Il giorno dopo la conferma della Cassazione della condanna a 4 anni di reclusione per Silvio Berlusconi, resta un enorme punto interrogativo sugli scenari futuri. E, nel vortice di dichiarazioni, commenti, analisi e ipotesi, appare arduo trovare risposte. Solo altre domande, che investono alcuni aspetti non di poco conto per la politica ed il Paese. Cosa farà adesso Silvio Berlusconi? Che margini e tempi ci sono per la decadenza da senatore? Come si ricomporrà il fronte di centrodestra? Quale sarà il futuro del Governo? Che ripercussioni ci saranno sulle larghe intese?
Per il momento le risposte sono poche, legate più che altro ad alcuni passaggi obbligati. Prima di tutto c'è l'esecuzione della condanna, con l'ex Presidente del Consiglio che avrà qualche settimana di tempo per "decidere" come muoversi, se chiedere cioè di scontare la pena in affidamento ai servizi sociali, oppure ai domiciliari (che in ogni caso potrebbero essere concessi d'ufficio, considerata l'età avanzata). Poi ci sarà da capire cosa cambierà per la carica parlamentare, al netto delle ovvie limitazioni cui sarà soggetto ad esempio in caso di domiciliari.
Non è infatti scontato che Berlusconi resti senatore fino al ricalcolo della pena accessoria dal nuovo giudizio di Appello disposto dalla Cassazione. Come vi abbiamo spiegato meglio in questo approfondimento, ora toccherà alla Giunta per le Elezioni ed Immunità del Senato dirimere la questione, "con le stesse modalità già avviate per l'ineleggibilità", come anticipato dal Presidente Stefano. L'organismo discuterà e voterà sulla possibilità di proporre all'Aula la ratifica della decadenza e decisivi saranno gli equilibri interni. Infatti, nella Giunta vi sono 8 membri del Pd, 6 del Pdl, 4 del Movimento 5 Stelle e rappresentanti di Sel, Lega, Gal e Autonomie: tecnicamente la maggioranza è di 12 (su un totale di 23 membri) e dunque determinante sarà l'orientamento del Partito Democratico. Successivamente si passerà al voto dell'Aula del Senato, molto probabilmente col voto segreto. Di sicuro invece c'è solo l'impossibilità di presentarsi a nuove elezioni.
C'è poi il dato politico: la condanna di fatto limiterà drasticamente la partecipazione del Cavaliere (o ex, ma non è affatto scontata la revoca del titolo di Cavaliere del Lavoro) alla vita politico – parlamentare. In un momento decisamente complesso per il centrodestra, con l'imminente rinascita di Forza Italia e l'archiviazione senza troppi rimpianti dell'esperimento del partito unico del centrodestra. Passaggi che richiederebbero un impegno che Berlusconi non è più in grado di garantire, per ovvi motivi pratici e magari anche di opportunità. Non è un caso che siano sempre più insistenti le voci che vogliono imminente la discesa in campo di Marina Berlusconi, vicinissima al padre nei delicatissimi momenti dell'ultima settimana. Una possibilità che potrebbe concretizzarsi a brevissimo termine e che vedrebbe sostanzialmente azzerato il fronte interno del dissenso, che pure sembrava faticosamente potersi comporre intorno all'idea della discontinuità con il passato.
In effetti, chi avrebbe la forza, il carisma e la sfrontatezza di opporsi a tale successione? Chi, all'interno del Pdl, potrebbe fronteggiare la suggestione di un nuovo "Berlusconi" candidato alla Presidenza del Consiglio? Il punto lo centra perfettamente Franco sul Corsera: "Le opposizioni urlano di gioia, pregustando la destabilizzazione. Ma bisogna capire se nel centrodestra l'urto di chi vuole una crisi prevarrà davvero sul tentativo dell'ex premier di «tenere» su una linea di responsabilità. E, sul versante opposto, se il Pd resisterà o no alla pressione di quella sinistra che non ha mai digerito un'alleanza in nome dell'emergenza. Il videomessaggio diffuso da Berlusconi fornisce scarsi indizi. Sembra il sussulto drammatico di un leader che lega le vicende di Tangentopoli del 1992-93 alle proprie, additando una parte della magistratura come «soggetto irresponsabile». I fantasmi del passato lo tallonano, mettendogli in tasca non raggi di sole ma presagi di umiliazione. Lui reagisce promettendo il miracolo dell'ultima rivincita. Evoca Forza Italia e la ripropone per le elezioni europee del 2014. Ma è un ritorno al 1994: la parabola di un ventennio".
Perché di contro c'è anche la possibilità che sia il Partito Democratico a prendere l'iniziativa e a porre fine all'esperimento delle larghe intese. Sacrificando Letta in nome del tentativo di riconquistare il sostegno della base che ha sempre visto l'abbraccio mortale con il Cavaliere come il male assoluto e approfittando di un evidente momento di difficoltà del centrodestra che non è ovviamente nella condizione di staccare la spina a Letta, né men che mai di affrontare nuove elezioni nel pieno di un processo costituente acefalo. Perché al di là delle più o meno bellicose dichiarazioni di Berlusconi ("Chiederemo agli italiani di darci quella maggioranza che è indispensabile per modernizzare il Paese, per fare le riforme a partire dalla più indispensabile di tutte che è la riforma della giustizia"), il Popolo della Libertà resterà aggrappato a Letta costi quel che costi. E la domanda resta: cui prodest?