Cosa ha detto in Aula Santanchè sull’ipotesi dimissioni e cosa può succedere ora
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L'Aula della Camera ha recentemente respinto con 206 voti contrari, 134 favorevoli e un astenuto la mozione di sfiducia individuale contro la ministra del Turismo Daniela Santanchè, presentata da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra. La richiesta era stata avanzata dopo gli ultimi sviluppi giudiziari legati al caso Visibilia, la società fondata dalla ministra e da lei gestita fino al 2021. La ministra è stata infatti rinviata a giudizio per falso in bilancio, mentre per truffa ai danni dell'Inps con la cassa integrazione Covid è in corso l'udienza preliminare: la Procura di Milano ha chiesto di andare a processo, e nelle prossime settimane il giudice dovrebbe decidere. È la seconda mozione di sfiducia ai danni di Santanchè: anche la prima era legata al caso Visibilia.
A far esplodere la vicenda era stata un'inchiesta giornalistica di Report, andata in onda il 19 giugno 2023, che aveva raccolto le testimonianze di alcuni ex dipendenti di Visibilia e di Ki Group, altra azienda in cui Santanchè aveva avuto una partecipazione societaria. Il servizio aveva puntato i riflettori sulla gestione finanziaria delle società, evidenziando debiti accumulati con i fornitori e presunti mancati pagamenti di trattamenti di fine rapporto a ex lavoratori.
Le accuse e i procedimenti giudiziari
Santanchè è imputata per falso in bilancio per la presunta alterazione dei conti di Visibilia tra il 2016 e il 2022, con l'obiettivo di nascondere perdite e ottenere "ingiusti profitti", secondo la Procura di Milano. L'indagine si era aperta alla fine del 2022 a seguito di un esposto presentato dai soci di minoranza di Visibilia Editore, e aveva portato alla scoperta di operazioni contabili irregolari finalizzate a mantenere in equilibrio i bilanci della società. Oltre a questo, la ministra è coinvolta in un'altra indagine per truffa ai danni dell'INPS legata alla cassa integrazione Covid: secondo l'accusa, infatti, l'azienda avrebbe chiesto i fondi per 13 dipendenti in realtà in smartworking e all'oscuro del beneficio. L’ipotesi di reato si basa sull’accusa che i lavoratori fossero formalmente in cassa integrazione a zero ore, ma di fatto continuassero a svolgere la loro attività per l’azienda, mentre lo Stato copriva i costi con circa 126mila euro di fondi pubblici. La misura era stata introdotta dal governo Conte per sostenere le imprese colpite dalla pandemia. Sul fronte della truffa, l'udienza preliminare è fissata per il 26 marzo, con una possibile decisione sul rinvio a giudizio prevista a maggio. Si era parlato anche della possibilità di un'accusa per bancarotta, legata alla crisi delle società del gruppo Visibilia. Dopo che la Procura di Milano aveva richiesto la liquidazione giudiziale di quattro società, la situazione si era tuttavia parzialmente risolta con il saldo di alcuni debiti e la revoca di parte delle richieste di liquidazione. Oggi quindi l'ipotesi di bancarotta appare quindi accantonata, in attesa di ulteriori sviluppi.
La difesa in Aula
Nel suo intervento alla Camera, Santanchè ha definito la mozione di sfiducia "un attacco politico" basato su vicende precedenti alla sua nomina a ministra: "Mi trovo oggi a rispondere per la seconda volta a una mozione di sfiducia anche se questa ha per oggetto fatti, tutti da verificare, che sono antecedenti al mio giuramento da ministro" ha detto, ribadendo "il rispetto per la magistratura ma anche per i principi fondamentali del nostro ordinamento". Sul falso in bilancio, ha sottolineato come le valutazioni contestate dalla Procura di Milano fossero supportate da verifiche indipendenti: "Non mi vengono contestate falsità di natura materiale. Le valutazioni che oggi la Procura ritiene eccessivamente ottimistiche sono sempre state supportate da apposite verifiche effettuate da terzi indipendenti". Sulla cassa integrazione Covid, Santanchè ha poi ammesso di aver preso la decisione di accedere ai fondi, come "la quasi totalità delle aziende italiane", ma ha ribadito: "Non toccherà comunque a questo Parlamento e neanche a me, ho fiducia nella magistratura e vedremo il prosieguo".
