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Cosa dice la nuova relazione annuale sull’aborto e perché non l’ha pubblicata il ministero della Salute

Nel 2022 il numero di interruzioni di gravidanza è aumentato per la prima volta dopo anni di calo, anche tra le minorenni. Ma il numero complessivo è ancora decisamente più basso del 2019. Il dato viene dalla nuova relazione annuale sulla legge 194, arrivata con oltre nove mesi di ritardo – e a pubblicarla non è stato il ministero della Salute, ma un’associazione.
A cura di Luca Pons
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Il numero di aborti in Italia è leggermente aumentato, nel 2022, rispetto all'anno precedente: 65.661 in tutto, mentre nel 2021 erano state 63.653. Un +3,2% che segna il primo aumento dopo anni di calo. Va comunque sottolineato che il dato è più basso di quello del 2020, anno del Covid-19 (con 66.413 interruzioni di gravidanza), e decisamente più basso del periodo pre-pandemico: nel 2019 si superò quota 73mila aborti. E si conferma la tendenza storica al calo, visto che prima del 2014 si erano sempre registrate più di 100mila interruzioni all'anno.

Il dato viene dalla nuova relazione annuale sull'applicazione della legge 194, quella che in Italia regola l'accesso all'aborto. Il governo sarebbe obbligato a garantirne la pubblicazione ogni anno entro il mese di febbraio, ma quest'anno è arrivata oltre nove mesi dopo la scadenza. Un ritardo altissimo, anche se negli ultimi anni la relazione è sempre arrivata alcuni mesi dopo il limite previsto dalla legge. In questo caso però c'è una differenza: a pubblicarla non è stato il ministero della Salute.

La polemica sulla pubblicazione della relazione: non è sul sito del ministero

Più in generale, la pubblicazione non è arrivata da un ente pubblico, ma dall'associazione Pro choice, che ha reso disponibile il file sul proprio sito. Sul portale ufficiale del ministero, invece, non se ne vede ancora traccia, nonostante diverse fonti di stampa abbiano confermato che la relazione era pronta e che sarebbe già stata trasmessa dal ministero ai presidenti di Camera e Senato.

La cosa ha attirato le domande dei parlamentari dell'opposizione: "Come è possibile che la relazione, inviata il 22 novembre scorso ai presidenti di Camera e Senato, ma non ancora comparsa sul sito del Ministero, risulti invece pubblicata sul sito di Pro-choice? Cosa ne pensa il ministro Schillaci? Cosa è successo? C'è da restare un po' più che sorpresi", ha detto la senatrice del Pd Sandra Zampa. "Una anomalia che va spiegata", ha aggiunto la collega dem Cecilia D'Elia.

L'associazione Luca Coscioni ha sottolineato, tramite la sua segretaria nazionale Filomena Gallo, che "come ogni anno, la relazione continua a presentare dati vecchi e poco utili – quelli appena pubblicati sono infatti risalenti al 2022 – aggregati per Regione. Non rendendo pubblici i dati delle singole strutture non possiamo sapere davvero com'è applicata la legge 194″.

Quanti aborti ci sono stati in Italia

Al di là del giallo sulla pubblicazione, restano i dati. Il numero assoluto di aborti, come detto, è aumentato. Anche tra le minorenni: sarebbero state in 1.861 a interrompere una gravidanza, ovvero 2,2 ragazze ogni mille, mentre nel 2021 il tasso era di 2,1 ogni mille e nel 2020 era di 1,9. Anche in questo caso, per fare un paragone con il periodo pre-pandemia, nel 2019 il tasso era di 2,3 ogni mille. La crescita degli ultimi anni, secondo il ministero, è dovuta "al contemporaneo aumento delle Ivg delle minori italiane e della diminuzione di quelle straniere".

Allargando a tutte le donne dai 15 ai 49 anni, il tasso di abortività (che è considerato l'indicatore più accurato per una corretta valutazione del ricorso all'Ivg) nel 2022 è stato di 5,6 donne ogni mille che hanno interrotto una gravidanza. L'anno prima era stato di 5,3, nel 2019 di 5,8 per mille.

Nel rapporto si specifica che comunque sia il numero assoluto che il tasso di abortività, ma anche il rapporto di abortività (ovvero il numero di interruzioni di gravidanza rispetto ai bambini nati vivi: 16,7) sono tra i più bassi a livello internazionale, anche per quanto riguarda le minorenni. E, come detto, sono in linea con un calo che dal 1983 non si è mai interrotto, anche se quest'anno c'è stato un lieve rialzo.

L'unica zona in Italia in cui non si è registrato un leggero aumento nemmeno nel 2022 sono state Sicilia e Sardegna, e per quanto riguarda le fasce d'età l'unica che non ha visto differenze è stata quella tra 40 e 49 anni. Anche la percentuale di aborti ripetuti è tra le più basse a livello internazionale: il 23,3% delle Ivg è stato effettuato da donne che avevano già un'esperienza abortiva, contro il 24% del 2021 e il 25,2% del 2019.

I numeri degli obiettori e dell'accesso all'Ivg

La relazione riporta anche che è calato il numero di medici che si dichiarano obiettori (anche se la relazione tiene conto solo delle obiezioni ‘ufficiali', e non di quelle del personale che ostacola le procedure per l'aborto senza dichiararsi obiettore). Sono aumentati i non obiettori, ma se si registrano "situazioni critiche" in Puglia, Sicilia, Abruzzo e Campania. Anche per questo, è calato leggermente il carico di lavoro per i ginecologi non obiettori.

Per quanto riguarda l'accesso all'aborto sul territorio, su 540 sedi ospedaliere in Italia, 330 effettuano Ivg. In cinque Regioni, però, meno del 50% delle strutture sanitarie lo fanno. La percentuale più bassa si registra in Molise e in Campania. Nel 2022 si sono ridotti anche i tempi di attesa, dato che è aumentato il numero di aborti che viene effettuato entro 14 giorni dal rilascio dell'apposito documento (77,7%, era sotto il 60% nel 2011).

In più, le interruzioni di gravidanza farmacologiche hanno superato in numero gli aborti chirurgici: sono state il 52% degli interventi. Dal 2009, quando è stata normata e consentita, l'Ivg farmacologica è diventata sempre più utilizzata e richiesta, tra i vari motivi anche perché è meno invasiva. Tuttavia la sua diffusione è diversa nelle varie zone del Paese: è circa al 54% al Centro e al Nord, al 48,5% al Sud e al 33% nelle Isole.

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