C’era evidentemente grande attesa per la decisione del Tribunale internazionale del diritto del mare (Itlos) di Amburgo sul caso dei due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani il 15 febbraio del 2012. L’organismo internazionale doveva esprimersi sulle richieste avanzate d’urgenza dall’Italia ed avversate dall’India.
Tutto nasce dalla decisione del nostro Governo di chiedere l’arbitrato internazionale per il caso dei due fucilieri della marina. In pratica, a giugno del 2015 si è chiesto (secondo alcuni con colpevole ritardo, anche se bisogna considerare che è stato necessario attendere il via libera dell’India) alla Corte arbitrale dell’Aia di determinare, in base alle convenzioni internazionali che regolano il diritto del mare, quale stato detiene la giurisdizione del caso, dove andrebbe svolto il processo e quali dovrebbero essere le “parti in causa”.
Dal momento che i tempi dell’arbitrato si preannunciavano molto lunghi, l’Italia si era rivolta all’Itlos con alcune richieste “urgenti”. Al Tribunale di Amburgo l’Italia aveva chiesto che, in attesa dell’arbitrato internazionale, l’India si “astenesse dal prendere o eseguire ogni misura giudiziaria o amministrativa contro i due marò” e che fossero rimosse immediatamente “le restrizioni sulla libertà, sicurezza o movimento dei Fucilieri in modo da permettere al sergente Girone di viaggiare e rimanere in Italia e al sergente Latorre di rimanere in Italia fino al termine del procedimento internazionale”. Per tirare le somme: l’Italia chiedeva ai giudici di Amburgo di fermare il processo in corso in India e di consentire a Latorre e Girone di attendere a casa la decisione della Corte permanente di arbitrato dell’Aja.
La prima richiesta è stata sostanzialmente accolta: nell’attesa delle decisione della Corte, l’Italia e l’India “devono sospendere ogni iniziativa giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa”. Insomma, stop al processo in India (mercoledì si sarebbe dovuta riunire la Corte Suprema Indiana) e tutto demandato all'Aja.
Sulla richiesta di libertà provvisoria, invece, i giudici non si sono espressi, proprio perché hanno deciso di non “toccare questioni legate al merito del caso”, che spettano alla Corte di arbitrato. Insomma, Girone resterà in India e Latorre vi tornerà, terminato il periodo di convalescenza che sta trascorrendo in Italia a seguito del malore accusato nel settembre dello scorso anno. Le decisioni dell'Itlos, che sono vincolanti e possono essere ribaltate solo dalla Corte de L'Aja, sono state prese a maggioranza: 15 i voti a favore, fra cui quello del Presidente, e 6 i contrari.
Ora bisognerà attendere l'avvio dell'arbitrato internazionale, nel frattempo, però, Italia e India dovranno ottemperare alla decisione del Tribunale di Amburgo, presentando un "piano" entro il 24 settembre. Stando a quanto comunicano fonti diplomatiche, infine, le delegazioni dei due Stati avrebbero già in programma una serie di incontri per "preparare" le udienze alla Corte dell'Aja: a questo punto, l'interesse italiano è evidentemente quello di accelerare i tempi, provando magari ad ottenere dall'arbitrato le misure provvisorie negate dall'Itlos.