La ministra del Turismo ha poi difeso il principio della presunzione di innocenza: "Voi citate spesso la Costituzione, ma allora vi chiedo di essere coerenti con i principi che in essa sono sanciti. O per far fuori un avversario politico siete disposti a calpestarla solo perché credete sia una bella occasione per mettere in difficoltà il governo?".
L'apertura sulle dimissioni
A sorpresa, nella parte finale del discorso, Santanchè ha lasciato aperta l‘ipotesi di dimettersi in caso di un secondo rinvio a giudizio legato alla truffa ai danni dell'INPS: "Valuterò la decisione del gup, e vedremo quale sarà perché per ora ha parlato solo l’accusa. Ma vi assicuro che valuterò da sola, non avrò nessun tipo di pressione, di costrizione o di ricatti". La ministra ha poi aggiunto: "Non voglio essere un problema per Fratelli d'Italia, sarò guidata solo dal rispetto per il mio presidente del Consiglio, per il governo, per la maggioranza, per l'amore per il mio partito, dove non vorrò mai diventare un problema, ma vorrei continuare a essere una risorsa. Tutti siamo consapevoli che la ragione e il cuore non sempre vanno d'accordo. Ma penso che in quell'occasione prevarrà il mio cuore". L'apertura a possibili dimissioni ha ricevuto un lungo applauso dai banchi della maggioranza, che fino a quel momento aveva difeso compatta la ministra.
Le pressioni politiche
Se Forza Italia e la Lega hanno confermato il loro sostegno alla ministra del Turismo, nella maggioranza tuttavia non sono mancati segnali di freddezza: pochi giorni prima della mozione di sfiducia alla Camera, il presidente del Senato Ignazio La Russa, storico alleato della ministra, ha infatti invitato Santanchè a "riflettere" sulle dimissioni, definendo la decisione della Cassazione sul processo per truffa "un elemento di valutazione".
Il caso delle borse Hermès
A complicare ulteriormente la posizione della ministra è arrivata la vicenda delle borse Hermès regalate a Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi, che si sarebbero rivelate false. La ministra ha smentito categoricamente: "L'unico falso è la notizia". La vicenda non ha tuttavia oggi conseguenze legali, ma ha alimentato il clamore mediatico sulla figura di Santanchè.
"Nelle mie borse non c'è paura. Lo denuncio qua: ho una collezione di borse. Ma mio padre che era ottavo figlio di contadini mi ha insegnato che si ruba solo quello che si nasconde. E io non ho niente da nascondere", ha detto Santanchè in aula, per poi aggiungere: "Io sono l'emblema di tutto quello che detestate, lo rappresento plasticamente. Sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene. Sono quella del Twiga e del Billionaire, aziende che danno posti di lavoro. Ma sono anche quella che molti di voi hanno chiamato, ma mi fermo qua, perché sono una signora. Voi non volete combattere la povertà, volete combattere la ricchezza".
"Avrò sempre il mio tacco a spillo, il sorriso sulle labbra, perché sono contenta di lavorare per un principio, e non contro qualcuno". Santanchè ha concluso rivendicando di aver "portato a casa un risultato", nel turismo: "Con il governo Meloni è tornato ad avere la giusta centralità".
Cosa succede ora
La ministra rimane al suo posto, ma la sua posizione potrebbe cambiare nelle prossime settimane: l'udienza preliminare del 26 marzo sulla truffa ai danni dell'INPS sarà infatti decisiva per il suo futuro politico: se dovesse infatti arrivare un secondo rinvio a giudizio, la ministra ha promesso di valutare da sola l'ipotesi delle dimissioni. La crescente pressione politica e il nuovo calendario giudiziario potrebbero portare insomma a una svolta nella vicenda.