Cosa pensa di fare il governo Meloni per ridurre le liste d’attesa nella sanità
Il governo Meloni sta preparando un intervento per cercare di ridurre i tempi delle liste d'attesa in sanità, ha detto Giorgia Meloni. È uno dei problemi più immediati per i cittadini che devono usare la sanità pubblica, e ha contribuito al fatto che l'anno scorso quasi la metà dei cittadini più poveri ha rinunciato a curarsi. La presidente del Consiglio ha annunciato a Fuori dal coro che un provvedimento "arriverà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane" e riguarda "le liste d'attesa, con un'attenzione particolare alle Regioni che hanno un'alta mobilità passiva". Si parla, cioè, delle aree in cui un gran numero di persone deve lasciare la propria Regione per curarsi.
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha insistito più volte nell'ultimo anno e mezzo che la priorità del governo deve essere ridurre le liste d'attesa. Il suo ministero aveva già fatto insediare una commissione dedicata esclusivamente a questo tema, che dovrebbe chiudere i suoi lavori nelle prossime settimane. Ieri il ministro ha ribadito: "Se non assumiamo medici e personale è difficile pensare che il Servizio sanitario nazionale possa continuare a offrire ciò che offre". Per questo, ha detto, "entro l'anno" si "supererà" il "vincolo assunzionale sui tetti di spesa".
Tra le idee per il provvedimento, secondo quanto riportato dal Messaggero, c'è quella di garantire ambulatori e laboratori aperti anche in orario serale e nei giorni festivi. Questo naturalmente richiederebbe uno sforzo ancora maggiore ai medici, che in cambio otterrebbero un incentivo economico. Si potrebbe anche dare più spazio all'impiego di specializzandi, come Schillaci ha già chiesto di fare in passato.
In più, un punto dovrebbe riguardare le informazioni sulla disponibilità di posti nelle strutture pubbliche e convenzionate. Oggi non esiste un unico archivio centralizzato, che permetta in ogni Regione di avere un quadro chiaro e completo su chi ha posti liberi, quando e per quali prestazioni sanitarie. Questo faciliterebbe molto la distribuzione degli appuntamenti, velocizzando le procedure e snellendo le liste che oggi arrivano a un anno e mezzo di attesa.
Negli ultimi giorni, la Fondazione Gimbe ha lanciato un allarme segnalando che la situazione sanitaria, anche per quanto riguarda le attese, è molto peggio al Centro-Sud che al Nord. A Fanpage.it, il presidente della fondazione Nino Cartabellotta ha dichiarato: "Il divario tra Regioni del Nord e del Sud, oggi, nei fatti è una frattura strutturale. Alla maggior parte dei residenti al Sud non sono garantiti nemmeno i Livelli essenziali di assistenza. Questo alimenta la fuga" verso altre Regioni.