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Elezioni regionali 2024

Cosa dicono i sondaggi politici sulle Elezioni Regionali e cosa c’è davvero in ballo

Il punto della situazione quando mancano due settimane alle Elezioni Regionali in Umbria ed Emilia Romagna: dopo la sconfitta in Liguria, ultima chiamata per l’opposizione.
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Sono giorni febbrili ai comitati dei candidati alle Elezioni Regionali in Umbria ed Emilia Romagna, in programma domenica 17 e lunedì 18 novembre. Giorni di campagna elettorale serrata, di incontri sui territori, di strette di mano e comizi. Ma anche giorni in cui si cominciano a fare i primi bilanci, con i sondaggi come bussola imprescindibile per correggere o continuare a seguire la rotta scelta da partiti e candidati. Del resto, dopo il risultato delle elezioni in Liguria, sulle due regioni al voto sono puntati i riflettori anche della politica nazionale. Se è vero, infatti, che le consultazioni locali hanno dinamiche particolari e non sempre (se non quasi mai) sovrapponibili a quelle nazionali, allo stesso tempo vanno considerate le ripercussioni interne ai singoli partiti, soprattutto nel medio e lungo periodo. In tal senso, senza girarci troppo intorno, le questioni principali sono due: il futuro dell'opposizione o delle opposizioni, gli equilibri interni alla maggioranza di governo.

I sondaggi elettorali in Emilia Romagna: centrodestra indietro

Partiamo dall'Emilia Romagna, che solo qualche anno fa sembrava poter essere conquistata dal centrodestra (ricorderete la campagna elettorale "delle sardine"). Questa volta, invece, la sensazione è che il centrosinistra sia nettamente favorito e che Michele de Pascale, sindaco di Ravenna ed esponente di spicco del Partito democratico dell’Emilia Romagna, possa agilmente conquistare la vittoria. Un sondaggio di Bidimedia per il gruppo Citynews lo dava al 56% contro il 42,5% della candidata del centrodestra Elena Ugolini; uno più recente dell’Istituto Noto lo collocava in una forbice dal 50 al 54 contro il 42-46 della sfidante. Proprio quest’ultima rilevazione, pubblicata da QN, mostra quali siano le sfere di interesse degli elettori: sanità, occupazione e lavoro, sicurezza e criminalità, mobilità e trasporti. Questioni strettamente connesse alla quotidianità delle persone che appaiono dirimenti nella scelta dell’elettorato circa il governo locale; mentre poco impattanti sembrerebbero essere i principali temi all’ordine del giorno della politica nazionale (solo il 4% degli intervistati considera prioritaria la discussione sull’Autonomia, l’8% quella sulla pressione fiscale, l’11% la gestione dell’immigrazione).

In contesti simili, ci ripetiamo, la scelta dei candidati, il radicamento territoriale e la capacità di intercettare i bisogni specifici degli elettori fanno sempre la differenza. Ovviamente, ciò non significa che non vi sia alcun impatto dalle dinamiche politiche nazionali. Il contesto in cui si tengono le elezioni locali è importante, così come le relazioni fra i partiti possono condizionare anche le scelte specifiche e gli equilibri territoriali. È ciò che probabilmente è avvenuto in Liguria, con uno strappo nel campo largo che è stato determinato più da Roma che da Genova. Nel caso dell’Emilia Romagna, invece, la possibilità di poter vincere e restare al governo della Regione ha determinato una convergenza pressoché completa su un candidato forte. Ma, appunto, si tratta più di una comunione di interessi che di un vero laboratorio politico con un futuro nel medio e lungo periodo. Questo lo sanno un po’ tutti, anche se non pare il caso di dirlo ora.

In Umbria partita aperta, è corsa agli indecisi e al voto d'opinione

In Umbria la contesa sembra essere molto aperta e tutto lascia pensare che saranno decisivi gli ultimi giorni di campagna elettorale, quelli in cui tradizionalmente si orienta il voto degli indecisi. I sondaggi elettorali restituiscono questa impressione. Nella rilevazione dell’Istituto Noto, ad esempio, la governatrice uscente del centrodestra Donatella Tesei appare in vantaggio di circa due punti percentuali nei confronti di Stefania Proietti, candidata del centrosinistra. Diverso invece il riscontro della rilevazione SWG (per Alleanza Verdi Sinistra), secondo cui la sfidante si collocherebbe tra il 47 e il 51 per cento, contro il 45,5/49,5 della governatrice in carica. Precedentemente, un sondaggio pubblicato sul Corriere dell’Umbria aveva indicato un vantaggio dell’esponente della Lega di circa 2 punti percentuali. Insomma, partita apparentemente aperta, in un contesto molto diverso da quello emiliano-romagnolo, anche perché molto dipenderà dalla valutazione che i cittadini esprimeranno su Tesei, sia in relazione alla sua amministrazione, che alla particolare vicenda giudiziaria che ha superato.

In situazioni di grande equilibrio, il voto d’opinione acquista un peso specifico maggiore. E le dinamiche politiche sovra-regionali possono essere centrali, soprattutto per quanto concerne la mobilitazione degli indecisi. Tutti concordano sul fatto che l'astensionismo sia ormai una componente determinante in ogni consultazione elettorale, dunque ogni voto conta. Non è un caso che la battaglia si sia concentrata anche sui social, con gli schieramenti alla ricerca di quella scintilla in grado di far accendere la campagna elettorale e convincere gli indecisi e i propensi ad astenersi a recarsi alle urne.

Non è semplice capire da che parte soffia il vento in questo momento. Il trend favorevole alla destra sembra consolidato ormai da anni (e l'esito delle Regionali in Liguria ne è una buona conferma), gli ultimi sondaggi elettorali segnalano un consolidamento di Fratelli d'Italia, ma alcuni analisti segnalano un generale affaticamento della comunicazione del centrodestra. Giorgia Meloni ha lavorato con grande efficacia alla costruzione di un rapporto diretto con i propri elettori, riuscendo a districarsi bene nel doppio ruolo di leader di governo e di partito e, soprattutto, a non compromettere la propria immagine malgrado i tanti inciampi dell'azione governativa e le disavventure delle persone cui ha affidato responsabilità di primo livello. Se e come possa essere un fattore di mobilitazione per gli elettori lo capiremo nei prossimi giorni, quando calibrerà il proprio impegno specifico per questa elezione e sceglierà quanto spendersi per una candidata che fa riferimento al suo alleato-rivale Matteo Salvini. L'Umbria, in tal senso, è un test importante per capire quanto resta ancora della proposta di governo del Carroccio, un tempo egemone nel centrodestra, ora alfiere non sempre allineatissimo di Fratelli d'Italia e ultimamente oscurato, per attivismo ed efficacia nel raccogliere risultati, persino da Forza Italia. Se dovesse perdere un altro governatore (dopo la Sardegna e con la questione Veneto da dirimere a breve), le cose potrebbero davvero complicarsi per Matteo Salvini.

L'Umbria sarà importante anche per il centrosinistra, che ha un disperato bisogno di apparire competitivo agli occhi dei propri elettori, dopo la risicata ma comunque pesante sconfitta ligure. Per il Partito democratico, impegnato in una durissima battaglia interna in Campania poi, si tratterà di un'altra occasione per ribadire i rapporti di forza interni alla coalizione, ma con la consapevolezza di dover trovare una soluzione al rebus renziano. Che ruota intorno a un concetto fondamentale: extra ecclesiam nulla salus. Fuori dal campo largo non c'è salvezza, almeno se l'avversario è Meloni.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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