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Cosa dice la risoluzione del M5s al Senato: no al riarmo europeo, più soldi alla sanità e svolta diplomatica su Kiev

Il Movimento 5 Stelle ha presentato una risoluzione al Senato che delinea la sua posizione in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo, proponendo soluzioni diplomatiche per il conflitto in Ucraina, opponendosi al piano “ReArm EU” e sollecitando un rafforzamento della difesa comune europea. Il testo affronta anche tematiche economiche, ambientali, migratorie e la situazione in Medio Oriente.
A cura di Francesca Moriero
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AGGIORNAMENTO:

Oggi la premier Giorgia Meloni è attesa in Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Dopo il suo intervento, il Movimento 5 Stelle presenterà un documento con 23 impegni, che riflettono la posizione del partito in vista del Consiglio europeo previsto per il 20 e 21 marzo. Sebbene la versione presentata sia ancora una bozza, i temi e le linee guida principali sono già delineati.

La risoluzione si distingue per un netto contrasto con le politiche adottate dalla Commissione Europea e dal Parlamento europeo, in particolare sul piano "ReArm EU" proposto dalla presidente Ursula Von der Leyen. Il testo ribadisce la necessità di un cambiamento radicale nella gestione del conflitto in Ucraina, puntando su soluzioni diplomatiche e un coinvolgimento più attivo delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea. Senza lasciare spazio a interpretazioni, il M5S si esprime chiaramente contro il riarmo: basta armi e no al piano di Von der Leyen.

Il punto sulla guerra in Ucraina

Il primo punto centrale della risoluzione riguarda la posizione del Movimento 5 Stelle rispetto alla guerra in Ucraina. Il partito di Giuseppe Conte sollecita infatti una netta svolta diplomatica, chiedendo una maggiore spinta da parte delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea per promuovere una soluzione negoziata al conflitto. Non è la prima volta che il partito porta avanti questa posizione, che risale già ai tempi del governo Draghi. Il documento esprime una ferma opposizione agli aiuti militari a Kiev, proponendo invece la sospensione della componente militare degli stessi. Una parte significativa della risoluzione riguarda il rifiuto di estendere la protezione dell'articolo 5 del trattato NATO all'Ucraina, un Paese non membro dell'Alleanza Atlantica. Il M5S, come si legge nel testo, esprime poi forte preoccupazione per il rischio di un'escalation del conflitto e propone una maggiore enfasi sulle iniziative diplomatiche per fermare il conflitto prima che diventi ancora più devastante.

Il rifiuto del Piano "ReArm Europe"

Un altro punto saliente riguarda il piano "ReArm Europe", che prevede il rafforzamento della difesa europea attraverso un aumento delle spese militari. Il Movimento 5 Stelle esprime una netta opposizione a tale piano, ritenendo che l'Italia non debba aderire senza prima un ampio confronto parlamentare. "Le priorità politiche su temi centrali quali la transizione verde e digitale, la sanità, l'istruzione e la green economy, cedono il passo al rafforzamento della capacità di produzione di armi e munizioni", si legge.

"Il Piano UE prevede un aumento esponenziale della spesa per la sicurezza e la difesa dell'Europa, declinata nel senso di un rafforzamento della capacità militare, attraverso l’istituzione di un nuovo strumento finanziario basato su prestiti agli Stati membri garantiti dal bilancio Ue, per l'acquisto, tra l'altro, di sistemi di difesa aerea e missilistica, artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-drone; gli Stati membri avrebbero inoltre la possibilità di innalzare la propria spesa militare a livello nazionale, tramite l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e Crescita (PSC), ipotesi che – consentendo lo scorporo degli investimenti per la difesa dal calcolo deficit/Pil – libererebbe, nelle intenzioni della Presidente della Commissione europea, complessivamente 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni, da aggiungersi ai 150 miliardi del nuovo strumento di prestiti per la difesa sostenuti dal bilancio dell'UE. Gli spazi di indebitamento a disposizione degli Stati membri verrebbero così occupati dalle spese per il riarmo, a svantaggio dello stato sociale e dei servizi alla persona, con evidenti disparità a seconda delle disponibilità di bilancio, creando un progetto di investimento industriale non organico, che potrebbe falsare la concorrenza interna, minando i principi stessi del mercato comune, in luogo di una sana e ordinata competizione intra-UE".

Il testo continua dicendo: "A questo si aggiunge la possibilità, prospettata nel Piano, per gli Stati membri, di fare ricorso al dirottamento dei fondi di coesione per il finanziamento delle spese per la difesa, in palese contrasto non solo con la finalità stessa della politica di coesione di riduzione dei divari territoriali, sociali e occupazionali", ma anche con il quadro finanziario pluriennale. "Una sorta di magna charta del riarmo europeo – risuona come una vera e propria chiamata alle armi da parte della Commissione europea agli Stati membri: emblematico è, in tal senso, la totale assenza della parola "pace" nella lettera della Presidente Von der Leyen che annuncia il Rearm EU", si legge ancora nel testo.

