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News su migranti e sbarchi in Italia

Cosa non torna nel progetto dei centri migranti in Albania del governo Meloni

L’Italia costruirà due centri di accoglienza per migranti in Albania, uno per chi presenta domanda d’asilo e uno sul “modello Cpr”, quindi per i rimpatri. Mancano ancora i dettagli sul loro funzionamento, ma quello che si sa fa emergere numerosi dubbi: come si effettueranno i trasferimenti, chi sarà trattenuto e per quanto tempo?
A cura di Luca Pons
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Giorgia Meloni ha annunciato un accordo tra il governo italiano e quello albanese: un protocollo d'intesa sulle migrazioni che prevede anche di costruire di due centri d'accoglienza per migranti, gestiti dalle autorità italiane, in territorio albanese. Meloni ha definito l'accordo un "modello" per i rapporto tra un Paese dell'Ue e uno esterno. Tuttavia, anche se le informazioni su come funzioneranno questi centri non sono ancora complete e definitive, emergono già diversi dubbi.

Cosa sappiamo su come funzioneranno i centri migranti italiani in Albania

Innanzitutto, quello che si sa: le due strutture dovrebbero diventare operative nella primavera del 2024, almeno questo è l'obiettivo. La costruzione sarà pagata dall'Italia, mentre l'Albania fornirà le forze di polizia per la sorveglianza e la sicurezza delle strutture. "Inizialmente" potranno ospitare 3mila persone in tutto, ha spiegato la presidente del Consiglio. Il primo centro sarà vicino al porto di Shengjin, dove si effettueranno le procedure iniziali di sbarco e identificazione; in questo potranno essere accolti i migranti soccorsi in mare che fanno richiesta di asilo. Il secondo centro invece dovrebbe essere a Gjader, nell'entroterra albanese. Questo dovrebbe seguire "il modello Cpr", ha detto Meloni, cioè dei Centri di permanenza per il rimpatrio, e quindi ospitare le persone che non hanno diritto all'asilo e devono essere rimpatriate.

Complessivamente, come detto, la capienza sarà di 3mila persone. Ma Meloni ha anche sottolineato che grazie alle procedure accelerate che dovrebbero permettere di "elaborare le domande d'asilo in 28 giorni", questi ospiti dovrebbero ruotare ogni mese. Con 3mila persone al mese, si arriverebbe a "36mila persone all'anno", ha detto la presidente del Consiglio. Nei centri albanesi non potranno essere trasferiti minorenni, donne incinte e altri soggetti vulnerabili. In più, chi sbarca sul territorio italiano (ad esempio perché la sua imbarcazione riesce ad arrivare fino alla spiaggia) non potrà essere spostato in Albania.

Quali migranti saranno trasferiti in Albania e quanto tempo ci resteranno

Insomma l'Albania diventerebbe un altro dei luoghi dove indirizzare le navi della Guardia costiera, della Guardia di finanza, della Marina e presumibilmente anche delle Ong che effettuano soccorsi in acque italiane. E proprio qui emerge il primo problema, nella logica di funzionamento di questi centri. Se una nave della Guardia costiera soccorre 50 persone in mare, ad esempio, e tra queste ci sono alcuni minorenni e una donna incinta, la nave dovrebbe prima andare a Lampedusa, far sbarcare i soggetti più vulnerabili, e poi partire con gli altri ancora a bordo per i due giorni di navigazione (circa) che servono per arrivare in Albania? Nel frattempo, chi coprirebbe la sua assenza nelle acque del Mediterraneo centrale, dove le persone migranti continuerebbero a imbarcarsi e ad avere bisogno di soccorsi?

Una volta arrivati in Albania, i migranti verrebbero identificati, registrati, e ospitati in attesa che la loro procedura per la richiesta di asilo sia completata. Qui arriva il secondo problema. Meloni ha detto che le domande di asilo saranno elaborate "in ventotto giorni", ma in realtà le numerose richieste che vengono presentate in Italia richiedono un tempo ben maggiore per avere una risposta. Il governo ha fissato un limite di 28 giorni per la permanenza nei nuovi centri di prima accoglienza, con lo stesso decreto con cui stabiliva che chi paga circa 5mila euro può evitare il trattenimento. Questo però non significa che quelle quattro settimane basteranno per completare la procedura di richiesta d'asilo. Ci potrebbero essere quindi moltissime persone trattenute per ben più di un mese: saranno rilasciate in territorio albanese – cosa probabilmente illegale -, ritorneranno in Italia o resteranno nel centro di Shengjin per un tempo indeterminato?

Chi sarà trattenuto nel nuovo Cpr albanese

L'ultima questione più evidente riguarda la seconda struttura, sul "modello Cpr", a Gjader. L'espressione "modello Cpr" rimanda ai centri per il rimpatrio, dove possono essere detenuta solo quegli individui che vanno "espulsi per irregolarità acclarata nella loro condizione di soggiorno o per pericolosità accertata", come aveva spiegato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Meloni, invece, ha parlato di questo centro come di una struttura dove si passerà regolarmente "ai fini del rimpatrio". Le norme italiane ed europee sui rimpatri però non permettono di rinchiudere in strutture blindate tutti coloro che non hanno diritto a ottenere l'asilo.

Basta pensare che negli ultimi anni poche migliaia di persone sono state trattenute ogni anno nei Cpr in Italia, che sono ben dieci (ed erano undici prima della chiusura del centro di Torino), peraltro con scarsi risultati. Non è chiaro, perciò, chi sarà spostato in questo nuovo simil-Cpr costruito in Albania. Si tratterà solamente di quelle persone che si dimostrano "pericolose" mentre si trovano nel primo centro? Persone che si trovavano in Italia e saranno trasferite in Albania per essere detenute? Tutti coloro che non rispettano i requisiti per avere asilo in Ue? In molti casi, sembra che si correrebbe il rischio di infrangere le norme internazionali e nazionali sull'accoglienza.

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