Cosa dicono i sondaggi elettorali: se si andasse al voto oggi i più votati sarebbero Pd e FdI
Domani il presidente del Consiglio Mario Draghi sarà in Parlamento per verificare la fiducia. E mentre si avvicina l'appuntamento che potrebbe risolvere la crisi di governo o portare ufficialmente alla caduta dell'esecutivo, si parla sempre di più dell'ipotesi di elezioni anticipate. Secondo l'ultima media dei sondaggi di Termometro politico se gli italiani tornassero oggi alle urne i partiti più votati sarebbero Fratelli d'Italia e il Partito democratico, mentre tocca nuovi minimi la Lega. Vediamo quindi le intenzioni di voto.
L'indagine di Termometro Politico mette a confronto le rilevazioni di 4 istituti: SWG, TP, Tecné e Bidimedia. La media di questa settimana evidenzia come la situazione rifletta sempre un testa a testa tra le due principali forze politiche nel Paese, cioè Fratelli d'Italia e il Partito democratico. Le formazioni di Giorgia Meloni ed Enrico Letta sono entrambe al primo posto, alla pari al 23,2%. Se si andasse subito al voto, quindi sarebbero questi i principali partiti in Parlamento.
Chiaramente al governo tutto dipenderebbe dalle coalizioni. La Lega è la terza forza politica nel Paese, anche se in quest'ultima rilevazione il Carroccio tocca un nuovo minimo. Il partito di Matteo Salvini è infatti dato al 14,8%, davanti al Movimento Cinque Stelle che invece rimane all'11%. Una percentuale che, nelle prossime settimane, anche in base a come si esaurirà la crisi di governo potrebbe cambiare: potrebbe esserci un nuovo crollo tanto quanto i Cinque Stelle potrebbero risalire nei sondaggi. Rimane invece stabile Forza Italia che si conferma all'8,3%.
Tra le forze politiche minori quella che otterrebbe più consensi se si andasse al voto oggi è la confederazioni di Azione e +Europa, al 4,8%. A oltrepassare la soglia di sbarramento, però, anche Sinistra italiana e i Verdi, seppure in calo al 3,7%. Infine, Italia Viva, si ferma al 2,4%. Questa la situazione in caso di voto immediato. Anche se va sottolineato che, se domani Draghi venisse sfiduciato, non si andrebbe immediatamente al voto: le elezioni anticipate sarebbero verosimilmente tra settembre e ottobre.