La risoluzione sottolinea in sintesi che ogni decisione in merito al riarmo europeo debba essere discusso e approvato dal Parlamento italiano: il M5S esclude insomma categoricamente l'utilizzo dei fondi di coesione dell'Unione Europea per finanziare questo piano, ritenendo che tali risorse dovrebbero invece essere destinate a ridurre le disuguaglianze economiche e sociali all'interno dei Paesi membri, sostenendo le regioni più svantaggiate. Il partito mette poi in guardia contro un aumento della spesa militare che potrebbe mettere a rischio il futuro economico dell'Unione Europea, soprattutto nei settori più vulnerabili.

Promozione di una difesa comune europea

Tra gli impegni chiesti al governo dalla risoluzione del Movimento cinque stelle sulle comunicazioni che la premier Meloni renderà nel pomeriggio nell'Aula del Senato c'è anche la necessità di una difesa comune europea. Il M5S sottolinea come questa situazione porti a inefficienze e duplicazioni delle risorse. Il partito propone quindi la creazione di un sistema di difesa europea unitaria, più razionale ed efficiente, che vada a rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione. L'idea è di promuovere una politica di difesa comune che non solo ottimizzi le risorse, ma che garantisca anche una protezione più equa e condivisa tra tutti i membri, in linea con gli interessi comuni.

"La deriva bellicista dell'Unione europea trova purtroppo conferma nelle dichiarazioni rilasciate dalla Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, a margine del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo 2025", si legge nel testo della risoluzione. "La Presidente ha paventato la possibilità di estendere l'articolo 5 del Trattato Nord Atlantico all'Ucraina pur non essendo un paese membro della Nato. L'articolo de quo prevede che in caso di un attacco armato contro uno Stato membro questo venga considerato quale attacco diretto contro tutte le parti, impegnando ognuna ad assistere la parte o le parti attaccate, facendo ricorso, se necessario, all'impiego della forza armata. Dunque, l'attivazione dell'articolo 5 comporterebbe un aumento esponenziale del coinvolgimento diretto dell'Italia nel conflitto russo-ucraino, così come degli altri paesi alleati, con il rischio concreto di un allargamento del conflitto su scala mondiale".

L'industria europea e la competitività

Un tema di rilevante importanza trattato nella risoluzione riguarda il futuro dell'industria europea, in particolare quella automobilistica, che sta affrontando "grandi sfide a causa della transizione ecologica e della crisi economica". Il M5S propone l'istituzione di un Fondo europeo per sostenere la competitività dell'industria europea, focalizzandosi su finanziamenti per la transizione ecologica e digitale delle imprese. Questo fondo dovrebbe essere alimentato attraverso l'emissione di debito comune, per garantire un supporto mirato alle imprese in difficoltà, evitando che l'aumento delle spese per la difesa metta a rischio i posti di lavoro e la stabilità economica dell'Unione.

"Ampliando la visione macroeconomica la "Bussola per la competitività" delinea un quadro in cui la competitività europea è ancora ostaggio di problemi strutturali che costringono le imprese in un contesto globale volatile caratterizzato da concorrenza sleale, catene di approvvigionamento fragili, costi dell'energia in aumento, carenza di manodopera e di competenze e accesso limitato ai capitali; nella visione della Commissione Europea resta centrale il piano per la decarbonizzazione del settore industriale che dovrà però garantire il recupero della competitività, soprattutto in alcuni settori strategici come quello automobilistico per cui è stato avviato un dialogo di confronto per affrontare con urgenza le sfide attuali e l’individuazione di soluzioni immediate per tutelare la capacità di investimento del settore, valutando le possibili flessibilità per fare in modo che l'industria europea rimanga competitiva, senza per questo rendere meno ambiziosi gli obiettivi per il 2025″, si legge nel testo che sottolinea poi: "Preoccupano, in tale contesto, le affermazioni rilasciate in questi giorni dal ministro Tajani circa la volontà del Governo di riconvertire l'industria dell'automotive verso la difesa".

La gestione dei flussi migratori e la politica di accoglienza

La risoluzione affronta anche la questione della gestione dei flussi migratori, un tema particolarmente delicato e centrale nell'agenda politica europea. Il Movimento 5 Stelle propone una revisione del principio del "paese di primo approdo", che penalizza gli Stati membri con frontiere marittime, e suggerisce invece l'introduzione di meccanismi automatici per una distribuzione più equa delle persone migranti tra i vari Stati membri. Il M5S sollecita inoltre l'introduzione di corridoi umanitari sicuri per garantire una gestione ordinata dei flussi migratori, soprattutto quelli provenienti da zone di conflitto come il Medio Oriente e l'Africa subsahariana, anche quali misure idonee a ridurre e contrastare il traffico di esseri umani. "Il Programma della Commissione europea 2025 in tema migratorio intende esternalizzare la questione puntando tutto sull'accelerazione dei rimpatri con un nuovo quadro legislativo per accelerare e semplificare il processo di rimpatrio, una linea che si sposa anche con le priorità della Presidenza di turno della Polonia che intende estendere a livello europeo le soluzioni fallimentari, già adottate dal Governo italiano, di gestire i migranti in appositi centri situati in Stati terzi", si legge nel testo.

