Cosa ne pensano i governatori di Regione dell’Autonomia differenziata: chi è pro e chi è contro
L'idea alla base dell'autonomia differenziata proposta dal centrodestra è che le Regioni abbiano più indipendenza nel gestire i soldi che riscuotono dai cittadini, su molte materie (la scuola e la sanità, ad esempio). Il rischio però è che le Regioni con più risorse a disposizione, quelle più ricche, migliorino le loro condizioni lasciando indietro le altre, e aumentando le diseguaglianze tra Nord e Sud. Il dibattito si è acceso soprattutto adesso che il Senato ha approvato il ddl Calderoli che introduce l'autonomia: ora il testo passerà alla Camera. Così, i governatori regionali si sono divisi, tra Meridione e Settentrione, ma anche tra destra e sinistra. Favorevoli, ovviamente, i presidenti di Regione del Nord che sono espressione del centrodestra, e contrari quelli di centrosinistra al Sud. Ma è più complicata la posizione di chi si trova ‘nel mezzo'.
Cirio, Zaia, Fontana, Fedriga: dal Nord di centrodestra c'è un sì netto
Oggi Alberto Cirio, presidente del Piemonte di Forza Italia, ha parlato alla Stampa dicendo: "In Piemonte siamo pronti da prima che diventassi presidente. La Regione guidata dal centrosinistra e da Sergio Chiamparino chiese con una delibera il riconoscimento dell’autonomia su tredici materie". Cirio ha aggiunto che "da decenni una gestione centralizzata del Paese ha creato le attuali fratture. È vero che le Regioni non corrono tutte alla stessa velocità ma questa è proprio la dimostrazione del fatto che il sistema attuale non funziona". E ancora: "Tra ciò che il Piemonte versa a Roma e ciò che riceve sotto forma di servizi c’è una differenza di 11 miliardi l’anno. È difficile spiegare ai cittadini che non ci sono i soldi per garantire determinati servizi o rafforzarli".
Queste sono le posizioni espresse da molti presidenti del Nord. Uno dei più accesi sostenitori dell'autonomia è Luca Zaia, governatore del Veneto, che a Fanpage.it ha dichiarato: "La Germania non ha avuto minata la sua unità nazionale, ed eroga servizi uguali in tutto il territorio nazionale. L'autonomia è una vera scelta di responsabilità, una scelta di modernità. Chi sceglie il centralismo sceglie il Medioevo".
Attilio Fontana, in Lombardia, dopo l'approvazione del Senato ha esultato: "Siamo a un passo dal grande obiettivo di avere una Lombardia più autonoma, capace di rispondere ancora meglio ai bisogni e alle aspettative dei suoi territori e dei suoi cittadini". Lo stesso vale per Massimiliano Fedriga, in Friuli-Venezia Giulia (che alla fine dell'anno scorso aveva proclamato il 2024 "l'anno dell'autonomia") e Giovanni Toti in Liguria. Nel Lazio, Francesco Rocca ha chiamato l'autonomia "un’opportunità in grado di rafforzare e non svilire l’unità nazionale".
Emilia-Romagna e Toscana sono più esitanti
Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia-Romagna, guida una Regione che potrebbe potenzialmente beneficiare dell'autonomia differenziata, ma è parte di un partito (il Pd) che si oppone duramente. Nel 2017, un progetto di autonomia era stato lanciato dal governo Gentiloni, con l'appoggio proprio di Bonaccini, che a gennaio dell'anno scorso dichiarava: "Io proposi una autonomia che è diventata un patrimonio del centrosinistra, ma anche apprezzata da presidenti del centrodestra al Sud, quelli che hanno il timore che una autonomia fatta in modo sbagliato tolga a chi ha di meno e dia a chi ha di più", criticando l'approccio di Calderoli. Pochi giorni fa, Bonaccini ha definito l'autonomia differenziata "una proposta sbagliata e da rigettare, perché spaccherebbe il Paese".
Eugenio Giani, presidente della Toscana e anche lui esponente del Pd, alcune settimane fa si era detto "per un’autonomia semplificata e sussidiaria, non per un’autonomia differenziata". Dopo il voto del Senato non ha comunque nascosto di non essere contrario: "L’auspicio è che vengano fuori progetti che non accentuino disparità tra Nord e Sud, mi esprimerò solo dopo che il Parlamento avrà approvato la legge".
Campania e Puglia chiedono già il referendum
È nel Sud Italia che la misura sta incontrando la maggiore resistenza. Soprattutto da parte di Vincenzo De Luca, che in Campania ha dichiarato: "Oggi abbiamo perlomeno una magra consolazione: la presidente del Consiglio non avrà più la possibilità di parlare ogni trenta secondi della ‘nazione'. La state distruggendo la nazione". De Luca ha annunciato che metterà in atto "di tutto", dal ricorso alla Corte costituzionale fino a un referendum e alle manifestazioni di piazza, per bloccare l'autonomia differenziata.
L'ipotesi del referendum è stata rilanciata anche da Michele Emiliano, governatore della Puglia: "È uno scambio politico orribile tra chi non è convinto dell'autonomia [Meloni, ndr] ma la concede alla Lega al solo fine di ottenere l'elezione diretta del presidente del Consiglio. I cittadini possono chiedere un referendum abrogativo".
La posizione difficile dei governatori di destra al Sud
De Luca ha insistito anche ieri: "Mi auguro di trovare in questa battaglia al mio fianco anche i colleghi delle regioni meridionali che hanno governi diversi da quello della Campania. Penso alla Basilicata, alla Calabria e alla Sicilia". Dalla Basilicata, il presidente Vito Bardi (Forza Italia, come gli altri due chiamati in causa) si è limitato a dire che l'autonomia "tutela gli interessi e le prerogative dei singoli territori". Il calabrese Roberto Occhiuto ha espresso una posizione cauta: "Non ho alcun pregiudizio nei confronti dell’autonomia differenziata. Anzi, se fatta bene, può essere un’opportunità per le Regioni del Sud", però bisogna anche "garantire i medesimi diritti sociali e civili su tutto il territorio nazionale". Noi amministratori del Sud "non abbiamo alcun timore reverenziale nei confronti del Nord, ma certamente non vogliamo farci fregare".
Il presidente siciliano Renato Schifani ha detto che sul fatto che gli stessi livelli minimi siano garantiti in tutto il territorio "non potrà essere accettata nessuna deroga, quindi l’autonomia differenziata deve passare prima dalla garanzia di questo principio. Significa risorse, non soltanto il principio. Per fortuna esistono le seconde letture e le terze letture e ci sarà tempo naturalmente per poter analizzare sempre meglio le ipotesi al vaglio del Parlamento". Insomma, un sì con molte mani avanti.