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Cosa ha deciso il governo sulla revoca delle concessioni autostradali ad Atlantia?

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che “l’iter per la revoca della concessione ad Atlantia non si è mai interrotto” e che saremmo vicini a un punto di svolta. La riforma per il rilancio delle infrastrutture è già pronta, ma il nodo Atlantia sembra frenare l’azione della maggioranza. Gli scenari aperti sono ancora molti e le mosse dell’esecutivo sembrano incerte.
A cura di Francesco Di Blasi
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La revoca della concessione ad Atlantia, il gruppo Benetton controllante di Autostrade per l'Italia, potrebbe essere vicina. L'onda emotiva seguita al crollo del viadotto dell'A6 Madonna del Monte sembra aver riacceso gli animi di chi, dopo il crollo del Ponte Morandi, si era battuto per la revoca delle concessioni. Tra questi, il Movimento Cinque Stelle è in prima linea, con il capo politico Luigi Di Maio che è tornato recentemente sulla questione attaccando Atlantia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con toni più pacati, si è dimostrato in linea con quanto detto dal ministro degli Esteri, dichiarando che "l'iter per la revoca della concessione ad Atlantia non si è mai interrotto". Conte ha poi specificato che se la magistratura riconoscesse la responsabilità di Atlantia nella caduta del Ponte Morandi si arriverebbe facilmente a una caducazione, ovvero l'annullamento dell'atto giuridico attraverso il quale è stata data la concessione al gruppo Benetton.

Dopo la chiusura della tratta dell'A26, la dem Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, ha convocato i vertici di Autostrade per stabilire interventi per garantire la sicurezza e ripristinare la viabilità. Dall'incontro non è fuoriuscito nessun commento in merito a una possibile revoca delle concessioni. La posizione di De Micheli, un tempo contraria alla revoca, nel tempo è sembrata allinearsi alle posizioni del Movimento Cinque Stelle. Durante un question time di pochi giorni fa alla Camera la ministra ha detto che il governo avrebbe proseguito con la linea del precedente esecutivo e, quindi, alla revoca delle concessioni autostradali. Le posizioni dell'ala dem della maggioranza tuttavia, non sembrano chiare. Il segretario Nicola Zingaretti in passato ha aperto alla linea dei 5 Stelle dicendo: "Bisogna mettere al primo posto la sicurezza dei cittadini, quindi è giusto andare avanti con una revisione delle concessioni", tuttavia, in molti avevano fatto notare che il segretario aveva parlato di "revisione" e non di "revoca". I due termini, ben diversi, potrebbero quindi ancora essere la misura delle distanze tra le due principali forze di governo.

La riforma per autostrade è pronta, ma resta il nodo Atlantia

La revoca delle concessioni al gruppo dei Benetton, tornata improvvisamente tra le prime righe dell'agenda di governo, rischia quindi di dividere ancora la maggioranza. La questione della revoca ad Atlantia però, dove pesano diverse incertezze, va collocata in un contesto generale più ampio: il piano per riavviare il rilancio delle infrastrutture del governo, che avrebbe ripercussioni anche sul settore delle autostrade. Sul piano generale della riforma la maggioranza è più unita rispetto a quanto lo sia sulla questione delle concessioni, e le principali linee di azione sono già definite. A Palazzo Chigi puntano su un modello che prevede di rendere i pedaggi meno costosi e aumentare gli investimenti partendo dalla messa in sicurezza del territorio.

La riforma, già approvata dall’Art, l’Autorità dei Trasporti, è pronta. Tra i provvedimenti più importanti si prevede che, a fronte degli alti ricavi delle società autostradali dovuti al maggior traffico, ci sia una parallela riduzione del costo dei pedaggi. Il concessionario inoltre, sarà obbligato a rendere più efficiente il meccanismo che ne regola i costi operativi e gestionali. In questo modo si arriverà – nelle intenzioni del governo – alla definizione di un "tetto" fissato per legge che verrà calcolato mettendo a confronto i dati delle maggiori attività del settore.

La riforma ha incassato il no secco dell’Aiscat, l’associazione che raggruppa i concessionari, che l’ha definita come un provvedimento statalista e dirigista. L’esecutivo però non ha dubbi e punta a sfruttare l’occasione dell’aggiornamento dei piani economici e finanziari scaduti (che riguardano ben 16 concessionarie), per andare avanti con la riforma. Il governo vuole nuove criteri, che dovrebbero partire dal nuovo anno, per misurare i miglioramenti dell'efficenza dei gestori e i loro investimenti. L'effetto principale sarebbe quello di poter moderare le tariffe delle concessionarie attraverso il meccanismo del "price cap": le concessionarie più efficienti e che fanno più investimenti avranno dei vantaggi economici, in sintesi. Gli investimenti calcolati però, saranno solo quelli concordati tra la concessionaria e il Ministero dello sviluppo economico.

La revoca delle concessioni ad Atlantia: gli scenari possibili

La riforma dovrà essere resa esecutiva dal governo, ma il nodo della matassa resta se revocare o meno la concessione ad Atlantia. Un evento potrebbe sicuramente smuovere l'esecutivo dall'impasse: un atto della magistratura che riconoscesse la responsabilità di Atlantia nella caduta del Ponte Morandi. Questo porterebbe a una caducazione, come sostiene Conte, cioè l'annullamento dell'atto giuridico per il quale è stata data la concessione al gruppo Benetton. L'oggettivo inadempimento da parte di Atlantia dovuto al crollo del Ponte Morandi però, spinge il premier ad accelerare le pratiche per la revoca delle concessioni. "Il procedimento amministrativo – ha ribadito ieri sera Conte in conferenza stampa – è in corso, adesso si tratta di tirare le fila, e come sempre detto non faremo sconti. Il nostro obiettivo è tutelare non un interesse privato ma quello pubblico, di tutti i cittadini". La revoca per il gruppo Benetton costerebbe diversi miliardi e seguirebbe con tutta probabilità un dura battaglia legale.

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