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Cosa fanno i contractor e le società di intelligence private al servizio di governi e ONG

Chi sono i contractor? Nell’intervista a Fanpage.it del sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, l’esponente del M5s apre a interventi normativi sulle società di intelligence private in Italia. Ne abbiamo parlato con Gianpiero Spinelli della Stam, per capire meglio il settore e lo stato della normativa italiana.
A cura di Alessio Viscardi
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Gianpiero Spinelli

Nell'intervista a Fanpage.it del neo-sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo, l'esponente del Movimento 5 Stelle ha ribadito la necessità di mettere mano a un vuoto normativo in Italia, quello relativo alla figura dei cosiddetti "contractor": "Bisogna fare una legge che regolamenti il settore delle società di intelligence in Italia". Gianpiero Spinelli è balzato qualche settimana fa agli onori delle cronache per la polemica sviluppatasi attorno alla neo-ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, dipendente della società SudGest Aid che aveva appaltato alla Stam (Strategic & Partners Group ltd) dell'ex-parà della Folgore un contratto per operazioni da svolgere all'estero per la messa in sicurezza di siti archeologici a Sabratha e Cyrene. Lo stesso Spinelli, 44 anni, è stato sotto processo -per poi essere assolto nel 2013– con l'accusa di reclutamento di cittadini italiani a favore di paesi stranieri, tra di loro c'era Fabrizio Quattrocchi, rapito e ucciso in Iraq nel 2004. Fanpage.it lo ha raggiunto per fare capire meglio chi sono davvero i "contractor".

La figura del "contractor" è prevista dalla legge italiana?

Il contractor è una figura professionale che si occupa di servizi di sicurezza e di difesa di cose e persone. In Italia c’è un vuoto legislativo, cosa incredibile in un sistema mondiale dove ormai la privatizzazione della sicurezza è assodata e regolamentata. L’Italia, che aderisce alle Convenzioni di Ginevra, ai relativi protocolli addizionali e al Documento di Montreux del 2008, non si è però mai dotata di una specifica normativa in materia a parte quella che riguarda gli istituti di vigilanza, che però possono proteggere solo cose e strutture, e la legge sull’antipirateria marittima. Ed entrambe le norme sono talmente farraginose e complicate che le nostre grandi aziende che operano all’estero sono costrette a ricorrere prevalentemente alle PMC (Private Military Company) o alle PSC (private Security Company) o PIC ( Private Intelligence Company) straniere per proteggere le loro attività e il loro personale. Pochi sanno che 60% delle attività lavorative delle imprese italiane si svolge tutto o in parte fuori dal territorio nazionale. Come ho detto la maggior parte delle nostre aziende sono di fatto costrette ad avvalersi di consulenti ed operatori di sicurezza stranieri perché in Italia, a causa della lacuna normativa, non riescono a svilupparsi PMC o PSC. La corte d’ Assise d’Appello di Bari con sentenza del 2012 l’ha evidenziato chiaramente quando ha scritto che "già oggi è sempre più in prospettiva futura, si dovranno […] registrare intorno agli scenari bellici in senso lato l'esistenza di una varietà di prestatori di servizi accessori diretti a consentire, per quanto possibile , lo svolgersi della vita civile in condizioni di relativa sicurezza". Da noi si continua a confondere i contractor, professionisti della sicurezza regolati a livello internazionale, con i mercenari l’unica figura vietata dal diritto internazionale. Mercenario è infatti colui che per mero interesse economico prende parte a un conflitto armato senza far parte di una nazione in conflitto. Non ha niente, lo scriva a caratteri cubitali, NIENTE A CHE VEDERE con i contractor.

Esiste un decreto sulle attività antipirateria, ma non esiste un decreto speculare nell’attività terrestre. Questa è la lacuna normativa?

Certo che esiste una lacuna. Ma finché si faranno leggi sulla base di ondate emotive (quella sull’antipirateria marittima nasce sull’onda dei sequestri di navi e equipaggi italiani ) e non sulla base di una seria riflessione e valutazione del problema sicurezza il minimo che possa succedere è che ci siano lacune normative.

Da noi si legifera in base all’emozione o ai pregiudizi. Quando si parla di sicurezza bisognerebbe invece usare solo la razionalità e valutare costi e benefici. Quanto costa al nostro Paese non avere un legislazione moderna sulle società di sicurezza? Quali sarebbero per noi i vantaggi sul nostro territorio e per le nostre aziende all’estero? Il mondo è cambiato ma in Italia il legislatore non se ne accorto.

