Cosa dice il report dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulla crescita economica, tasse e pensioni
Il contesto globale incerto e fragile, costellato di tensioni geopolitiche e guerre, pesa sulla situazione economica italiana. Lo mette nero su bianco l'Ufficio parlamentare di bilancio, che ogni anno pubblica un rapporto sullo stato della finanza pubblica e le prospettive per l'economia del nostro Paese. Un documento, presentato oggi a Roma, in cui si definiscono "accettabili" le stime del governo, ma si sottolinea come queste rimangano "esposte a rischi difficilmente controllabili". Nel testo, per quanto riguarda le previsioni economiche, si legge: "Le proiezioni macroeconomiche dell’Upb non si discostano significativamente da quelle del governo, ma sono più caute. L’Upb attende per quest’anno un’espansione del PIL dello 0,8%, un’accelerazione nel 2025 all’1,1% e successivamente un rallentamento".
Per quanto riguarda il defict – parametro per il quale oggi l'Unione europea ha avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia – l'Upb segnala che nel 2023 è stato pari al 7,4%, "in riduzione rispetto all’anno precedente, ma ancora elevato per il quarto anno consecutivo". Inoltre, per il " terzo anno consecutivo, è proseguita la discesa del rapporto tra il debito pubblico e il PIL, che si è attestato al 137,3%, 17,6 punti percentuali in meno rispetto al picco registrato nel 2020". E ancora: "Il rapporto tra il debito pubblico e il PIL è atteso aumentare fino al 2026, quando raggiungerebbe il 139,8 per cento, per poi ridursi di due decimi di punto nel 2027; sul profilo del debito incidono in misura rilevante le ingenti compensazioni d’imposta legate agli incentivi fiscali per il settore edilizio degli ultimi anni". Nel report si accolgono positivamente le ultime modifiche apportare dal governo per quanto riguarda il Superbonus, una misura che ha avuto un impatto considerevole sui conti pubblici.
La presidente dell'Upb Lilia Cavallari ha sottolineato come il debito italiano rappresenti una vulnerabilità: "La politica di bilancio italiana ha di fronte un percorso di risanamento volto a ridurre il peso di un debito pubblico elevato che costituisce un fattore di vulnerabilità per l'economia del Paese, oltre a sottrarre risorse a impieghi produttivi e socialmente utili. È un percorso ambizioso che limita la possibilità di effettuare interventi in disavanzo, ma che fornisce altresì una opportunità da cogliere".
Cavallari (Upb): "Risorse scarse, ottimizzarne l'uso"
L'Upb inoltre sottolinea come per la prossima Manovra sarà necessario "sarà necessario individuare coperture per le politiche invariate che si deciderà di attuare e per eventuali nuovi interventi" e come in generale "il quadro di finanza pubblica presenta diversi elementi di incertezza, legati a rischi al ribasso sulla crescita, a criticità nell’attuazione del Pnrr e a rischi relativi agli andamenti futuri dei crediti diimposta".
Presentando il documento, la presidente dell'Upb ha sottolineato quanto il contesto italiano sia caratterizzato "da risorse pubbliche limitate a fronte di sfide imponenti che si delineano per l'economia e la società" e dunque "la necessità di programmare il consolidamento su un orizzonte pluriennale limiterà negli anni a venire la possibilità di finanziare interventi in disavanzo". Per questa ragione "occorrerà ottimizzare l'uso di risorse scarse" e bisognerà "rafforzare l'efficienza della spesa e delle spese fiscali sulla base di solide analisi di valutazione della loro efficacia. Andrà inoltre garantito che il sistema fiscale fornisca il gettito adeguato, proseguendo nella strategia di riduzione delle possibilità di evasione ed elusione, contenendo l'erosione delle basi imponibili e assicurando una distribuzione equa del carico tributario"-
Come è andata l'economia italiana negli ultimi 10 anni
Nel valutare complessivamente l'ultimo decennio, l'Upb rimarca anche come la crescita economica italiana sia stata "costantemente inferiore a quella dell'area euro", soprattutto a causa della "debole dinamica produttiva", "ma anche dalla contenuta crescita dei consumi". Poi si legge: "Il divario di crescita con l’area dell’euro nei sei anni prima della pandemia è stato solo parzialmente imputabile alla correzione dei conti pubblici, evidenziando consolidate debolezze strutturali". La pandemia di Covid arrivata nel 2020 ha poi "fortemente colpito l’economia globale, causando uno shock senza precedenti; in Italia nel 2020 il Pil si è ridotto del 9%, come non era mai accaduto in tempi di pace". Le misure messe in campo dall'Unione europea hanno però concesso alle economie dei Paesi di sostenere l'impatto del lockdown e delle chiusure, mostrando "segni di resilienza".
Il report prosegue: "La crescita media del PIL nel periodo 2020-23 è stata dell’1,1%, superiore per 0,2 punti percentuali a quella dell’area dell’euro. Gli investimenti hanno registrato una crescita significativa, trainati da incentivi fiscali estremamente generosi per l’edilizia abitativa ma anche da agevolazioni per l’innovazione". Per quanto riguarda le nuove regole del Patto di stabilità e crescita, l'Upb stima che "l'aggiustamento richiesto per rispettare il nuovo quadro di regole da parte dell’Italia" sia pari a "0,5-0,6 punti percentuali di Pil all’anno su un sentiero di aggiustamento settennale".
Cosa dice il Rapporto Upb per quanto riguarda
Per quanto riguarda la tassazione nel nostro Paese, ma anche la situazione economica di famiglie e imprese, l'Upb ha sottolineato come "nel decennio scorso si è accentuata per le famiglie la progressiva erosione della base imponibile dell'Irpef che ha ridotto l’equità del prelievo e la sua capacità redistributiva". E ancora: "I principali interventi sull’Irpef hanno ridotto il prelievo soprattutto sui redditi di lavoro medio-bassi ma hanno generato aliquote marginali elevate. Con la crisi inflazionistica è tornato rilevante l’effetto del
drenaggio fiscale che ha più che compensato le riduzioni dell'Irpef dell’ultimo decennio". E ancora, si accoglie positivamente l'effetto dell'Assegno Unico, che ha premiato soprattutto le famiglie più in difficoltà, e si afferma come "le modifiche alle regole pensionistiche, Jobs Act e agevolazioni contributive abbiano favorito
nell’ultimo decennio le dinamiche occupazionali".
In riferimento alle pensioni si legge: "Requisiti pensionistici meno stringenti non si autofinanziano con miglioramenti indotti nell’occupazione, e necessitano di correttivi al calcolo delle pensioni. Una correzione attuariale delle pensioni serve anche a non sottrarre risorse ad altri istituti di welfare con finalità redistributive". Infine, per quanto riguarda le imprese, "nell’ultimo decennio è diminuito il numero delle imprese ma è aumentata la quota di società di capitali. Nonostante le crisi, il tessuto produttivo si è mostrato resiliente".