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Cosa ha detto Enrico Letta nel discorso per il voto di fiducia

Il discorso di Enrico Letta prima del voto di fiducia alla Camera dei Deputati: molta Europa, attenzione alla crescita e qualche impegno concreto.
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I ringraziamenti di rito ed un chiaro messaggio: "Di fronte all'emergenza Napolitano ci ha chiesto di parlare il linguaggio della verità". Comincia in questo modo il lungo discorso di Enrico Letta alla Camera dei Deputati, per il voto di fiducia del suo governo frutto della mediazione fra le tre componenti parlamentari di Popolo della Libertà, Partito Democratico e Scelta Civica. Un intervento molto articolato, che però sembra ruotare intorno a tre concetti chiave: Europa, crescita e riforme. Mentre ad onor del vero, è mancata una riflessione approfondita sulle vicende che hanno portato all'attuale composizione istituzionale, con Letta che ha preferito toccare solo sommariamente la questione dell'elezione del Capo dello Stato, senza fare alcun cenno al percorso interno al Pd che ha portato alla sua indicazione come Presidente del Consiglio incaricato.

Europa – Letta ha parlato di Governo europeo ed europeista rivendicando più volte la necessità di proseguire nel "sogno dell'integrazione politica", anche con qualche stoccata a quell'antieuropeismo presente trasversalmente nell'emiciclo. "Se l'Europa fallisce la prova della stabilità saremo tutti perdenti, Nord e Sud del continente […] Non vogliamo sognare i sogni degli altri. Il nostro sogno si chiama integrazione politica europea […] L'Europa è il nostro viaggio, la sua storia è scritta da noi. L'orizzonte è europeo": riferimenti sia in avvio che in chiusura di discorso, come a chiudere il cerchio, a far rientrare nell'orizzonte europeo ogni considerazione di carattere politico. E però Letta non manca di ricordare che "di austerità si muore" e che il nostro Paese ha bisogno di risposte concrete, soprattutto se mantiene gli impegni in sede europea. Insomma, concetti non dissimili da quelli espressi da Monti negli ultimi mesi alla guida del Paese, ma conditi con quei riferimenti "all'Erasmus" e al post ideologismo tanto cari all'ex numero due del Pd.

Crescita – Il Paese aspetta delle risposte. Da subito, senza ulteriori indugi. Il quadro disegnato da Letta, pur con studiata superficialità, è sostanzialmente quello di un Governo dell'emergenza, che ha necessità di intervenire da subito. In tal senso nessuna sorpresa rispetto alle anticipazioni delle ultime ore: stop alla rata dell'Imu di giugno, disponibilità a negoziare aumento dell'Iva, sblocco pagamenti pubblica amministrazione e misure per il lavoro. Su questo campo un piccolo strappo in un passaggio chiave: "Più ammortizzatori sociali per famiglie con figli e per precari […] Il welfare tradizionale non basta più. Ne serve uno meno corporativo che sostenga tutti i bisognosi". Con infine un riferimento al Sud Italia e alla nuova questione meridionale. Tutto, ovviamente, senza cifre né indicazioni sul modo in cui reperire risorse.

Riforme – Il vero banco di prova. Letta lo dice chiaramente, senza girarci intorno e dando tempi e riferimenti ben più preciso. Dai provvedimenti spot, abolizione province e taglio dello stipendio per i ministri parlamentari, alle riforme costituzionali. È il vero discrimine fra questa esperienza e quelle passate. La tempistica certa, verificabile e controllabile: 18 mesi, non oltre, entro i quali impostare un cammino stretto ma possibile, pur nel riconoscimento dell'eccezionalità della condizione di alleanza fra forze politiche con orientamenti diversi. Così per la riforma della legge elettorale (meglio il Mattarellum del Porcellum), così per quella del finanziamento pubblico ai partiti, così per la democrazia interna dei partiti.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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