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Cosa hanno deciso i leader Ue riuniti a Bruxelles sui prossimi presidenti di Commissione e Consiglio

Potrebbe arrivare in serata un accordo sulla nomina dei vertici dell’Unione europea per i prossimi cinque anni. L’ipotesi più quotata sembra la conferma della maggioranza senza le destre. I 27 leader dell’Ue si sono riuniti a Bruxelles per una cena informale, e da qui potrebbe arrivare anche la decisione sul bis per la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
A cura di Luca Capponi
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Questa sera a Bruxelles si tiene una riunione informale tra i 27 capi di Stato e di governo dell'Unione europea. È il primo incontro tra i leader dalle elezioni europee appena concluse – escluso ovviamente il G7, a cui hanno partecipato Meloni, Macron e Scholz. Già stasera, quindi, si inizia a trattare sulle nomine della prossima legislatura europea. Stando alle dichiarazioni emerse finora, la soluzione più probabile sembrerebbe quella di riconfermare la maggioranza che ha tenuto, a Bruxelles, negli ultimi cinque anni: Popolari, Socialisti e liberali di Renew, escludendo quindi la destra dei Conservatori di Meloni. Che però potrebbero dare un appoggio esterno.

Si tratta, per il momento, solo di un'ipotesi. La prossima riunione ufficiale del Consiglio europeo si terrà il 27 e il 28 giugno, e le indiscrezioni prima della cena di stasera vedevano Ursula von der Leyen come favorita per il posto di presidente della Commissione europea anche in questa legislatura. Visto l'ottimo risultato alle elezioni del suo partito, quello dei Popolari europei, saranno proprio i Popolari a indicare il prossimo presidente.

Sono in ballo anche la presidenza del Consiglio europeo, del Parlamento e il ruolo di Alto rappresentante per gli Affari esteri. Dal punto di vista italiano, sarà interessante capire se la presidente Giorgia Meloni appoggerà von der Leyen, e se pretenderà che l'Italia ottenga un ruolo di vertice nella Commissione.

L'ipotesi della maggioranza senza le destre

Nel corso della serata, diversi leader hanno rilasciato dichiarazioni che sembrano andare in questa direzione: una maggioranza al Parlamento europeo che riunisca ancora una volta i Socialisti, i Popolari e Renew Europe. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha confermato che la linea dei Socialisti è di confermare l'attuale maggioranza, a condizione che non ci sia alcun sostegno da parte dei gruppi della destra, cioè Conservatori (guidati da Meloni) e Id (di cui fanno parte Marine Le Pen e la Lega). Non a caso, la cena di questa sera sarebbe iniziata con circa due ore di ritardo anche perché erano in corso degli incontri tra i tre partiti che dovrebbero formare la futura maggioranza.

Anche Donald Tusk, presidente polacco ed esponente di spicco dei Popolari, ha affermato: "Abbiamo una maggioranza nel Parlamento europeo composta dei partiti orientati al centro, Ppe, Socialdemocratici, Liberali, più alcuni gruppi più piccoli. Penso che sia più che sufficiente per organizzare il nuovo paesaggio politico, inclusa la presidenza della Commissione".

Chi saranno i prossimi vertici dell'Ue

Se questa maggioranza venisse effettivamente confermata, ci sono alcuni nomi che potrebbero essere i primi in lizza per occupare le posizioni più prestigiose. Il Partito popolare proporrà sicuramente Ursula von der Leyen per un secondo mandato alla guida della Commissione.

In ogni caso, per il presidente della Commissione bisognerà poi passare dal Parlamento Ue. La cosiddetta "maggioranza Ursula" ha 406 seggi su 720. Sono sufficienti per governare (la maggioranza è fissata a 361) ma non lasciano tranquilli dalle possibili diserzioni dei "franchi tiratori". Cinque anni fa circa un centinaio di deputati votarono contro e von der Leyen fu eletta con uno scarto di pochi voti: i deputati che votarono per lei furono 383, mentre ci furono 327 contrari e 22 astenuti.

Per questo potrebbe essere necessario l'ingresso in maggioranza dei Verdi (che hanno 52 seggi). Un'altra ipotesi riguarda Fratelli d'Italia, che fa parte del gruppo dei Conservatori e quindi dovrebbe stare all'opposizione: ma non sarebbe da escludere un appoggio esterno da parte dei suoi 25 eurodeputati, in cambio di una nomina di peso in qualche altro settore. Resta da vedere come reagirebbero i Socialisti, davanti a questa ipotesi.

Anche per quanto riguarda il Parlamento europeo, sembra che si vada verso una riconferma: la maltese Roberta Metsola, anche lei dei Popolari, potrebbe svolgere un altro mandato di due anni e mezzo, per essere poi eventualmente sostituita a metà legislatura. Sulla presidenza del Consiglio europeo, invece, il nome dell'ex premier portoghese Antonio Costa, dei Socialisti, sembra quello più quotato. L'attuale presidente Charles Michel resterà comunque in carica fino a novembre . Infine, la favorita per la poltrona di Alto rappresentante dell'Unione è Kaja Kallas, premier dell'Estonia. In lizza c'è anche il premier belga dimissionario Alexander De Croo, così come il viceministro del Lussemburgo Xavier Bettel. Un altro nome è quello di Radosław Sikorsk, ministro degli affari esteri della Polonia.

Cosa chiede l'Italia

Antonio Tajani, leader di Forza Italia – che fa parte del Partito popolare europeo – ha dichiarato: "Quello che conta è avere un vicepresidente e un commissario di Serie A. L'Italia non può non avere una vicepresidenza, va chiesta e l'Italia ha diritto ad averla, è stato un errore non chiederla nella scorsa legislatura. Siamo un Paese fondatore e abbiamo un ruolo importante da svolgere".

Dal canto suo, Giorgia Meloni, secondo alcuni retroscena, sarebbe interessata ad ottenere un commissario ad hoc per i flussi migratori, da creare per l'occasione. Questa potrebbe essere la richiesta  da mettere sul tavolo in cambio del suo appoggio esterno alla riconferma di von der Leyen. Un'altra ipotesi che sta prendendo quota riguarda l'ottenimento di un commissario influente sul piano economico. Un nome in pole sarebbe quello dell'attuale ministro Raffaele Fitto, anche se appare difficile che possa rinunciare al suo ruolo di primo piano nelle trattative con Bruxelles sul Pnrr.

Altre ipotesi sul tavolo riguardano le nomine sulla concorrenza – importante per quel che riguarda le procedure di infrazione, a cominciare da quella sui balneari – o sul mercato interno. I nomi di cui si sta parlando in queste ore sono Roberto Cingolani (che però è attualmente amministratore delegato di Leonardo) e Daniele Franco, ex candidato di Roma per la Banca europea per gli investimenti (Bei).

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