Cosa rischia chi non chiude l’attività violando il dpcm
Dopo la firma del dpcm del 24 ottobre da parte del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alcuni esercenti hanno iniziato una protesta contro le nuove restrizioni e le chiusure di ristoranti, bar, piscine, palestre e altre attività. Protesta che è sfociata in alcuni casi in quella che viene definita una “disobbedienza civile”: così ci siamo trovati di fronte a ristoratori, come avvenuto per esempio a Pesaro, che hanno lasciato i locali aperti nonostante il divieto e l’obbligo di chiusura dopo le 18. Ma cosa succede a chi non rispetta gli obblighi di chiusura? È vero, come sostiene qualcuno, che in realtà la multa inflitta in questi casi è comunque minore rispetto agli introiti di una possibile apertura in più? In realtà non c’è solo la sanzione, perché per gli esercenti che non rispettano le limitazioni c’è anche il rischio di pene più severe, compreso il carcere. Andiamo a vedere cosa rischiano gli esercenti che non rispettano le ultime disposizioni del dpcm del 24 ottobre.
Quali attività sono coinvolte nei divieti del dpcm
Il dpcm del 24 ottobre prevede la chiusura per bar e ristoranti alle 18, con la possibilità di servizio da asporto fino alle 24 e di consegna a domicilio anche oltre quest’orario. Il decreto chiude anche cinema, teatri, sale giochi e sale scommesse. Divieto anche per sagre e fiere. Altre chiusure sono quelle che riguardano le palestre, le piscine e anche gli impianti sciistici. Divieto anche per le feste che seguono le cerimonie, come nei casi dei matrimoni, per esempio. A questi divieti si aggiungono poi alcune raccomandazioni, come quella di non uscire se non per necessità e non invitare persone non conviventi nella propria abitazione.
Cosa rischia chi non rispetta il dpcm: multe e pene
Cosa rischiano questi esercenti se non rispettano i divieti? Le disposizioni prevedono una sanzione, per chi non rispetta gli obblighi, che va da un minimo di 400 a un massimo di 3mila euro. La multa viene inflitta nella misura ridotta di 280 euro se viene pagata entro 5 giorni. Alla sanzione, però, si aggiunge anche l’obbligo di chiusura per i locali: l’esercizio o l’attività può essere chiuso da 5 a 30 giorni, con una sanzione che viene irrogata dal prefetto. Inoltre in caso di recidiva la sanzione viene raddoppiata, mentre l’obbligo di chiusura viene applicato nella sua misura massima, ovvero per 30 giorni.
Ci sono poi gli aspetti penali. Secondo il codice penale, infatti, chi non osserva un provvedimento emanato per la pubblica sicurezza rischia l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda fino a 206 euro. Il rischio, però, è anche maggiore: si può commettere il reato di inosservanza delle norme per impedire la diffusione di una malattia infettiva. In questo caso si rischia l’arresto da 3 a 18 mesi, con un’ammenda che può andare da 500 a 5mila euro.