Chi diventa "contractor"  e qual è l'addestramento che bisogna seguire?

L'esperienza militare è importante ma non è sufficiente. Le PMS'C, Private Military & Security Company, svolgono attività di Force Protection che sono differenti in senso tecnico e tattico da quelle tipiche delle Forze Armate. Per questo motivo i percorsi formativi di un Contractor sono sviluppati e adeguati a seconda delle caratteristiche del singolo incarico. E’ indispensabile per un ex appartenente alle Forze Armate, indipendentemente dall'esperienza maturata, intraprendere un percorso formativo ad hoc per adattarsi a una nuova realtà operativa. Molti pensano che per fare il contractor sia sufficiente saper sparare. Niente di più sbagliato: bisogna conoscere le lingue, sapere di politica internazionale, conoscere normative, storia e sociologia del paese dove si svolgerà l’incarico, conoscere le procedure standard operative. Come dicevo il contractor è un professionista della sicurezza a 360 gradi. In tutti i teatri in cui ho operato il mio obiettivo principale è sempre stato evitare di trovarmi in uno scontro armato. La parola d’ordine che ci guida è prevenzione.

Quali compiti hanno i "contractor" all'estero?

I compiti si differenziano a seconda degli incarichi oggetto dei singoli contratti che, lo ripeto fino alla noia, hanno sempre carattere difensivo. Si va dai servizi Close Protection, ovvero protezione delle persone, alla difesa di Key Installations, cioè delle installazioni chiave, all'addestramento delle Forze di polizia locali, e a tutto quello che concerne il supporto all'attività governativa, agli organismi internazionali e a quelli nazionali nei paesi post conflitto.

In quali luoghi e in quali campi si opera più spesso?

La lista dei paesi ad alto rischio è lunga e oggi come oggi nessun Paese può considerarsi al sicuro da attacchi terroristici. Ovviamente in cima alla lista ci sono i Paesi dove lo Stato di diritto manca o è da ripristinare e non ci sono Forze di polizia in grado di garantire la sicurezza del territorio. I campi in cui operano i contractor sono i più diversi ma tutti hanno la finalità di creare dispositivi di sicurezza per garantire le attività di ricostruzione e di peace keeping. Negli attuali scenari e con le attuali minacce è impensabile che tali attività non vengano affidate alle PMS'C e ai loro "Contractor", sia per una questione di rapidità burocratica, sia per una capacità di impiego e di schieramento sul terreno più rapida ed efficace rispetto a forze governative non addestrate ad hoc. C’è poi una ragione di natura politica ed economica: a parità di capacità operative necessarie nelle moderne operazioni con le PMS’C c’è un forte abbattimento dei costi, inoltre si riduce l'esposizione dei militari a possibili perdite. La difesa privata è un supporto oggi irrinunciabile.

Come funziona effettivamente l'attività sul campo? Ad esempio, si assume personale locale perché in Italia è permessa solo la figura del "security manager"?

Dipende sempre dal tipo di incarico previsto dal contratto. Normalmente le figure operative sono di tre tipi. Gli Expatriate Specialist, cioè specialisti a cui vengono affidati incarichi sensibili come ad esempio i servizi di Close Protection, Training o Intelligence. Spesso questi professionisti provengono e vengono selezionati all'interno dei paesi della NATO. La seconda tipologia sono i TNC ,Third National Countries, sono esperti di servizi statici di sorveglianza e difesa delle Key Installations. Molti provengono dai paesi in via di sviluppo. La terza tipologia sono i Native Local , personale del posto messe sotto contratto per i servizi di supporto alle operazioni, come ad esempio , interpreti, fixer, drivers e così via. Gli italiani sono quasi sempre contrattati come Expatriate Specialist anche, ma non solo, per la loro capacità di mitigare i rischi e di essere dei grandi moltiplicatori di forze amiche, pur non avendo un metodo codificato. In pratica siamo bravissimi a conquistare cuori e menti e questo in zone ad alto rischio fa la differenza.

Lavorate anche per le Ong?

Certo, perché il settore di riforma della sicurezza internazionale prevede la ONG come un organismo attivo nell'ambito di tutte le attività correlate.

I contractor italiani lavorano anche per i governi? Anche per quello italiano?
Io ho lavorato sia in progetti di governi esteri sia per progetti governativi italiani. Quindi la risposta è sì.

Sono attivi in scenari caldi come la Libia?

I contractor sono attivi in tutti i teatri caldi al mondo. E se non ci fossero sarebbe un grosso problema per tutti.

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