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Cosa è questo nuovo ‘caso Boccia’ mostrato da Report e cosa c’entra Giuli

Dalla militanza in Merdiano Zero alla gestione non proprio di successo del Maxxi, fino alla vicenda della mostra sul Futurismo, in cui emerge la figura di Alberto Dambruoso, considerato il Boccia al maschile dell’inchiesta condotta da Report. Al centro il ministro Alessandro Giuli e la politica culturale del governo Meloni, tra scandali e potenziali conflitti di interesse.
A cura di Giulia Casula
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"Boccia e Boccioni". Così si intitola l'inchiesta di Report andata in onda ieri sera, dopo le anticipazioni che gli scorsi giorni avevano portato alle dimissioni del capo di gabinetto del ministero della Cultura, Francesco Spano. 

Dalla militanza giovanile dentro l'organizzazione neofascista Merdiano Zero alla gestione del Maxxi, l'inchiesta ruota attorno al ministro Alessandro Giuli e alla politica culturale del governo Meloni, tra scandali e potenziali conflitti di interesse. Fino alla vicenda legata alla mostra sul Futurismo, in cui emerge la figura di Alberto Dambruoso, considerato il Boccia al maschile del caso portato all'attenzione da Report.

La militanza dentro Meridiano Zero

La puntata parte dal racconto della militanza giovanile di Giuli dentro il movimento Meridiano Zero, vicino al neonazismo. Il racconto viene affidato a Rainaldo Graziani, fondatore del movimento e figlio di Clemente Graziani, che a sua volta costituì Ordine Nuovo.

"Giuli negli anni ha dichiarato di essersi profondamente allontanato dalla destra neonazista", dice Ranucci. "Tuttavia ogni tanto nei suoi scritti e discorsi emerge un rigurgito dell' influenza di Julius Evola, filosofo del nazismo, animatore negli anni 30 della Scuola di mistica fascista". Un esempio, il recente riferimento alla "centralità del pensiero solare", alla fiera internazionale del libro di Francoforte.

La gestione del Maxxi

Dall'inchiesta emerge che la gestione del Maxxi da parte di Giuli, subentrato a Giovanna Melandri, sia stata tutt'altro che un successo come testimonierebbe il calo degli incassi e dei biglietti venduti rispetto alla gestione precedente. A Report, il ministro ha risposto di "aver fatto il record storico di visitatori con “Environment 2”. Poi son diventato ministro,  ma non è un premio".

Eppure restano alcune incognite, come la decisione di rifiutare i 2,5 milioni stanziati dal ministero delle Imprese e del Made in Italy per un progetto d’innovazione seguito dalla Sapienza e dal centro ricerca Sony. Scelta motivata, secondo alcuni dipendenti che hanno voluto mantenere l'anonimato, dal fatto che il ministro "non sapeva come gestire il museo".

Da qui la decisione di affidarsi a Francesco Spano, presente già all'epoca della gestione di Melandri. E qui si apre un altro capitolo, legato al potenziale conflitto di interessi che si sarebbe creato perché all'avvocato e compagno di Spano, Marco Carabuci venne affidato il ruolo di consulente legale del Maxxi.

Negli scorsi giorni, Spano, nominato capo di gabinetto del ministro, ha rassegnato le dimissioni, ma per Report le ragioni non avrebbero a che fare con quanto rivelato dall'inchiesta, ma piuttosto con i malumori di Fratelli d'Italia nei confronti dell'uomo e della sua vicinanza alla comunità lgbt.

La mostra sul Futurismo e la cacciata di Dambruoso

Infine, c'è il capitolo dedicato alla mostra sul Futurismo, definito "pasticciaccio a base di gaffe e conflitti d’interessi". Inizialmente l'allestimento sarebbe dovuto coincidere con quello realizzato in Olanda dal professore Fabio Benzi, ma  l'allora ministro Gennaro Sangiuliano ci avrebbe ripensato. "Dobbiamo farla noi", si sarebbe giustificato.

Ed è qui che entra in gioco Alberto Dambruoso, docente di Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Sangiuliano, dopo aver letto una sua recensione sul Tempo, lo avrebbe fatto contattare per affidargli insieme al giornalista Gabriele Simongini, l'organizzazione della mostra.

Dopo mesi di lavori però, Sangiuliano decide di istituire un comitato scientifico, tra i cui membri è presente lo stesso Giuli, e in poco tempo Dambruoso viene estromesso dall'organizzazione. La vicenda assume contorni poco chiari. Report racconta degli interventi del ministro e della scelta di tagliare circa la metà delle opere previste, ma nel frattempo spuntano altri personaggi. Tra questi, il gallerista romani Fabrizio Russo, amico di Federico Mollicone, membro di Fratelli d'Italia in Commissione cultura, che – lascia intendere l'inchiesta – avrebbe cercato di favorirlo.

Alla fine Dambruoso viene definitivamente tagliato fuori al termine di un colloquio con il capo segreteria di Sangiuliano, Emanuele Merlino, per non meglio chiarite "voci irriguardose a suo riguardo", senza però aver ricevuto alcun compenso per l'iniziale lavoro svolto.

Per ora Giuli, che nei giorni precedenti aveva detto che avrebbe guardato la puntata  "in diretta al telefono con il mio legale", non ha ancora replicato, ma da alcune indiscrezioni circolate nelle scorse ore, ieri avrebbe preso parte a un "lungo pranzo domenicale" in compagnia di Giorgia Meloni.

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