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Cosa è la cassa integrazione per cessazione che il governo vuole reintrodurre

Il ministro Di Maio lo ha annunciato ieri: “Viste le crisi che ci ha lasciato il precedente governo si impone un decreto legge per ricostituire la cassa integrazione per cessazione”. Quest’ammortizzatore sociale era stato tolto con il Job Act, per privilegiare politiche attive per il lavoro. Il governo sta pensando di reintrodurlo in autunno.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Viste le crisi che ci ha lasciato il precedente governo si impone un decreto legge per ricostituire la cassa integrazione per cessazione". Ad annunciarlo è il ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Ieri il capo politico del Movimento ha spiegato quali saranno i prossimi obiettivi del suo ministero: "Mi sto battendo" – ha detto in un'intervista al Corriere della Sera – "per risolvere il problema dei prenditori che se ne vanno all'estero e, come ha fatto la Bekaert, lasciano 318 famiglie in strada. Prima, se un'azienda delocalizzava, i lavoratori avevano la Cassa integrazione per 36 mesi, circa l'80% dello stipendio. Da quando il Jobs Act l'ha eliminata finiscono nel vortice dei centri per l'impiego a 50 o 60 anni". 

Il punto è proprio il Jobs Act, e le modifiche che sono state introdotte dal governo Renzi: dal 1 gennaio 2016, come ha spiegato l'Agi, è venuta meno infatti la possibilità di accedere al trattamento straordinario di integrazione salariale per la causale di cessazione di attività anche parziale di un'azienda. Cosa è successo esattamente? La normativa sulla cassa integrazione guadagni (Cig), è stata modificata con il decreto legislativo 148 del 14 settembre 2015: sono stati pensati criteri più stringenti per accedere a questo ammortizzatore sociale, destinandolo solo alle aziende in crisi e in ristrutturazione o che hanno fatto ricorso già ai contratti di solidarietà; mentre sono state escluse quelle che hanno appunto cessato l'attività o hanno ceduto un ramo d'azienda.

Inoltre il decreto del 2015 aveva stabilito nuove regole sulla durata della cassa integrazione guadagni (sia ordinaria sia straordinaria): non più di 24 mesi in un quinquennio mobile, con un tetto di 36 mesi per i contratti di solidarietà. I contributi per finanziare la cassa integrazione erano stati modulati in base al grado di utilizzo con un sistema bonus/malus.

La logica seguita con il Jobs Act era stata quella di puntare sulle politiche attive per il lavoro, piuttosto che drenare risorse verso aziende che non avevano alcuna possibilità di ripartire. La strategia non ha avuto successo, e quindi il governo ha dovuto concedere deroghe in molti casi: tali deroghe scadranno a fine anno, e per questo adesso Di Maio ha lanciato questo messaggio per rassicurare le aziende e i sindacati. Secondo quanto ha annunciato il ministro pentastellato per ripristinare questo strumento verrà emanato un decreto legge entro l'autunno, e potrà riguardare quindi parte dei 189mila lavoratori coinvolti nei 144 tavoli di crisi a cui il Mise è chiamato a dare risposte. Secondo alcune indiscrezioni quest'ammortizzatore potrebbe durare da 6 a 12 mesi, e potrebbe riguardare solo quegli stabilimenti che abbiano trovato un possibile acquirente, almeno dei macchinari. Per quanto riguarda le coperture si parla in tutto di 140 milioni per le prestazioni e 110 milioni per i contributi figurativi. Non si sa ancora se questi soldi verranno erogati interamente dallo Stato o se verrà chiesto un contributo alle imprese.

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