprietari di immobili che hanno usato il Superbonus edilizio, ma poi non hanno aggiornato i dati catastali dell'edificio in questione. È un obbligo che era stato previsto per legge dal governo Meloni, già lo scorso anno. Lo stesso esecutivo aveva previsto l'invio di avvisi dell'Agenzia, e a ottobre il ministro dell'Economia Giorgetti l'aveva ricordato, sottolineando che non è un tema che l'esecutivo intende lasciar cadere. Chi non rispetta questo obbligo, anche dopo la comunicazione del Fisco, rischia di incorrere in sanzioni: applicando le normali multe per chi non aggiorna i dati catastali, si può arrivare fino a oltre 8mila euro.
Le lettere dell'Agenzia, proprio come quelle inviate alle partite Iva che hanno redditi sospetti, non contengono multe o altre sanzioni. E non costituiscono nemmeno l'apertura formale di una procedura di controllo. Si tratta semplicemente di un ‘avvertimento', per segnalare che agli archivi del Fisco risulta una possibile irregolarità. Se il contribuente ha dichiarato di aver usato un bonus edilizio – cosa che risulta dalla dichiarazione dei redditi – ma non ha aggiornato alcun dato catastale, il rischio di una violazione c'è.
Cosa rischia chi non si mette in regola dopo la lettera del Fisco
A quanto risulta la maggior parte dei proprietari che hanno usato il bonus non hanno ancora effettuato l'aggiornamento. La lettera del Fisco servirà proprio a questo: per ricordare l'obbligo ed evitare che sia necessario passare alle fasi successive.
Le norme varate dal governo Meloni in materia di Superbonus non hanno chiarito se, nel caso in cui l'obbligo non venga rispettato, scatteranno delle sanzioni specifiche. Ciò che è certo è che esistono già delle multe per chi non aggiorna la rendita catastale nei tempi previsti – quindi entro trenta giorni dal termine definitivo dei lavori, o entro novanta giorni con una piccola aggiunta.
La norma in materia risale al 1939, ed è stata più volte aggiornata negli anni. Attualmente, il mancato aggiornamento catastale può costare dai 1.032 euro, fino a una multa da 8.264 euro. Senza tenere conto degli interessi che aumentano in base al ritardo. Per di più, l'Agenzia delle Entrate può decidere di procedere d'ufficio con l'aggiornamento, sulla base dei dati che ha a disposizione. In questo caso, i costi vengono addebitati tutti al proprietario dell'immobile. Come detto, resta da vedere se per le violazioni legate al Superbonus si applicheranno queste sanzioni o se il governo sceglierà un'alternativa più ‘morbida'.
Chi deve effettuare l'aggiornamento catastale
La procedura per effettuare l'aggiornamento è piuttosto complessa, e può richiedere l'assistenza di un tecnico. Innanzitutto per valutare l'impatto dei lavori effettuati, da cui dipende anche l'obbligo di aggiornamento: questo scatta se il valore dell'immobile è aumentato di almeno il 15%, oppure se è cambiata la pianta dell'edificio. Ma anche i passaggi successivi, che richiedono di rapportare il valore attuale con la valuta del 1988/1989, possono risultare complicati.
Aggiornare la rendita dell'immobile al catasto significa, di fatto, dichiarare che dopo l'intervento edilizio il valore di quell'immobile è aumentato. E da questo derivano una serie di conseguenze. Si paga di più l'eventuale Imu – se si parla di una seconda casa o di un edificio di lusso – ma anche l'imposta ipotecaria, la Tari, la tassa per eventuali compravendite. Non solo: se la casa vale di più, anche l'Isee aumenta. Insomma, l'aggiornamento è necessario per mettersi in regola sotto vari punti di vista.