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Elezioni politiche 2022

Cosa dobbiamo aspettarci dal programma di governo di Giorgia Meloni dopo la vittoria alle politiche

Giorgia Meloni sarà con ogni probabilità la prossima presidente del Consiglio, dopo la netta vittoria alle elezioni politiche. I seggi e i programmi dei partiti della sua coalizione, oltre che il contesto internazionale, dicono molto su come sarà il suo governo nelle prime settimane.
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Il risultato finale delle elezioni politiche del 25 settembre è inequivocabile: la coalizione di centrodestra ha ottenuto la maggioranza dei seggi nei due rami del Parlamento, la destra di Giorgia Meloni è nettamente la prima forza politica del Paese e toccherà proprio alla leader di Fratelli d’Italia farsi carico della formazione del prossimo governo (mai come stavolta, il ruolo di Mattarella sarà di semplice ratifica degli equilibri determinati dal voto degli italiani). Nondimeno, appare molto interessante provare a capire su come si riposizionerà il quadro politico e in che contesto si troverà a lavorare Giorgia Meloni.

Come vi abbiamo raccontato, la leader di Fratelli d’Italia ha condotto una campagna elettorale molto accorta, con la consapevolezza di dover amministrare un congruo vantaggio. Pochi toni litigiosi, comunicazione che ruotava intorno ai concetti di responsabilità e preparazione, tanti interventi da pompiera per spegnere polemiche sollevate da alleati palesemente in difficoltà o da avversari in cerca del game changer. Soprattutto, Meloni si è preoccupata di tranquillizzare opinione pubblica e partner internazionali su punti centrali: l’atlantismo e l’appoggio all’Ucraina, la tenuta dei conti pubblici e nessun salto nel vuoto nella gestione della pandemia.

Una nuova veste che, a parere di chi scrive, dovrebbe continuare a indossare anche nei prossimi mesi. Non tanto (non solo) per strategia, ma soprattutto per ragioni fattuali. Meloni sa benissimo che, nell’attuale contesto, i margini di manovra del governo italiano sono estremamente ridotti. Non è pensabile che il nostro Paese cambi linea sulla guerra di Putin all’Ucraina e non è credibile che un nuovo esecutivo in Italia determini cataclismi a livello europeo. Non c’è modo di cambiare immediatamente politica fiscale ed economica, appesi come siamo alle linee di credito europee. Non ci sono spazi per avventure in tema di energia et similia, data l’incertezza che incombe sul Continente. Non c’è bisogno di cambiare radicalmente approccio alla pandemia, ormai scivolata ai margini del dibattito pubblico. Infine, sul versante della politica interna, bisognerà tranquillizzare gli alleati, alcuni dei quali si troveranno in pieno bailamme organizzativo (occhio a cosa accadrà nella Lega, con la posizione di Salvini in bilico). Insomma, nei prossimi mesi Meloni si dovrà occupare di garantire una transizione organizzata e morbida, come hanno già fatto capire alcuni dei suoi più fidati consiglieri. Il programma è la guida, come si dice in questi casi, e agli alleati toccherà abbozzare e frenare l'appetito ad esempio su pensioni e tasse.

Ciò ovviamente non significa che la leader di Fdi si trasformerà nella copia sbiadita di Mario Draghi. L’impronta della destra sarà chiara e immediatamente riconoscibile laddove i margini di manovra sono più ampi e c’è una chiara convergenza con gli alleati. L’esempio immediato è il grande campo dei diritti civili e sociali, con il prevedibile rallentamento (eufemismo) di percorsi avviati da anni e l’inserimento nella discussione pubblica di temi da sempre cari alla destra. Dalle posizioni sulla 194 alle misure di protezione sociale (nelle quali rientra il reddito di cittadinanza), il cambio di paradigma culturale sarà chiaro. Così come Meloni proverà a marcare la discontinuità nei settori della giustizia e dell’immigrazione, terreni su cui c’è da attendersi enorme conflittualità con movimenti e partiti di opposizione. Interessante sarà anche la partita che si giocherà su Rai e nomine, considerando il clima da resa dei conti che si respira soprattutto fra le seconde e terze linee del centrodestra.

A parere di chi scrive, dunque, la prima fase della reggenza Meloni sarà all’insegna della cautela sulle grandi questioni strutturali (del resto, il Pnrr è già incardinato) e dell’aggressività nell’ambito, per così dire, interno. La leader di Fratelli d’Italia, però, ha progetti ambiziosi, che passano dalla riforma dell’architettura istituzionale (aka presidenzialismo) alla rottura di prassi e schemi consolidati in Europa. Ci vorrà tempo e non sarà facile. Per fortuna, verrebbe da dire.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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