Cosa dice la mozione del Movimento 5 Stelle contro il riarmo europeo

È iniziata, in Aula alla Camera, la discussione generale delle mozioni sul piano di riarmo europeo presentate da Pd, M5s, Avs e Azione."Noi come Movimento 5 stelle, da oggi, inizieremo ogni giorno a parlare del piano di riarmo in quest'aula", ha dichiarato il capogruppo dei 5s a Montecitorio, Riccardo Ricciardi.
"Vi diamo una notizia dato che i principali giornali italiani non l'hanno data, sabato c'è stata la prima grande manifestazione, non d'Italia, ma d'Europa, contro questo piano disastroso. Noi ci siamo abituati, ci siamo nati con i giornali che ci ignoravano, ma il problema non è che ignorano il Movimento 5 stelle il problema è che ignorano quelle persone che sabato erano in piazza. Gli organi di stampa e la politica" stanno ignorando "quelle persone, quei giovani", ha proseguito il deputato illustrando la mozione. "D'altronde in quella piazza abbiamo sentito anche tante parole, che ci dicevano come che ‘la guerra inizia quando non si fa che parlare di guerra', è quello state facendo. Non si fa nulla per affrontare la guerra commerciale", ha proseguito.
Ricciardi ha attaccato il governo per non aver preso – a suo dire – una posizione netta nei confronti dei dazi imposti da Trump. "Meloni che fa? Andrà a negoziare qualche cosina, non si sa, forse riandrà ad abbassare il capo, prima l'ha fatto con Biden ora la fa con Trump, non si sa quale sia la sua linea politica. "La cosa triste è che c'è un componente del governo e nessuno della maggioranza che abbia il coraggio di prendere la parola su questa mozione. Centomila fuori. Uno, nessuno, centomila", ha concluso.
Il testo della mozione anti-riarmo del M5s
Ecco il testo della mozione:
La Camera,
premesso che:
1) le conclusioni del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025 confermano la pericolosa quanto concreta svolta militarista dell’Europa, preannunciata nel Libro Bianco della Difesa europea, ribattezzando il Piano di riarmo europeo “Rearm Europe” in “ReArm Europe Plan/ Readiness 2030”, intendendo sottolineare la capacità di prontezza e risposta militare, in totale contrasto con i principi e i valori comuni dell’Unione europea ossia libertà, democrazia, uguaglianza e Stato di diritto, promozione della pace e della stabilità. Una vera e propria chiamata alle armi;2) in particolare, al titolo IV – Difesa e Sicurezza europee, delle conclusioni del Consiglio, si chiede al paragrafo 21 “un'accelerazione dei lavori su tutti i filoni per potenziare in modo decisivo la prontezza dell'Europa alla difesa nel corso dei prossimi cinque anni”, a tal fine invitando “il Consiglio e i co- legislatori a portare avanti rapidamente i lavori sulle recenti proposte della Commissione”. Al paragrafo 23, del medesimo titolo, il Consiglio invita la Commissione e l’Alta rappresentante a riferire periodicamente in merito agli avanzamenti compiuti nell’attuazione delle conclusioni sulla difesa;
3) al Consiglio europeo sono comunque emerse varie divergenze tra gli Stati membri in materia di debito comune e sul tema degli investimenti. Il debito comune dovrà essere necessariamente affrontato nel prossimo Consiglio di giugno, considerato che al summit Nato in programma all’Aja dal 24 al 26 giugno 2025 verrà indicato il nuovo target di spesa per i Paesi membri dell’Alleanza atlantica;
4) il 19 marzo 2025, la Commissione e l'Alta rappresentante hanno presentato il Libro bianco sulla difesa europea, contestualmente la Commissione ha presentato, nell'ambito del piano ReArm Europe/Readiness 2030, un pacchetto di difesa che fornisce leve finanziarie agli Stati membri dell'UE al fine di facilitare l’aumento degli investimenti nelle capacità di difesa;
5) ReArm Europe Plan/ Readiness 2030 ha ottenuto un prima via libera nel corso del Consiglio europeo straordinario dello scorso 6 marzo, tra cui il sostegno del Governo italiano, dopo esser stato annunciato già qualche giorno prima, in maniera alquanto irrituale consideratone la portata e l’ impatto, con una lettera del Presidente della Commissione europea Von der Leyen all’attenzione dei capi di Stato e di Governo dei Paesi membri;
