Cosa non torna nel discorso di Giorgia Meloni ad Atreju: il fact checking su banche, migranti e sanità
L'intervento di chiusura alla kermesse di Atreju di Giorgia Meloni è durato poco più di un'ora. Nel discorso la premier tocca diversi punti e rivendica i risultati del su governo in vari ambiti, dalla sanità all'immigrazione, passando dalle banche. Ma tra le sue dichiarazioni ci sono state anche diverse inesattezze.
Perché Meloni mente quando parla di incremento del Fondo sanitario nazionale
Cominciamo dal tema della sanità. In questo campo "numeri alla mano il nostro è lo stanziamento più alto di sempre", dieci miliardi in due anni, ha detto Meloni. "Il calcolo non è difficile anche senza calcolatrice che l'ultima volta non andava bene" – ha detto riferendosi alla sua gaffe fatta durante la sua intervista da Bruno Vespa – "136 miliardi e mezzo di euro, è il fondo più alto mai fatto per la sanità, mi basta dire che prima di questo governo, il fondo era cresciuto in quattro anni di 8 miliardi, noi ne abbiamo messi 10 in due anni. Non sono neanche 10 miliardi ma 12, perché vanno aggiunti quelli degli accordi di coesione e 750 milioni di euro dalla revisione del Pnrr", quindi "con quale faccia e quale dignità dite che non ha fatto bene chi ne ha messi 10 in due anni. Mi pare che la calcolatrice serva a voi".
Al contrario sulla sanità sono stati fatti dei tagli: gli stanziamenti per il Fondo sanitario nazionale scenderanno infatti sotto il 6% del Pil entro tre anni: dal 6,12% del 2024, al 6,05% nel 2025 e 2026, fino al 5,9% del 2027, e poi al 5,8% nel 2028 e al 5,7% nel 2029.
"L’incremento di 2,5 miliardi per il 2025, che porta ‘in dote' 1,2 miliardi dalla manovra 2024 – ha ricordato il presidente della Fondazione Gimbe Cartabellotta – aumenta il Fsn a 136,5 miliardi, di fatto solo dell’1% rispetto a quanto già fissato nel 2024". E negli anni successivi, con l'unica eccezione del 2026 (+3%), gli incrementi percentuali del Fsn sono esigui: +0,4% nel 2027, +0,6% nel 2028, +0,7% nel 2029 e +0,8% nel 2030. "Ma soprattutto – secondo Gimbe – emerge chiaramente la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese, segno che il rafforzamento del Ssn e la tutela della salute non sono una priorità nemmeno per l’attuale Governo".
Inoltre con la revisione del Pnrr c'è stato un ulteriore taglio di 1,2 miliardi di euro alla sanità, fondi che riguardavano la messa in sicurezza degli ospedali, tramite la misura ‘ospedale sicuro', "con conseguente taglio di oltre un terzo delle case della comunità e degli interventi negli ospedali", ha ricordato il deputato del Pd Lai.
Cosa ha detto Meloni sui centri in Albania
Incalzata anche dalla segretaria del Pd Elly Schlein sul tema dei migranti e sullo spreco di risorse per la costruzione dei centri in Albania, che dopo la decisione del Tribunale di Roma di non convalidare per due volte il trattenimento dei migranti e rinviare la questione alla Corte di giustizia europea, rimangono vuoti, Meloni ha confermato il suo impegno nel progetto. Il costo stimato delle strutture per accogliere i migranti che arrivano in Italia – un hotspot per il trattenimento dei richiedenti asilo da 880 posti, un centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) da 144 posti e un carcere da venti posti – è di quasi 800 milioni in cinque anni, tra il 2024 e il 2028, una cifra che il governo avrebbe potuto impiegare proprio nella sanità pubblica per ridurre le liste di attesa.
