Cosa ha detto Meloni su Giulio Regeni dopo la firma del patto con l’Egitto sui migranti
La presidente del Consiglio Meloni ieri era al Cairo in Egitto, con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen per la firma di un accordo da 7,4 miliardi di euro, tra prestiti e sovvenzioni, con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi relativo a sei ambiti principali tra cui l’immigrazione, la sicurezza e l’economia. Si tratta di un piano di aiuti da qui al 2027. In particolare per l'emergenza flussi migratori vengono destinati 200 milioni di euro dell'intero pacchetto.
Per Meloni infatti la missione al Cairo rappresenta anche un'opportunità per accelerare sul Piano Mattei, rivendica il lavoro portato avanti in questi mesi e il ruolo dell'Italia di cui si dice "orgogliosa", attribuendo al suo governo il cambio di passo che l'Ue ha impresso alla strategia europea sulla gestione dell'immigrazione.
"Oggi, a Il Cairo, abbiamo raggiunto importanti obiettivi. La dichiarazione congiunta adottata dall'Egitto con l'Unione Europea, insieme agli accordi intergovernativi con l'Italia, segnano passi significativi verso un partenariato integrato per affrontare le sfide regionali, favorire lo sviluppo e contrastare la migrazione illegale", ha scritto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni su X. "Attraverso il lavoro diplomatico, stiamo aprendo una nuova pagina nelle nostre relazioni bilaterali, con un focus sul dialogo politico e la cooperazione economica. Inoltre, sono lieta di annunciare l'adozione di intese bilaterali per rafforzare la collaborazione, anche nel quadro del Piano Mattei per l'Africa, testimonianza del nostro impegno verso la pace e lo sviluppo della regione".
Le opposizioni hanno pressato la premier, chiedendole di pretendere da al-Sisi la piena collaborazione sul caso di Giulio Regeni, per il quale oggi va avanti a Roma il processo: sul banco degli imputati i 4 agenti segreti egiziani accusati di aver ucciso e torturato il ricercatore friulano. Ma la richiesta è rimasta inascoltata.
Raggiunta dai cronisti, Meloni ha glissato infatti sulla questione, pur riconoscendo la necessità di andare avanti nella ricerca di "verità e giustizia" dopo 8 anni di silenzi e depistaggi. "L'Italia pone tendenzialmente sempre la questione" dell'omicidio di Giulio Regeni, ha detto ai cronisti che le chiedevano dell'incontro con al-Sisi. "Poi c'è un processo in corso in Italia" e "il lavoro che stiamo facendo" con l'Egitto "non cambia la nostra posizione. Dopodiché, vediamo… Per noi è importante che il processo vada avanti e continueremo a tentare di ottenere anche qualcosa di più, ma quello che dobbiamo fare è andare avanti sul fronte della verità e della giustizia".
L'attacco di Schlein: "Mai accordi con chi copre gli assassini di Regeni"
"Dopo aver sbandierato lo slogan del "blocco navale" durante la campagna elettorale Giorgia Meloni non è riuscita a pretendere solidarietà sull'accoglienza nemmeno dai suoi alleati nazionalisti come Orban, ma si è messa a promettere accordi ingiusti e fallimentari come quello con la Tunisia e l'Albania, e oggi è finita in Egitto a promettere risorse al regime di Al-Sisi per fermare le partenze, in un Paese che non è sicuro né per gli egiziani né per tutti gli altri, visto che il governo egiziano non ha alcun rispetto per i diritti umani. Giorgia Meloni ci lusinga quando dice che non la pensa come il Pd, perché noi non prendiamo in giro le persone e non faremmo accordi con i regimi come quello egiziano, che da anni sta coprendo gli assassini di Giulio Regeni", ha detto ieri sera la segretaria del Pd Elly Schlein rispondendo alle parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni dal Cairo.
"Come al solito Meloni fa le domande sbagliate: da Al Sisi dovrebbe pretendere i recapiti dei 4 agenti dei servizi egiziani imputati nel processo per le torture e l'omicidio di Regeni – ha aggiunto -. A Ursula Von Der Leyen dovrebbe chiedere una missione europea di ricerca e soccorso in mare per salvare le vite nel Mediterraneo. Ai suoi alleati nazionalisti dovrebbe dire una cosa semplice: chi arriva in Italia arriva in Europa, quindi non può essere bloccato nel primo paese di arrivo. L'Unione europea è nata per abbattere muri non per costruirne altri. Il rispetto dei diritti umani non può essere svenduto per le ossessioni securitarie dei governi".