"Priorità queste che sono sintomatiche della mancanza di una visione europea della gestione delle frontiere, soprattutto quelle marittime, priva di una reale condivisione e spirito solidaristico fra Stati membri; il coinvolgimento di Stati extra Ue ai fini della delocalizzazione dei migranti rappresenta chiaramente una resa politica, l'assenza di una strategia e la rassegnazione all'incapacità di gestione dei flussi migratori". La risoluzione poi conclude: "è di tutta evidenza come i nuovi quadri regolatori inerenti le migrazioni, adottati nel corso della precedente legislatura europea, non abbiano superato le criticità del sistema europeo comune d'asilo e dei cosiddetti regolamenti di Dublino – in particolare, con riguardo agli oneri che incombono sul Paese di primo ingresso dei migranti – e all'assenza di meccanismi in grado di garantire efficacemente gli obblighi di ricollocamento dei migranti".

La situazione dei palestinesi a Gaza

Un altro punto significativo riguarda la situazione dei palestinesi a Gaza: la risoluzione esprime forte preoccupazione per le politiche di evacuazione forzata ventilate dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e chiede così una revisione di tali piani. Il M5S sollecita il ripristino degli aiuti umanitari alla regione e l'organizzazione di una conferenza di pace per promuovere una soluzione diplomatica al conflitto israelo-palestinese. Il Movimento 5 Stelle sostiene la soluzione "due popoli, due Stati" e chiede al Governo italiano di intervenire con forza nelle sedi internazionali per garantire il rispetto dei diritti umani e opporsi a qualsiasi iniziativa che preveda l'espulsione forzata dei palestinesi dalla Striscia di Gaza.

"Alla luce della catastrofe umanitaria in corso a Gaza, ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per ripristinare e aumentare il flusso degli aiuti umanitari nella Striscia, incluso il ripristino immediato della fornitura di energia elettrica al fine di riprendere urgentemente le operazioni di desalinizzazione per la produzione di acqua potabile", si legge. "A contrastare fortemente in ogni sede l'ipotesi prospettata dal Presidente Trump che prevede l'evacuazione forzata dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, sostenendo iniziative volte alla ricostruzione del territorio a sostegno della dignità e dei diritti del popolo palestinese, in linea con il piano arabo siglato al Cairo il 4 marzo 2025".

È importante sottolineare che sul tema del Medio Oriente ci sarà poi un'integrazione al testo, sia alla Camera che al Senato.

"Raggiungere la pace a Gaza e promuovere il riconoscimento della Palestina"

Il Movimento 5 Stelle chiede al Governo di intensificare gli sforzi a livello internazionale ed europeo per ottenere un cessate il fuoco permanente e duraturo nella Striscia di Gaza, garantendo il rilascio degli ostaggi e la protezione della popolazione civile; sollecita poi l'avvio di una conferenza di pace basata sul principio di "due popoli, due Stati", secondo le legittime aspettative delle parti coinvolte e nel rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.

Un altro obiettivo fondamentale del M5S è il riconoscimento dello Stato di Palestina nei confini del 1967, come stabilito dalle risoluzioni delle Nazioni Unite, ritenendo che questo rappresenti un passo cruciale verso una soluzione pacifica del conflitto. In questa direzione, il Movimento richiede l'adozione da parte dell'Unione Europea di sanzioni dirette nei confronti del Governo israeliano, con la sospensione dell'accordo di associazione UE-Israele, a causa delle ripetute violazioni dell’articolo 2, che sancisce il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici. Il M5S chiede anche la sospensione delle autorizzazioni alla vendita di armi a Israele, in particolare quelle concesse prima del conflitto del 2023, affinché non vengano utilizzate per perpetuare violazioni del diritto internazionale. Il Movimento promuove, inoltre, la cooperazione con la Corte Penale Internazionale per garantire l'applicazione della giustizia nei confronti dei responsabili di crimini di guerra. Nel testo viene anche sollecitato un aumento degli aiuti umanitari per la Striscia di Gaza, in particolare per il ripristino della fornitura di energia elettrica, essenziale per la desalinizzazione e la produzione di acqua potabile. In questo contesto, il partito di Giuseppe Conte si oppone fermamente a qualsiasi ipotesi di evacuazione forzata dei palestinesi dalla Striscia di Gaza, come prospettato dal Presidente Trump, e sostiene iniziative per la ricostruzione della zona, in linea con il piano arabo firmato al Cairo nel marzo 2025.

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