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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Cosa hanno deciso i leader del G7 sulla guerra in Medio Oriente

Dopo la conferenza telefonica convocato da Giorgia Meloni nei giorni scorsi, nella notte di ieri è arrivata la dichiarazione dei leader del G7 sullo scontro che vede coinvolti Israele, Iran e Libano, e in generale sulle tensioni e violenze nel Medio Oriente: condanna all’Iran, richiesta a “tutti gli attori” di tutelare i civili, e rafforzamento della missione Unifil.
A cura di Luca Pons
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"Profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione in Medio Oriente". Questo è il sentimento espresso dai leader del G7 in una dichiarazione congiunta diffusa nella notte – dopo che mercoledì la premier Giorgia Meloni aveva convocato i sette per una conferenza telefonica a seguito degli attacchi dell'Iran contro il territorio israeliano. La linea del G7 è di condanna all'Iran e sostegno alla sicurezza di Israele, chiedendo però che cessino le ostilità, si rispetti il diritto umanitario e si tutelino i civili. Infine, c'è anche l'impegno a "rafforzare il sostegno" alla missione militare Unifil in Libano.

"Condanniamo con la massima fermezza l’attacco militare diretto dell’Iran contro Israele, che costituisce una seria minaccia alla stabilità regionale", si legge, insieme alla conferma "inequivocabile" dell'"impegno per la sicurezza di Israele". La richiesta del G7 è che si fermino le "azioni gravemente destabilizzanti dell’Iran in tutto il Medio Oriente attraverso organizzazioni terroristiche affiliate e gruppi armati – tra cui gli Houthi, Hezbollah e Hamas – così come i gruppi di miliziani allineati con l’Iran in Iraq".

Su Israele la posizione è stata più sfumata: "Un pericoloso ciclo di attacchi e ritorsioni rischia di alimentare un’escalation incontrollabile in Medio Oriente, cosa che non è nell’interesse di nessuno", hanno affermato i leader, invitando "tutti gli attori regionali ad agire in modo responsabile e con moderazione", e ribadendo: "Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato".

I sette hanno condannato ancora una volta gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, a pochi giorni dall'anniversario dell'attentato. In più, hanno rilanciato l'appello per "un cessate il fuoco immediato a Gaza", dove "la situazione è catastrofica e decine di migliaia di vite innocenti sono andate perdute", chiedendo anche "il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, un aumento significativo e duraturo del flusso di assistenza umanitaria e la fine del conflitto"

Per arrivare a questa fine "appoggiamo pienamente gli sforzi di Stati Uniti, Qatar ed Egitto per raggiungere un accordo comprensivo", hanno dichiarato. "Continueremo a lavorare per creare le condizioni per una pace duratura, che conduca a una soluzione a due Stati, in cui Israele e Palestina coesistano fianco a fianco in pace, con sicurezza per entrambi".

Parlando della situazione in Libano, i leader hanno chiesto "una cessazione delle ostilità quanto prima per creare spazio per una soluzione diplomatica", che è "l'unica via per allentare durevolmente le tensioni, stabilizzare il confine Israele-Libano, ripristinare completamente la sovranità, l’integrità territoriale e la stabilità del Libano e riportare i cittadini sfollati alle loro case con sicurezza e protezione da entrambe le parti".

La dichiarazione si è conclusa con le "condoglianze alle famiglie delle vittime civili in Israele, Gaza e Libano", e ribadendo l'importanza dell'Onu nella situazione: "Riconosciamo il ruolo della forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) per ripristinare la pace e la sicurezza. Ci impegniamo a rafforzare il nostro sostegno alla missione, in conformità con le pertinenti risoluzioni Onu".

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