Cosa dice la nuova sentenza della Cassazione sui centri migranti in Albania e i Paesi sicuri
La Suprema Corte, con un’ordinanza della prima sezione civile, si è espressa sul ricorso del governo contro il mancato avallo dei trattenimenti di migranti in Albania, deciso dal tribunale di Roma il 18 ottobre scorso.
Secondo la Cassazione, il giudice incaricato di convalidare i provvedimenti, pur essendo garante del diritto fondamentale alla libertà personale nel singolo caso, non può sostituirsi all’autorità governativa nella definizione dei Paesi sicuri, cioè alle valutazioni di competenza esclusiva del ministro degli Esteri e degli altri ministri coinvolti.
"Il giudice della convalida, garante, nell’esame del singolo caso, dell’effettività del diritto fondamentale alla libertà personale, non si sostituisce nella valutazione che spetta, in generale, soltanto al ministro degli Affari esteri e agli altri ministri che intervengono in sede di concerto", si legge nell’ordinanza interlocutoria.
Tuttavia, la Corte precisa che il giudice ordinario ha il potere e il dovere di verificare la legittimità del decreto ministeriale che inserisce un Paese nella lista dei Paesi sicuri, qualora questo contrastasse in modo evidente con la normativa europea.
"Il giudice ordinario, sebbene non possa sostituirsi all’autorità governativa sconfinando nel fondo di una valutazione discrezionale a questa riservata, ha, nondimeno, il potere-dovere di esercitare il sindacato di legittimità del decreto ministeriale, nella parte in cui inserisce un certo Paese di origine tra quelli sicuri, ove esso contrasti in modo manifesto con la normativa europea vigente in materia".
Secondo i giudici, questo principio si applica anche nei procedimenti di convalida del trattenimento, anche se solo in forme adattate alla necessità di una rapida valutazione. La Corte specifica che la qualificazione ministeriale di un Paese come sicuro non impedisce al giudice di considerare situazioni di persecuzione generalizzata tali da rendere quel Paese obiettivamente insicuro.
Nonostante l’ordinanza della Cassazione, la questione rimane aperta. La Cassazione ha deciso infatti, come aveva chiesto la Procura generale, di rinviare la questione alla Corte di giustizia europea che si pronuncerà "nell'udienza ormai prossima del 25 febbraio 2025, su plurimi ricorsi pregiudiziali" arrivati da giudici italiani e tedeschi. La sentenza della Corte europea, ha detto la Cassazione, darà "la possibilità di dettare un principio di diritto destinato ad operare anche per il futuro"
FdI: "Pietra tombale sulle speranze immigrazioniste della sinistra italiana"
La maggioranza accoglie con soddisfazione l’ordinanza della Cassazione, che ribadisce la competenza del governo nella definizione dei Paesi sicuri e nella gestione delle politiche migratorie. Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia e Sottosegretario alla Giustizia, afferma: “La Cassazione pone una pietra tombale sulle speranze immigrazioniste della sinistra italiana. La lista dei Paesi sicuri spetta al governo, così come le politiche migratorie. Il modello Albania, studiato e apprezzato in tutta Europa e osteggiato solo dalla sinistra italiana, è pienamente legittimo. Ora procederemo più speditamente nel contrasto all’immigrazione irregolare e alla tratta di esseri umani lungo il Mediterraneo”.
Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione di FdI, sottolinea poi come la decisione confermi la piena coerenza dell’azione di governo con il quadro normativo europeo: “La Cassazione conferma integralmente quanto diciamo da sempre: spetta agli Stati membri designare i Paesi sicuri. I giudici possono intervenire solo nei singoli casi concreti, valutando eventuali circostanze oggettive o personali. Questo principio, riconosciuto dalla Corte UE e ribadito oggi, smentisce le accuse ideologiche di alcuni magistrati e le strumentalizzazioni della sinistra”.
L’europarlamentare Nicola Procaccini evidenzia poi anche il significato della pronuncia nel ristabilire l’equilibrio tra i poteri: “La Cassazione boccia il tentativo di espropriare il governo del diritto di stabilire quali siano i Paesi sicuri per i rimpatri. La sentenza di primo grado, giustamente definita ‘abnorme’ dal ministro Nordio, era una chiara strumentalizzazione ideologica. Oggi viene riaffermato lo stato di diritto: i legislatori fanno le norme, i giudici le applicano”.
La maggioranza si dice insomma pronta a proseguire con maggiore determinazione nella lotta contro l’immigrazione irregolare, ribadendo che le politiche migratorie del Governo rispettano pienamente le direttive europee.
Le opposizioni, Nicita (Pd): “La destra fraintende le sentenze, fatto grave”
In una nota, Antonio Nicita, vicepresidente del gruppo Pd al Senato, critica l’interpretazione data dalla destra alla pronuncia della Cassazione: “È grave che la destra al governo non solo legiferi male, ma non comprenda, o peggio, non legga le sentenze. Da ore si rilancia la falsa notizia che la Cassazione civile avrebbe ribaltato le decisioni dei giudici, quando in realtà si è limitata a rinviare la questione alla Corte di Giustizia UE. Nessuno ha mai messo in dubbio le prerogative del Governo nella designazione dei porti sicuri, così come nessuno può negare il ruolo autonomo e indipendente del magistrato nel valutare il singolo caso in relazione allo status di Paese sicuro, principio riconosciuto dalla Corte UE”.
Nicita aggiunge: “Questa fretta della destra nel distorcere la pronuncia interlocutoria e di rinvio è direttamente proporzionale al tentativo di nascondere il fallimento dell’accordo con l’Albania. Un flop che continua, a prescindere dall’esito giuridico dei 20 migranti finora trasferiti lì. Una destra sempre più confusa, in difficoltà, incapace di fare leggi e di comprendere le sentenze”.
Anche Marco Lombardo del partito Azione si è espresso in merito all'ordinanza della Cassazione: "La sospensione da parte della Cassazione, in attesa della pronuncia della Corte di Giustizia Ue, in tema di definizione dei paesi sicuri, era inevitabile. Per garantire l'uniforme applicazione ed interpretazioni del diritto Ue, in tutti gli Stati membri, ci sono solo due vie: la sentenza della Corte di Lussemburgo o una normativa europea sui paesi sicuri. Tutto ciò dimostra che avevamo ragione: il decreto flussi del governo Meloni non serve a nulla in tema di lista dei paesi sicuri", dichiara Lombardo.