6) il Piano declinato in 5 punti, vale 800 miliardi di euro e, segna un deciso cambio di rotta dell’ Unione a favore di una vera e propria militarizzazione dell’Ue, come a più riprese denunciato dal gruppo parlamentare “MoVimento Cinque Stelle”, in cui le priorità politiche su temi centrali quali la transizione verde e digitale, la sanità, l’istruzione e la green economy, cedono il passo al rafforzamento della capacità di produzione di armi e munizioni;
7) in particolare, il Piano Ue prevede un aumento esponenziale della spesa per la sicurezza e la difesa dell'Europa, declinata nel senso di un rafforzamento della capacità militare, attraverso l’ istituzione di un nuovo strumento finanziario basato su prestiti agli Stati membri garantiti dal bilancio Ue, per l’acquisto, tra l’altro, di sistemi di difesa aerea e missilistica, artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-drone, nonché investimenti in infrastrutture critiche e protezione dello spazio, mobilità militare, cyber, intelligenza artificiale e guerra elettronica;
8) gli Stati membri avrebbero inoltre la possibilità di innalzare la propria spesa militare a livello nazionale, tramite l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e Crescita (PSC), ipotesi che – consentendo lo scorporo degli investimenti per la difesa dal calcolo deficit/Pil – libererebbe, nelle intenzioni della Presidente della Commissione europea, complessivamente 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni, da aggiungersi ai 150 miliardi del nuovo strumento di prestiti per la difesa sostenuti dal bilancio dell'UE. Gli spazi di indebitamento a disposizione degli Stati membri verrebbero così occupati dalle spese per il riarmo, a svantaggio dello stato sociale e dei servizi alla persona, con evidenti disparità a seconda delle disponibilità di bilancio, creando un progetto di investimento industriale non organico, che potrebbe falsare la concorrenza interna, minando i principi stessi del mercato comune, in luogo di una sana e ordinata competizione intra-Ue. La possibilità di attivare la clausola di salvaguardia è stato uno dei punti che ha fatto emergenze distanze profonde tra Stati membri al Consiglio europeo di marzo 2025, considerate le singole situazioni debitorie dei Paesi;
9) allo stato attuale, dunque, si prospetta unicamente una mobilitazione senza precedenti di risorse finanziarie per l’aumento delle spese militari a livello nazionale dei singoli Stati membri, peraltro senza una revisione delle regole fiscali europee ma incidendo esclusivamente sul debito dei singoli Paesi membri;
10) la svolta bellicista descritta sta minando le fondamenta dello spirito originale del grande progetto di pace che sarebbe dovuta essere l’Unione europea e che auspichiamo si torni a perseguire, come rivoluzionariamente sancito dal testo del “Il Manifesto di Ventotene”, ovvero uno dei testi fondanti dell’Unione europea, per creare una federazione europea ispirata ai principi di pace, libertà e democrazia;
11) considerati i futuri sviluppi a livello europeo in materia di difesa, come riportato nelle conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2025, è fondamentale tenere costantemente informati gli organi parlamentari competenti, come previsto dalla legge 24 dicembre 2012, n. 234 recante “Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea”, all’articolo 4, comma 2, disponendo che “ Il Governo informa tempestivamente i competenti organi parlamentari su iniziative o su questioni relative alla politica estera e di difesa comune presentate al Consiglio dell'Unione europea o in corso di esame da parte dello stesso, dando specifico rilievo a quelle aventi implicazioni in materia di difesa.” impegna il Governo:
1) a non proseguire nel sostegno del piano di riarmo europeo “ReArm Europe/Readiness 2030”;
2) al fine di recuperare i valori fondanti dell’Unione europea, a sostenere nelle opportune sedi europee la sostituzione integrale del “ReArm Europe/Readiness 2030” con un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell’Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all’occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile;
3) a dare seguito tempestivamente al dettato normativo di cui all’articolo 4 della legge 234 del 2012, al fine di aggiornare costantemente gli organi parlamentari competenti in merito alle evoluzioni in materia di difesa di cui in premessa, nel rispetto del dialogo politico e a salvaguardia delle prerogative parlamentari alla luce della nuova postura bellicista assunta dalla commissione europea.