Cosa ha deciso la Corte costituzionale sul genere non binario e perché ha chiamato in causa il Parlamento
Non è legittimo, secondo le attuali leggi italiane, scrivere sui propri documenti che non si è né uomini, né donne e che quindi ci si identifica in un genere non binario. E per renderlo possibile non basterà la decisione di un giudice, ma un intervento del Parlamento. Lo ha stabilito una sentenza della Corte costituzionale che ha risposto al caso di una persona transgender 24enne, la quale aveva chiesto al Tribunale di Bolzano di poter indicare come proprio sesso nell'atto di nascita "altro". Il testo della sentenza, la numero 143/2024, contiene però anche un passo avanti importante per le persone trans: è illegittimo obbligare chi si vuole sottoporre alle operazioni chirurgiche di modifica dei caratteri sessuali ad ottenere l'autorizzazione da un tribunale. D'ora in poi, quindi, basterà avere il via libera di uno psicoterapeuta e di un chirurgo.
Cosa hanno detto i giudici sul genere non binario nei documenti
La persona non binaria in questione, che si fa chiamare Aurel, dopo aver iniziato la sua transizione di genere aveva chiesto al Tribunale bolzanese non solo di poter cambiare nome sui documenti, ma anche di poter indicare come genere una terza opzione, né uomo né donna ma "altro", ovvero non binario. I giudici dell'Alto Adige, però, hanno dovuto riconoscere che la legge italiana semplicemente non prevede nessuna altra opzione che non sia maschile o femminile, e per questo si sono rivolti alla Corte costituzionale.
La Consulta ha risposto che un ricorso simile non è legittimo. In sostanza, la sentenza afferma che non spetta ai giudici decidere che debba essere cambiata la norma (risalente al 1982) sul cambio di genere nei documenti. Infatti, introdurre "un terzo genere di stato civile" avrebbe un "impatto generale" su moltissimi ambiti dello Stato, anche a livello pratico e organizzativo: per questo, la decisione deve per forza passare dal Parlamento.
I giudici costituzionali hanno comunque fatto capire che un intervento simile sarebbe necessario da parte della politica: "la percezione dell’individuo di non appartenere né al sesso femminile, né a quello maschile", si legge, "genera una situazione di disagio significativa", e questa condizione "può indurre disparità di trattamento o compromettere il benessere psicofisico della persona". Per questo, la "condizione non binaria" deve ricevere l'attenzione del Parlamento, che è il "primo interprete della sensibilità sociale". Approvando una legge che non sarebbe peraltro la prima in Europa: la possibilità di scrivere "altro" sui documenti c'è già in Germania e Stati Uniti, tra gli altri Paesi.
La risposta di FdI: "Finche governiamo, una legge non ci sarà mai"
Sul tema, comunque, Fratelli d'Italia ha già chiuso le porte: "Possiamo tranquillizzare gli italiani: fintanto che ci sarà al governo questa maggioranza una legge per riconoscere un terzo sesso non sarà fatta", ha dichiarato Alessandro Urzì, capogruppo di FdI in Commissione Affari Costituzionali della Camera. "Perché chiunque altrimenti avrebbe il diritto di sentirsi qualunque cosa pretendendo che la legge glielo riconosca. E questa non è libertà, sarebbe il tentativo di imporre una dittatura ideologica. Il frutto di un relativismo che rende incerta tutta la base naturale su cui è fondata la società. Un tentativo di aggressione che deve essere respinto".
La decisione della Corte sugli interventi chirurgici delle persone trans
C'è poi l'altra parte della sentenza, che potrà avere un effetto immediato per molte persone trans. La Corte costituzionale, infatti, ha anche eliminato l'obbligo di ricevere un'autorizzazione dal Tribunale prima di operarsi per cambiare i propri "caratteri sessuali". Infatti, dato che la transizione di genere si può effettuare "già mediante trattamenti ormonali e sostegno psicologico-comportamentale, quindi anche senza un intervento di adeguamento chirurgico", è irragionevole chiedere che ci si sottoponga alla decisione di un giudice. Servirà quindi una perizia psicologica che confermi che la persona in questione è transgender, e dopodiché ci si potrà rivolgere a un chirurgo per le operazioni di riassegnazione di genere, come la ricostruzione del seno o la mastectomia, ad esempio.