Meloni ad Atreju ha rivendicato le scelte fatte e ha detto che intende andare avanti su questa strada: "I centri in Albania funzioneranno, abbiate fiducia dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano. Perché voglio combattere la mafia e chiedo a tutto lo Stato di aiutarmi a combattere la mafia, non sono io il nemico, io sono una persona perbene". Il ragionamento di Meloni è che la stessa esistenza dei centri serva da deterrente per le partenze: "Il punto centrale dei centri in Albania è la deterrenza, se chi sbarca in Italia ha l'unico obiettivo di restare in Europa, sbarcare fuori dai confini cambia tutto. Per questo il protocollo in Albania è in assoluto" lo strumento "più temuto dai trafficanti: fermare l'iniziativa sarebbe il più grande favore ai trafficanti".
Intanto come abbiamo visto i trattenimenti dei migranti nei centri di detenzione albanesi non sono stati convalidati dai giudici del tribunale di Roma, così come era avvenuto per i migranti sottoposti alla procedura di frontiera accelerata sul territorio italiano nei centri di detenzione di Pozzallo e Porto Empedocle. E poi gli sbarchi non si sono affatto fermati. Solo nei primi 13 giorni di dicembre ci sono stati 751 arrivi di migranti via mare, con un picco di 414 persone nella giornata dell'11 dicembre.
I centri sono stati aperti, dopo vari ritardi e rinvii, a metà ottobre. Come si vede infatti dai dati del Cruscotto statistico del Viminale sugli sbarchi, quest'anno (fino al 13 dicembre) sono sbarcati in tutto 64.288, molti di meno di quelli sbarcati nel 2023 (153.359). Su questo però pesano diversi fattori, come l'aumento di migranti che scelgono diverse rotte migratorie (diretti in Spagna e in Grecia), ma anche i respingimenti illegali della cosiddetta Guardia costiera libica. A novembre però, quando seguendo il ragionamento di Meloni gli sbarchi avrebbero dovuto subire un arresto, visto che i centri in Albania erano in funzione, il numero degli sbarchi è stato di poco inferiore a quello del novembre 2023: 8124 arrivi nel 2024 contro gli 8317 del 2023. Non proprio un successo.
Perché Meloni non dice la verità sulle banche
Capitolo banche e pensioni. Meloni in un passaggio del suo discorso ha ammesso che sulle pensioni minime il governo avrebbe voluto fare di più, visto che l'assegno mensile cresce solo di 1,90 euro ogni mese, ma ha sottolineato: "Avremmo voluto fare di più, se avessimo avuto più risorse, ma le risorse sono state gettate per anni dalla finestra". Meloni però dimentica di dire che proprio la sua maggioranza ha bocciato un emendamento alla legge di Bilancio per alzare le pensioni minime di 100 euro.
"Si lamentano perché dicono che i 3,6 miliardi di euro per coprire il cuneo fiscale che abbiamo preso dalle banche non sono abbastanza. È possibile, però ci ricordiamo che loro i soldi li toglievano ai lavoratori per salvarci le banche", ha detto la presidente del Consiglio. Proprio quello delle banche è però per il governo un tasto dolente. Di quei "sacrifici da parte di tutti", annunciati dal ministro dell'Economia Giorgetti, alla fine si è visto poco o nulla. Alle banche infatti il governo chiederà solo un prestito. Secondo il testo della manovra infatti, banche e assicurazioni, invece della tassa sugli extraprofitti di cui si era parlato, dovranno solo anticipare allo Stato contributi che poi verranno restituiti. Un intervento da cui il governo prevede di ricavare risorse per circa 3,6 miliardi, soldi che di fatto sono un anticipo di liquidità, spalmati su un biennio: in pratica si tratta di un rinvio dell'utilizzo di alcuni sconti fiscali, le DTA, le imposte differite attive, pagate dagli istituti per le perdite su crediti e avviamenti, a dopo il 2027, a fine legislatura.
Con gli emendamenti dei relatori e del governo arrivati nelle ultime ore, la manovra potrebbe cambiate ancora. Il testo di un emendamento dell'esecutivo presentato al ddl bilancio all'esame del Parlamento abbassa dal 65% al 54% la quota di deducibilità, oggi fissata all'80%, delle svalutazioni e perdite su crediti delle banche. Si tratta di un aumento di gettito per lo Stato: in sostanza si allarga la base imponibile degli istituti di credito, che dovrebbe portare ad entrate aggiuntive tra i 400 e i 500 milioni di euro. Ma si parla comunque di soldi che lo Stato dovrà poi restituire.