Sono partito da una domanda: cosa penseranno gli elettori di Matteo Renzi del fatto che il loro leader si è fatto pagare da una Fondazione riconducibile al principe saudita Bin Salman? Arrivando anche a chiamarlo "mio amico" e rivolgendosi a lui con l'appellativo "grande principe"?
Esattamente lo stesso Bin Salman che le Nazioni Unite e la Cia hanno indicato come il mandante dell'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.
Facciamo ora un passo indietro: il giornalista Jamal Khashoggi venne ucciso nel 2018 all'interno del consolato saudita a Istanbul, poi fatto a pezzi e trasportato fuori dall'ambasciata nascondendo i pezzi del corpo all'interno di alcune valigette nere.
Le Nazioni Unite e la Cia hanno indicato con chiarezza il principe saudita Bin Salman come il mandante di quell'omicidio.
Per questo io sono andato alla Leopolda 2021: per chiedere agli elettori e alle elettrici di Renzi che cosa pensano del rapporto economico e di visibilità che il loro leader ha instaurato – in forma privata, consentita dalla legge ma quantomeno dubbia sul piano morale e di opportunità – con il principe Bin Salman.
In altre parole: è lecito che un ex premier italiano – tuttora leader di partito e membro della Commissione Difesa del Senato – riceva soldi da uno Stato estero governato da un dittatore?
Cerchiamo di comprendere meglio i fatti facendo un passo indietro.
Alcuni mesi fa Matteo Renzi nel corso di un'intervista di fronte al principe saudita Mohammad Bin Salman lo definì "my friend", cioè "mio amico", e "the great prince" cioè "il grande principe". Eppure è lo stesso Bin Salman – come accennato – che è stato indicato dalle Nazioni Unite e dalla Cia come il mandante dell'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, entrato da uomo libero nell'ambasciata saudita in Turchia, e come ricordato ucciso e fatto a pezzi, poi bruciati in un forno. Insomma: non proprio qualcuno di cui vantarsi in pubblico di essere amico. Nel dettaglio: a Bin Salman è riconducibile la Fondazione Fii Institute, "creata nel 2020 ‘per decreto' del re Salman" secondo l'inchiesta del Fatto Quotidiano.
Nel corso della stessa intervista in cui Matteo Renzi lo ha chiamato "mio amico", lo stesso ex premier italiano ha affermato di "invidiare il costo del lavoro a Riad", dove ricordiamo però che le donne guadagnano il 56% in meno degli uomini e dove i lavoratori stranieri sono pagati soltanto un quinto di quelli arabi, cioè circa 250 dollari al mese. Non proprio – forse – qualcosa da invidiare al principe saudita.
Alla Leopolda 2021 di Matteo Renzi ho trovato la maggioranza schiacciante di elettori che lo ha difeso anche in questo caso, affermando talvolta con veemenza che loro avrebbero fatto altrettanto, e che non ci vedono niente di male – e in alcuni casi dichiarandosi addirittura "orgogliosi".
Alcuni, pochi, hanno invece dichiarato di trovare l'operato di Matteo Renzi in questo caso "indegno". Sono gli intervistati alla fine del video, pochi e – soprattutto – isolati. Magari avrò avuto sfortuna io a incontrare solo loro, ma non credo, altrimenti c'è da pensare che se fossero molti di più non avrebbero avuto motivo di andare ad applaudire il leader di Italia Viva per due giorni consecutivi alla Leopolda 2021.