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Autonomia differenziata delle Regioni

Cosa farà il governo Meloni per cambiare l’Autonomia differenziata dopo la bocciatura della Consulta

L’Autonomia differenziata tornerà in Parlamento. La norma, su cui la Lega aveva puntato moltissimo, è stata in parte bocciata dalla Corte costituzionale, e adesso andrà cambiata in alcuni punti. In attesa di sapere se questo farà saltare il referendum, l’esecutivo ha iniziato a pensare come intervenire – e potrebbe volerci parecchio tempo.
A cura di Luca Pons
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La sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato parti della riforma sull'Autonomia differenziata delle Regioni ha inizialmente fatto esultare le opposizioni: si tratta della conferma che la norma scritta dal governo Meloni, su spinta della Lega, non rispetta la Costituzione almeno in alcuni suoi punti. Ma ora si inizia a pensare al dopo. Una conseguenza possibile della sentenza della Consulta è che salti il referendum previsto per il 2025 proprio contro l'Autonomia, visto che la legge è cambiata. Ciò che è certo è che il testo dovrà tornare in Parlamento per essere cambiato in diversi punti.

Negli ultimi giorni, diversi esponenti del governo Meloni hanno minimizzato l'effetto della sentenza, dicendo che semplicemente bisognerà fare alcune modifiche. "L'autonomia è stata riconosciuta come costituzionalmente corretta, si invita il Parlamento a fare delle modifiche, cosa che verrà fatta. Bene, un altro passo in avanti", ha affermato sabato Matteo Salvini, riflettendo l'apparente ottimismo della Lega.

In realtà, ci sono intere procedure che andranno riscritte da capo, e il lavoro potrebbe essere lungo. Lo ha detto lo stesso ministro Nordio: "È sicuro che produrrà un avanzamento probabilmente di mesi o forse anche di anni verso la soluzione definitiva". E il ministro agli Affari regionali Roberto Calderoli, vero artefice della riforma, ha previsto: "Entro fine 2025 dovremmo esserci". Almeno un anno, quindi, per tornare alla situazione attuale.

Cosa vuole fare ora il governo e quanto ci vorrà

Ora il punto per il governo, e soprattutto per i leghisti che alla riforma tengono particolarmente, è come procedere concretamente. Sempre il ministro Calderoli, a Repubblica, ha chiesto che "la sinistra si attenga a sua volta a votare le modifiche obbligate in senso costituzionale". Modifiche che saranno presentate con "una legge delega ad hoc" per quanto riguarda i Lep, Livelli essenziali delle prestazioni – uno dei punti cruciali della riforma che è stato bocciato dalla Corte costituzionale.

Per il resto si procederà con "emendamenti", per recepire "alla lettera tutti i rilievi". Come detto, la previsione è che i lavori si possano concludere "entro fine 2025". Infatti, non sarà breve il lavoro di scrittura del nuovo testo: bisognerà a tutti i costi evitare il rischio di un nuovo stop della Corte costituzionale.

Calderoli ha commentato la sentenza come se le modifiche richieste fossero di piccola entità, o comunque piuttosto semplici da integrare, ma non è detto che sia così. Se in alcuni punti le richieste dei giudici sono state piuttosto chiare – ad esempio, dare più spazio al Parlamento e meno al governo nelle procedure per riconoscere l'autonomia delle Regioni su certi temi – in altri casi bisognerà leggere attentamente la sentenza e le sue motivazioni per capire come vada modificata la legge, che potrebbe cambiare radicalmente.

Cosa succede al referendum sull'Autonomia

Resta poi aperto il tema del referendum. Le motivazioni della sentenza non dovrebbero arrivare prima di inizio dicembre, e saranno cruciali per capire se il referendum possa restare in piedi. "Se mi si chiede se questa pronuncia impedirà o no il referendum bisognerà leggere le motivazioni ma direi di sì: è intervenuta pesantemente su alcuni settori che sono quelli proprio tipici del referendum", ha detto il ministro della Giustizia Nordio.

Anche Calderoli è stato ‘ottimista' dal suo punto di vista: "Non ho mai creduto che il referendum fosse ammissibile. E non lo credo ancora più ora dopo l’intervento della Consulta". La decisione spetterà alla Corte di Cassazione, entro la metà di dicembre. È possibile che i giudici di Cassazione decidano che i quesiti non hanno più senso di esistere, oppure potrebbero chiedere di modificarli, ma anche in quest'ultimo caso potrebbe essere necessario aspettare il nuovo testo della legge, come ha spiegato a Fanpage.it la costituzionalista. Insomma, la possibilità che si vada a votare sull'Autonomia l'anno prossimo potrebbe allontanarsi.

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