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Superbonus 110, le ultime notizie

Cosa ha deciso Eurostat sul Superbonus, come cambiano i crediti di imposta e cosa vuol dire per il governo

Con il parere definitivo sul Superbonus 110%, Eurostat ha dato una mano al governo Meloni: tutte le spese per i crediti di imposta registrati fino a fine 2023 vanno tenute nei bilanci degli scorsi anni. Così, non avranno effetto su quelli futuri. Le spese dal 2024 in poi potranno invece essere smaltite in modo graduale nei successivi anni.
A cura di Luca Pons
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L'Eurostat ‘salva' il governo Meloni, e gli permette di distribuire sui conti pubblici la spesa per il Superbonus edilizio in un modo che riduce il rischio di avere un deficit troppo alto. Il parere metodologico dell'istituto europeo di statistica sul Superbonus era atteso da mesi, da parte del governo italiano e non solo, perché serviva a chiarire una questione fondamentale: come si dovesse riportare, nei bilanci dello Stato, la spesa pubblica per il bonus legata ai crediti di imposta. Si trattava solo di un parere, appunto, ma decisamente influente, dato che da questa valutazione potevano dipendere le valutazioni della Commissione europea sui bilanci italiani. Alla fine, Eurostat ha ritenuto che i crediti di imposta del bonus dal 2020 al 2023 siano "pagabili", mentre quelli dal 2024 in avanti sono "non pagabili". La soluzione migliore, per il governo Meloni. Vediamo perché.

Cosa vuol dire che un credito è pagabile o no, e perché è importante

È una questione tecnica, ma per il governo era estremamente importante. I crediti d'imposta generati con il Superbonus possono essere considerati in due modi: "pagabili" o "non pagabili". Nel primo caso, si considera che la persona che ottiene quel credito d'imposta poi molto probabilmente riuscirà a riscuoterlo e a utilizzarlo. Ad esempio, chi ha fatto dei lavori per 20mila euro e ha diritto a 22mila euro di credito d'imposta, potrà molto probabilmente ‘incassare' quei crediti d'imposta, cedendoli o riscuotendoli negli anni. Perciò, la spesa per le casse pubbliche (quei 22mila euro di credito) si può segnare in bilancio già dal momento in cui il beneficio viene maturato, cioè nel momento in cui si pagano i lavori.

Concretamente, questo significa per lo Stato avere molto debito in poco tempo. Infatti, ogni volta che qualcuno ottiene il Superbonus, l'intera somma che gli è dovuta viene immediatamente segnata come uscita nei bilanci pubblici.

In caso contrario, se il credito è considerato "non pagabile", significa che non è detto che la persona beneficiaria riesca poi a utilizzarlo. Ad esempio perché le regole sono più stringenti, quindi non è libera di cederlo ad altri, e deve necessariamente scalarlo dalla propria dichiarazione dei redditi. In questo caso, per le casse pubbliche la spesa viene segnata ufficialmente solo man mano che il credito viene riscosso, negli anni.

Dunque, lo Stato si trova ad avere lo stesso debito ‘spalmato' su parecchi anni. Nel concreto, se una persona diventa beneficiaria del Superbonus e ha diritto a 22mila euro di credito d'imposta, questo non viene subito segnato come una spesa pubblica: i soldi vengono contabilizzati solo quando la persona interessata, anno dopo anno, li detrae dalla dichiarazione Irpef. Invece di avere 22mila euro di debito in un solo anno, ce ne sono poco più di 2mila all'anno nei successivi dieci anni, per esempio.

Cosa significa il parere dell'Eurostat sul Superbonus e perché aiuta il governo

In questa situazione, l'Eurostat era chiamato a chiarire come dovessero essere contabilizzati i crediti del Superbonus. Dato che si parla di centinaia di miliardi di euro, era una questione potenzialmente cruciale. Si parla di somme che avrebbero potuto cambiare decisamente l'aspetto dei conti pubblici italiani.

Il risultato è stato il migliore possibile, per il governo Meloni. L'istituto ha chiarito che, nella sua opinione, la spesa effettuata fino alla fine del 2023 per il Superbonus è "pagabile", e quindi va contabilizzata direttamente negli anni scorsi. È un fatto positivo perché significa che il ‘grosso' del debito pubblico è alle spalle: il deficit degli anni scorsi sarà particolarmente alto, ma almeno le spese per il Superbonus fino al 2023 non avranno effetto sui conti di quest'anno e dei prossimi. Una buona notizia, considerando che fino all'anno scorso a livello europeo erano sospesi i vincoli di bilancio, a causa della pandemia.

Allo stesso tempo, dal 29 marzo 2024 in poi – la data in cui è stato adottato l'ultimo decreto sul tema – le regole del Superbonus sono cambiate, con l'intervento del governo che ha chiuso la possibilità di cessione del credito, a parte rare eccezioni. Tutti i casi che ricadono al di fuori di queste eccezioni, e quindi la maggior parte della spesa per l'incentivo edilizio, da quest'anno va quindi considerata "non pagabile". Significa che lo Stato, proprio ora che ripartono le rigide regole europee sui bilanci, potrà dividere la spesa del Superbonus nei prossimi anni. In particolare nei prossimi dieci anni, dato che il governo ha anche obbligato i beneficiari a spalmare la detrazione in dieci invece che in quattro anni.

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