Cosa ha intenzione di fare il governo sul Superbonus e cosa potrebbe cambiare oggi
È ancora caos intorno al Superbonus del 110%, la misura che più di tutte sembra aver messo in difficoltà il governo guidato da Giorgia Meloni e su cui da mesi è in corso una partita politica molto complessa. Stando a una stima preliminare, dopo la revisione impostata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sarebbero circa diecimila i cantieri aperti con numerose segnalazioni di difficoltà, da cui potrebbero nascere anche contenziosi legali. Come noto, infatti, dal primo gennaio la detrazione passerà dal 110% al 70%, sempre ammesso che i proprietari concorrano al restante 30% e che l’intervento comporti il miglioramento di due classi energetiche del bene interessato dai lavori.
Condizioni che rischiano di essere estremamente penalizzanti, nella considerazione del ritardo in cui versano i cantieri e delle difficoltà a reperire fondi da parte di alcuni proprietari. Ragioni per cui da tempo è in atto un vero e proprio pressing nei confronti del governo da parte delle associazioni di categoria e di rappresentanti dei cittadini, oltre che delle forze politiche cha hanno varato e sostenuto la misura. Sono in particolare due le direttrici verso le quali ci si sta muovendo, dopo aver avuto la certezza che il governo non ha rinnovato la misura in legge di stabilità.
Superbonus, cosa potrebbe cambiare oggi
Innanzitutto si cercherà di trovare una soluzione per salvaguardare le detrazioni del 110% per quei condomini che sono impossibilitati a pagare la quota del 30% dei lavori. Stesso discorso per quegli interventi che non hanno determinato il salto delle due classi energetiche. Il ministro dell’Economia ha più volte ribadito che il governo ha intenzione di “salvaguardare le situazioni più fragili”, ma le risorse scarseggiano e i margini di intervento sono molto ridotti. Come ricorda oggi il Corsera, nel Documento di Economia e Finanza la spesa complessiva stimata era di 14 miliardi, poi salita a 30 miliardi nella Nota di Aggiornamento al DEF, ora ulteriormente cresciuta a 50 (bisognerà attendere i dati dell’ENEA). Non una situazione ottimale, insomma.
C’è poi la questione dei ritardi nei lavori, che riguarda migliaia di cantieri. Come noto, infatti, le fatture vengono rimborsate in blocco a ogni stato di avanzamento dei lavori (SAL). Ma con i ritardi, il rischio di non rientrare in uno dei tre SAL previsti per il rimborso è molto concreto. È questo uno dei motivi per cui anche parlamentari della maggioranza avevano proposto un SAL straordinario, in modo da consentire un’ulteriore possibilità di non perdere la quota di detrazioni per il 2023. In tal modo, si consentirebbe ai cantieri di certificare lo stato di avanzamento dei lavori al 31 dicembre 2023. I tempi però sono strettissimi e non è chiarissimo se esistano altri due fattori chiave: le risorse e la volontà politica.