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Cosa hanno deciso i leader al vertice di Parigi sulla pace in Ucraina: le posizioni di Meloni e Macron

I leader europei si sono riuniti a Parigi per discutere la strategia comune in risposta alle recenti mosse di Trump e Putin per i possibili negoziati di pace in Ucraina, ma su alcuni temi sono emerse delle divisioni. In particolare sull’invio di truppe Ue a Kiev, Meloni e Macron non sono riusciti a trovare un accordo.
A cura di Giulia Casula
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Ieri i leader europei si sono riuniti all'Eliseo per il vertice informale sull'Ucraina organizzato da Emmanuel Macron. I capi di Stato presenti (ovvero Francia, Italia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Danimarca, Polonia e Olanda assieme ai vertici Ue e Nato) hanno discusso sulla possibile strategia comune in reazione alle recenti mosse di Donald Trump e Vladimir Putin, ma su alcuni temi – come l'invio di truppe a Kiev – sono emerse delle divisioni.

Dopo l'esclusione dell'Ue dai negoziati di pace tra Russia e Ucraina, Macron aveva risposto convocando il vertice a Parigi per far fronte comune in vista dell'incontro tra Mosca e Washington in Arabia Saudita. La telefonata tra Trump e Putin per discutere dell'avvio dei negoziati di pace con Zelensky e la decisione di escludere Bruxelles, aveva preoccupato l'Ue, che ha chiesto un ruolo attivo nelle trattative.

Ieri sera dunque, il leader hanno affrontato i possibili sviluppi del conflitto che si appresta ad entrare in una nuova fase. Due i principali temi sul tavolo: l'aumento delle spese militari e l'invio di soldati in Ucraina per gestire le operazioni di peacekeeping. Sul primo punto, ovvero l'incremento degli investimenti per la difesa, l'Europa è sembrata allineata. D'altronde negli scorsi giorni la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, anche lei presente al vertice, aveva annunciato l'intenzione di scorporare le spese militari dai calcoli di bilancio previsti dal Patto di stabilità. Una possibile svolta, più volte richiesta dall'Italia e sostenuta anche da Germania e Polonia, che consentirebbe ai Paesi Ue di aumentare le spese militari e superare così il target del 2% richiesto dalla Nato.

Sull'invio di truppe in Ucraina invece, i leader si sono divisi. Secco il no di Giorgia Meloni, che nelle scorse ore aveva fatto filtrare i suoi fastidi per il vertice – a cui è arrivata con un'ora di ritardo – a causa dell'esclusione di Paesi strategici come la Finlandia, che confina con la Russia, e gli Stati baltici. Secondo la premier – riferiscono i retroscena – un'operazione simile sarebbe "la più complessa e forse la meno efficace" e per questo avrebbe suggerito prudenza.

La posizione di Meloni, che ci ha tenuto a ribadire l'importanza di lavorare al fianco di Trump e degli Stati Uniti, sarebbe condivisa anche da alcuni colleghi europei, come Spagna, Germania e Polonia. In particolare, il cancelliere Olaf Scholz ha definito il possibile dispiegamento di soldati in Ucraina una scelta "prematura", dal momento che le trattative di pace non sono ancora partite e Kiev non si è ancora pronunciata.

Diversa la posizione della Francia. Il presidente Macron ha fatto sapere ieri notte, a vertice concluso, di aver parlato con Trump e Zelensky. "Vogliamo una pace solida e duratura in Ucraina. A tal fine, la Russia deve porre fine alla sua aggressione e ciò deve essere accompagnato da garanzie di sicurezza forti e credibili per gli ucraini. Altrimenti si rischia di veder finire questo cessate il fuoco come gli accordi di Minsk", ha scritto su X.

Ad aprire all'invio di truppe in Ucraina sono stati, oltre Macron, il premier britannico Keir Starmer e la leader della Danimarca Mette Frederiksen, che ha parlato in nome dei paesi scandinavi. Al momento dunque, i leader sembrano compatti nel confermare il sostegno a Kiev e nella volontà dell'Europa di farsi avanti nei negoziati di pace. Tuttavia, sulle modalità di azione permangono perplessità e nodi da sciogliere.

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