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Cosa dice la legge che dà un medico di base alle persone senza dimora, approvata dalla Camera

Approvata all’unanimità dalla Camera la legge che riconosce anche alle persone senza fissa dimora l’accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale come un medico di base, la medicina preventiva, consultori, vaccinazioni e altro ancora. Oggi, invece, chi non ha residenza può usare solo il Pronto soccorso per i casi di emergenza.
A cura di Luca Pons
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Immagine di repertorio
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La Camera ha approvato all'unanimità, con 227 voti a favore, la proposta di legge del Partito democratico a prima firma del deputato Marco Furfaro per l'assistenza sanitaria alle persone senza fissa dimora. "Una grande conquista di civiltà", ha dichiarato la segretaria dem Elly Schlein. Ora il testo passerà al Senato. Il motivo per cui una legge si è resa necessaria è che oggi le persone senza fissa dimora non possono avere accesso a un medico di base (e tecnicamente nemmeno a Sert e consultori, né alle vaccinazioni) a causa di un cavillo burocratico. Se la legge sarà approvata definitivamente nella sua forma attuale, partirà una sperimentazione nelle città metropolitane per l'assegnazione di un medico di medicina generale a tutti coloro che non hanno fissa dimora.

Cosa cambia con la legge Furfaro

La sperimentazione partirebbe nelle quattordici città metropolitane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia. La legge prevede uno stanziamento da due milioni di euro per coprire le spese necessarie all'assistenza sanitaria territoriale. A ciascuna persona senza dimora sarebbe consentita "la scelta del medico di medicina generale, nonché l’accesso alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza", si legge nel testo.

Nella prima versione del testo, più ambiziosa, la proposta del Pd era di assegnare a tutte le persone senza dimora un medico di base, con un costo stimato di quattro milioni di euro all'anno. Dopo le mediazioni con la maggioranza e con il governo, invece, si è passati a una sperimentazione limitata alle grandi città – dove comunque si stima che si trovi più del 60% delle persone senza dimora, poco meno di 60mila persone secondo l'ultimo censimento Istat – e solo per due anni, nel 2025 e 2026. I lavori sulla legge sono durati oltre un anno, ma alla fine il via libera a Montecitorio è arrivato con un voto unanime, cosa che fa pensare che l'iter al Senato sarà più rapido.

Perché chi è senza dimora non ha accesso alla sanità pubblica

Come detto, il motivo per cui le persone senza dimora non hanno accesso a un medico di famiglia è sostanzialmente un cavillo burocratico. La legge 833 del 1978 che ha creato il Servizio sanitario nazionale, infatti, ha stabilito che chi utilizza il Ssn deve essere iscritto "in appositi elenchi periodicamente aggiornati presso l'unità sanitaria locale nel cui territorio hanno la residenza". Senza residenza, quindi, non si ha diritto all'iscrizione, e di fatto si resta tagliati fuori da buona parte della sanità pubblica.

Oggi dunque una persona senza fissa dimora non hanno un medico di base, né possono accedere a consultori e Sert, e neanche alle vaccinazioni, i tamponi e tutte le misure della cosiddetta medicina preventiva. L'unico diritto che viene tutelato a prescindere dalla residenza è quello alle prestazioni in Pronto soccorso e dell'emergenza urgenza. Perciò, nella gran parte dei casi chi non ha una residenza è costretto a non ricevere cure fino a quando non si trova in condizioni di salute critiche. Una situazione che, anche se si volesse ignorare l'aspetto umano, risulta persino più costosa per lo Stato: gli interventi emergenziali, naturalmente, costano molto più rispetto a una visita preventiva e le altre prestazioni sanitarie che possono prevenire le condizioni più gravi.

Schlein: "Conquista di civiltà", Furfaro (Pd): "Lo Stato non vi abbandona"

Elly Schlein ha affermato che con la legge Furfaro "si colma una grave lacuna", ed è "una grande conquista di civiltà che renderà" il Ssn italiano "ancora più giusto e inclusivo." Ancora una volta", ha concluso la segretaria, "il Partito democratico dimostra di mettere i veri problemi delle persone al centro della propria iniziativa politica". Soddisfatto anche il primo firmatario, Marco Furfaro: "Questa legge non solo restituisce il pieno diritto alle cure a decine di migliaia di persone, ma finalmente sapranno che lo Stato non le ha abbandonate. Stiamo parlando", ha insistito, "di padri di famiglia che si separano e finiscono a dormire in macchina, donne vittime di violenza che scappano di casa e vanno a vivere da amici, persone che perdono il lavoro e finiscono in strada e non hanno un tetto sopra la testa". La responsabile Sanità del Pd, Marina Sereni, ha aggiunto: "È un passo avanti piccolo ma molto importante nella direzione indicata dall'articolo 32 della Costituzione, una legge che rende visibili gli invisibili, tutelando la salute di ogni persona e della collettività".

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