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Cosa ha detto Alfano sui fatti di Roma (non si è scusato e non ci ha convinto)

Il contestatissimo intervento del ministro dell’Interno Angelino Alfano al Senato in relazione alle manganellate agli operai delle acciaierie di Terni: una ricostruzione che non convince e in cui manca un minimo di critica all’operato delle forze dell’ordine.
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Dopo il deprecabile episodio di ieri, con le forze di polizia che hanno manganellato e caricato gli operai delle acciaierie di Terni durante una manifestazione a Roma, c'era molta attesa per capire quale sarebbe stata la risposta del Governo. Mentre il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha scelto di incontrare una delegazione di manifestanti e sindacalisti, guidata dal leader della Fiom Maurizio Landini, il ministro dell'Interno Angelino Alfano si è recato in Parlamento per riferire sulla dinamica dei fatti. Un intervento molto contestato (qui l'integrale), soprattutto da Sinistra Ecologia e Libertà che dal Movimento 5 Stelle, cui è seguita la presentazione dell'ennesima mozione di sfiducia individuale.

Alfano ha provato inizialmente a contestualizzare la vicenda: "Ieri erano ore delicate a Roma. A Roma, come purtroppo spesso accade, si sono concentrate, a poca distanza di tempo e a poche centinaia di metri, venendo a formare un ideale fil rouge, il cui tema conduttore è, drammaticamente, sempre quello della occupazione, altre agitazioni e proteste a sfondo sindacale: tutte ieri e tutte a Roma. Punti di riferimento di gran parte di queste manifestazioni sono stati il Ministero del lavoro e il Ministero dello sviluppo economico, che peraltro sono posti l'uno di fronte all'altro. Verso la sede di tali istituzioni, nel cuore di Roma, sono finiti per riversarsi, infatti, cortei spontanei e presidi statici di manifestanti" (il riferimento è alle proteste dei lavoratori Jabil e agli Lsu della Regione Lazio, ndr).

Poi, dopo una riflessione sul valore del lavoro delle forze dell'ordine e un invito all'esercizio del "senso di responsabilità" soprattutto quando ci si approccia al tema centrale del lavoro, Alfano ha provato a chiarire la dinamica dei fatti:

In mattinata, dalle 9 in poi, si erano concentrati in piazza Indipendenza circa 500 lavoratori dell'AST di Terni, allo scopo di essere ricevuti dall'ambasciatore di Germania, Stato di appartenenza del gruppo industriale Thyssen, a cui intendevano rivolgere una richiesta di interessamento. Poco dopo, una delegazione di lavoratori è stata ricevuta da diplomatici della legazione tedesca per circa un'ora. Al termine dell'incontro è seguito uno scarno comunicato dell'ambasciata giudicato insoddisfacente dai manifestanti. A questo punto è stata avanzata, da alcuni rappresentanti FIOM, la richiesta di poter dare vita ad un corteo in direzione della sede del Ministero dello sviluppo economico. […] È subentrata anche la preoccupazione che alcuni manifestanti volessero in realtà dirigersi verso la vicina stazione Termini, atteso che tale voce era stata colta dai funzionari di polizia in servizio a piazza Indipendenza. Un folto numero di manifestanti, dando vita ad un improvviso corteo, si è diretto verso via Solferino e, visto lo sbarramento opposto dalla polizia, ha poi deviato verso altre vie limitrofe che conducono, comunque, a piazza dei Cinquecento e, quindi, alla stazione Termini, rafforzando la preoccupazione che già era stata avvertita e, cioè, che volessero dirigersi alla stazione. Al corteo è stato inutilmente intimato l'alt, per cui si è in breve arrivati ad un concitato contatto fisico tra manifestanti e polizia, da cui è conseguito il ferimento di quattro manifestanti e di quattro operatori della Polizia di Stato, un funzionario e tre agenti del reparto mobile, i quali hanno tutti riportato lesioni guaribili da un minimo di tre ad un massimo di 15 giorni. È poi sopraggiunto il segretario generale della FIOM, Landini, il cui intervento ha contributo a riportare la calma tra i manifestanti. In seguito ha avuto avvio un breve negoziato per l'autorizzazione ad effettuare un corteo verso la sede del Ministero dello sviluppo economico, che si è conclusa positivamente, con la definizione di un percorso concordato. Il corteo è quindi giunto, senza incidenti, presso la sede ministeriale, dove il segretario della FIOM, unitamente ad una decina di delegati, è stato ricevuto dal ministro Guidi che, frattanto, anche per la mediazione effettuata dalla questura, aveva dato la disponibilità – la propria disponibilità – all'incontro. I fatti che ho appena ricostruito sono stati naturalmente oggetto di referto all'autorità giudiziaria, nel quale nessun manifestante è stato denunciato. Ripeto: nessun manifestante è stato denunciato.

Insomma, in soldoni: una giornata di tensione e di grande agitazione dovuta alla presenza di una serie di manifestazioni concomitanti, poi la scelta degli operai di manifestare sotto la sede del ministero per lo Sviluppo Economico e "il timore" della polizia che in atto vi fosse il tentativo di occupare la stazione Termini, fatto che avrebbe poi portato allo scontro con gli operai. Alfano spiega come la presenza degli operai in via Solferino (e nei vicoli adiacenti) abbia autorizzato a pensare che il timore di una occupazione della stazione Termini fosse concreto: eppure, come notato dai senatori intervenuti successivamente, per raggiungere la sede del ministero per lo Sviluppo Economico (destinazione di cui era informata la Questura) si tratta quasi di un percorso obbligato. E in effetti è chiaro anche dal percorso effettuato successivamente:

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C'è poi una considerazione da fare sul tenore dell'intervento di Alfano che, nel dare la propria solidarietà a operai e agenti di polizia feriti, sovrappone dal punto di vista comunicativo le due questioni e fa sembrare quello di ieri come uno "scontro" come gli altri (come se poi fosse giustificabile la repressione violenta…ma questo è un altro discorso). Spiega Alfano: "Per noi il diritto a manifestare è sacro e la sacralità di questo diritto è custodita dentro la teca delle regole poste a presidio dell'ordine pubblico, in modo che la libertà di chi manifesta non leda o comprima le libertà e i diritti degli altri cittadini […] Così funziona l'ordine pubblico: questo è lo Stato di diritto, che è l'ossigeno della democrazia. Queste cose le conoscono bene la polizia ed il sindacato". Ma a quanto risulta (anche ad Alfano) dagli operai di Terni non arrivava alcun tipo di minaccia "alle libertà degli altri": dunque che senso ha questo vuoto panegirico?

E che senso ha ripetere che "il Governo sa ben distinguere tra manifestazioni e manifestazioni e questa consapevolezza delle diversità è patrimonio anche delle Forze dell'ordine, per la loro storia democratica e per la loro esperienza maturata sul campo", senza un minimo accenno di critica al comportamento delle forze dell'ordine ieri a Roma? Perché mai non ci sono le scuse del ministro (ma solo una generica e vuota "solidarietà" in condivisione con i poliziotti feriti)? E perché non c'è una chiara e secca ammissione degli errori commessi?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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