Cosa dice l’appello sovranista firmato da Salvini e Meloni con Orban e la destra Ue
La destra europea si compatta contro l’Ue e lo fa con un appello in chiave sovranista attraverso il quale rigetta il concetto di “Europa senza nazioni”, un vero e proprio “Superstato europeo” nella visione dei firmatari che intravedono il rischio di una cessione di sovranità nazionale. L’iniziativa è capeggiata da Lega e Fratelli d’Italia, insieme ad altri partiti dei gruppi delle destre in Ue. L’appello arriva in concomitanza con la conferenza sul futuro dell’Europa, per reagire a questa visione dell’Ue che le destre rigettano. I promotori della dichiarazione sono i gruppi all’Europarlamento di Id ed Ecr, a cui si aggiunge il partito ungherese – del premier Viktor Orban – Fidesz, tra i non iscritti dopo aver lasciato il Ppe. Per l’Italia ci sono Matteo Salvini e Giorgia Meloni con Lega e Fdi, per la Spagna Vox, per la Francia il Rassemblement national. Poi i polacchi del Pis, gli ungheresi di Fidesz, e ancora: Fpoe (Austria), Vlaams Belang (Belgio), Dpp (Danimarca), Ekre (Estonia) e Ps (Finlandia), Ja21 (Paesi Bassi), El (Grecia), Pnt-Cd (Romania), Llra-kss (Lituania), Vmro (Bulgaria).
L'appello dei sovranisti: Ue basata su tradizioni e famiglia
L’assunto da cui parte la dichiarazione riguarda la cooperazione europea, che a parere dei firmatari sta “vacillando". Motivo per cui servirebbe una “profonda riforma”, poiché l’Ue starebbe “diventando sempre più uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa”. Al contrario, nella visione sovranista l’Ue dovrebbe basarsi “sulle tradizioni, sul rispetto della cultura e della storia degli Stati europei, dell'eredità giudaico-cristiana” e sui valori della “famiglia e dell'unità delle nazioni”.
Cosa c'è scritto nella dichiarazione della destra Ue
Partendo dalla storia recente, del Novecento, i dichiaranti parlando di indipendenza dei popoli e di pace tra le nazioni cooperanti, definendo questi principi come “grandi conquiste per un numero significativo di europei, avendo dato loro un senso di sicurezza permanente e creato condizioni ottimali per lo sviluppo”. Il processo d’integrazione, proseguono, ha portato al mantenimento della pace e alle buone relazioni tra Stati, un lavoro che “deve essere mantenuto come un valore di importanza epocale. Tuttavia la serie di crisi che hanno scosso l'Europa negli ultimi dieci anni hanno dimostrato che la cooperazione europea sta vacillando, soprattutto perché le nazioni si sentono lentamente spogliate del loro diritto ad esercitare i loro legittimi poteri sovrani”.
Da qui la contrarietà al superstato europeo, ritenuto una “manifestazione della pericolosa e invasiva ingegneria sociale del passato, situazione che deve indurre ad una legittima resistenza”. Un attacco alle istituzioni dell’Ue e al loro “iperattivismo moralista”, rimettendo al centro la convinzione “che la famiglia è l'unità fondamentale delle nostre nazioni. In un momento in cui l'Europa sta affrontando una grave crisi demografica con bassi tassi di natalità e invecchiamento della popolazione, la politica a favore della famiglia dovrebbe essere la risposta rispetto all'immigrazione di massa”.
L'appello all'Ue: sovranità resti ai singoli stati
La sovranità deve rimanere in capo alle nazioni, secondo le destre europee. Non rivedendo, in alcun modo, i trattati, contrariamente a quanto avvenuto “negli ultimi decenni”, quando “queste delimitazioni si sono spostate significativamente a svantaggio degli stati”. Per i firmatari dell’appello “è necessario creare, oltre al principio di attribuzione esistente, un insieme di competenze inviolabili degli Stati membri dell'Unione europea, e un meccanismo appropriato per la loro protezione, con la partecipazione delle corti costituzionali nazionali o di organismi equivalenti”. Il rischio paventato dai sovranisti è quello di arrivare “all'annullamento di fatto degli organi costituzionali nazionali, compresi i governi e i parlamenti, ridotti alla funzione di approvare decisioni già prese da altri”. Da qui l’appello a chiunque condivida questi principi a unirsi partendo da questo documento per attivare un “lavoro culturale e politico comune”.