Cosa prevede la direttiva europea sulle Case Green e cosa cambia nella versione definitiva: tutte le novità
Dopo anni di lavoro, e dodici mesi di trattative, è arrivato il via libera alla direttiva europea Case green, chiamata così perché prevede delle regole sugli edifici – sia quelli ancora da costruire che quelli già esistenti – che permetteranno di ridurre le emissioni dannose per l'ambiente. Si fermano i bonus caldaie per i sistemi di riscaldamento alimentati solo con i combustibili fossili, mentre restano quelli per i sistemi ibridi. Il consumo energetico degli edifici dovrà essere ridotto nel tempo, anche con interventi come il cappotto termico e i pannelli solari, e i nuovi immobili dovranno essere a emissioni nette zero. Ci sono, comunque, diverse eccezioni. A dicembre il testo aveva raggiunto la sua forma definitiva, e ieri il Parlamento europeo l'ha approvato ufficialmente: ora manca solo la formalità del via libera del Consiglio europeo. Per l'Italia si sono opposti i partiti del centrodestra e Azione, mentre hanno votato a favore Pd, M5s, Verdi-Sinistra e Italia viva. Ecco le principali novità del testo, e cosa cambierà per chi ha una casa.
Stop ai bonus caldaie a gas e divieti dal 2040
Nella prima versione della direttiva, si prevedeva lo stop ai bonus caldaia per tutti i macchinari che sono alimentati usando i combustibili fossili. Lo stop è rimasto: dall'anno prossimo non ci saranno più incentivi per il riscaldamento a gas, mentre resteranno attivi quelli per i sistemi di riscaldamento ibridi. Si tratta di quegli impianti che uniscono sistemi diversi: una caldaia a gas e una pompa di calore, o un impianto termino a energia solare, per esempio. Il divieto di usare caldaie a combustibili è rimasto nel testo, ma con uno slittamento: scatterà nel 2040, invece del 2035.
Come cambiano le regole per la ristrutturazione delle case
Inizialmente, la direttiva Case green fissava paletti piuttosto stringenti per la ristrutturazione degli edifici più inquinanti in ciascun Paese: raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e poi la classe D entro il 2033. Questo aveva sollevato le proteste di alcune forze politiche, anche in Italia, sostenendo che sarebbe stato impossibile sostenere tutti gli interventi edilizi necessari. Il testo finale della norma è più morbido: prevede che tutti gli Stati dovranno ridurre il consumo energetico medio degli immobili residenziali di almeno il 16% entro il 2030 (prendendo come riferimento i valori del 2020) e di almeno il 20-22% entro il 2035. Ciascun Paese potrà decidere il piano migliore per raggiungere questi target.
L'obiettivo finale è arrivare a zero emissioni nette nel 2050, e nel frattempo nei prossimi anni bisognerebbe procedere gradualmente riducendo i consumi (con pannelli solari, cappotti termini, nuovi infissi…). Il testo è più ‘flessibile', come detto, ma c'è un paletto da rispettare: su tutto il risparmio energetico, almeno il 55% dovrà essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici che sprecano più energia. In particolare, dovrà essere interessato dagli interventi edilizi entro il 2030 il 16% degli edifici non residenziali con le prestazioni energetiche peggiori, e il 26% entro il 2033.
Le regole per i nuovi edifici da costruire
Per quanto riguarda gli edifici nuovi, inizialmente era previsto che già dal 2026 ci sarebbe stato l'obbligo per i nuovi edifici pubblici di essere a zero emissioni nette. L'obiettivo finale, invece, è meno ambizioso: tutti i nuovi edifici pubblici, che siano residenziali o meno, non dovranno avere emissioni da combustibili fossili a partire dal 2028, mentre per gli edifici privati questa scadenza parte dal 2030. Tutti i nuovi edifici residenziali, dal 2030, dovranno essere pronti all'installazione di pannelli solari, sempre che la cosa sia fattibile dal punto di vista tecnico ed economico.
Quali sono le esenzioni e quando vengono applicate
Alcune categorie di immobili sono escluse dalle nuove norme, e l'elenco delle eccezioni si è allungato nella versione finale della direttiva. In particolare, i vincoli non si applicano agli edifici religiosi, a quelli temporanei, alle seconde case (se vengono usate per meno di quattro mes all'anno), quelli che sono di meno di 50 metri quadri. In più, sono esentati gli immobili della Difesa, quelli storici o di pregio architettonico, e gli edifici agricoli.