In un momento così complesso per la politica e l’economia del nostro Paese, la cosa di cui più avevamo bisogno era una bella polemica sugli stipendi dei parlamentari e un nuovo dibattito sul finanziamento pubblico ai partiti. Questioni evidentemente essenziali per il dibattito pubblico che prendono le mosse da due proposte fatte dal senatore del Partito Democratico Luigi Zanda, fresco di nomina come tesoriere del Partito Democratico dopo la vittoria delle primarie da parte di Nicola Zingaretti. Proposte che non sono recentissime ma che hanno avuto grande risonanza dopo un pezzo del Fatto e sono state poi rilanciate dalla macchina social del Movimento 5 Stelle. Lo stesso Luigi Di Maio, sui suoi profili social, ha scritto:
Noi abbiamo approvato due misure per un nuovo modello di welfare e andiamo verso il taglio degli stipendi dei parlamentari. Qualcun altro – che mi dicono essere il tesoriere di questo "nuovo" Pd – nemmeno qualche settimana fa ha depositato sempre in Senato una proposta di legge per aumentare ulteriormente, invece, proprio gli stipendi dei parlamentari (equiparandoli a quelli degli europarlamentari). Parliamo di ben 2-5 mila euro in più al mese, che un lavoratore comune vede col binocolo. E sul salario minimo tacciono. Bella la sinistra falce e cashmere, ne sentivamo quasi la mancanza.
Dopo qualche ora di imbarazzo, il Partito Democratico ha diffuso una nota ufficiale, con la quale ha sostanzialmente preso le distanze dalle proposte di Zanda, che resta dunque "a titolo personale":
Non esiste alcuna proposta del Pd sul tema delle indennità dei parlamentari, quanto iniziative di singoli parlamentari, anche autorevoli, nello svolgimento della loro attività istituzionale. Il tema del finanziamento della politica è una questione molto complessa che andrà discussa nei tempi che il Parlamento si vorrà dare.
Ma di cosa stiamo parlando? Le proposte sono due, affidate a due disegni di legge, uno piuttosto recente (depositato il 19 febbraio e presentata otto giorni dopo al Senato), l'altro risalente alla scorsa legislatura. Entrambe le proposte vengono prima della nomina di Zanda a tesoriere del Partito Democratico e solo quella sugli stipendi dei parlamentari è stata avanzata in questa legislatura. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e proviamo a capire se davvero Zanda vuole aumentare lo stipendio ai suoi colleghi.
La proposta per aumentare gli stipendi dei parlamentari italiani
La proposta che porta la firma dell’ex capogruppo del Partito Democratico al Senato intende modificare la legge 1261 del 31 ottobre del 1965, che regola (con qualche modifica recente) il trattamento economico dei membri del Parlamento. Al momento, l’importo dell’indennità mensile (“comprensiva anche del rimborso di spese di segreteria e di rappresentanza”) è determinato dagli Uffici di Presidenza delle Camere, ma in misura tale che non superi “il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate”. La prima modifica che Zanda propone è quella di equiparare tale indennità a quella “mensile lorda dei membri del Parlamento europeo”. Di che cifre stiamo parlando?
L'indennità
Riferendoci alla sola indennità, dunque, la proposta di Zanda (riferita ai senatori) prevede di passare dagli attuali 10.385,31 euro alla cifra di 8.757,70 euro mensili, sempre lordi. Più complicato fare il calcolo sul netto: per i senatori italiani al netto delle ritenute fiscali e dei contributi obbligatori per il trattamento previdenziale, per l'assegno di fine mandato e per l'assistenza sanitaria, l'indennità mensile risulta pari a circa 5mila euro netti (le oscillazioni dipendono dalle diverse imposte regionali e comunali); gli europarlamentari versano una serie di contributi assicurativi, che fanno scendere a 6.824,85 euro l’importo netto percepito, che poi sarà soggetto a tassazione nei rispettivi stati nazionali.
La diaria
L'indennità prevista sarebbe dunque minore, ma a tale cifra andrebbe aggiunta la diaria, che è il vero oggetto della discordia, praticamente da sempre. Al momento, i senatori italiani incassano 3500 euro, con alcune decurtazioni in caso di assenze, in Aula e nelle Commissioni. Zanda propone “un'indennità diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma, determinata sulla base di quindici giorni di presenza per ogni mese e nella misura corrispondente all'indennità giornaliera corrisposta ai membri del Parlamento europeo”. Il conto è semplice: gli europarlamentari ricevono al momento 320 euro al giorno di diaria, che moltiplicato per 15, porterebbe a 4800 euro la diaria percepita anche dai senatori italiani.
Le spese per l'esercizio del mandato
I senatori italiani hanno diritto a un rimborso delle spese per l’esercizio del mandato che è costituito da una cifra fissa di 2090 euro mensili e da un’altra quota, sempre di 2090 euro mensili, che è però sottoposta a rendicontazione quadrimestrale. Con la proposta del tesoriere del Partito Democratico, anche questa voce sarebbe equiparata a quella corrisposta agli europarlamentari, che al momento è di 4513 euro al mese. È importante sottolineare anche il comma 4 della proposta Zanda, che riguarda i collaboratori personali del parlamentare. Si legge nel testo: “Le Camere rimborsano le spese effettivamente sostenute dai parlamentari per l'impiego di collaboratori personali liberamente scelti dai parlamentari stessi nell'ambito di un plafond mensile determinato nella misura del corrispondente plafond mensile nell'ambito del quale sono rimborsate le spese sostenute dai membri del Parlamento europeo per la medesima finalità”. Ecco, il plafond mensile per gli europarlamentari è piuttosto alto, come si legge nella specifica sezione del regolamento:
I deputati al Parlamento europeo possono scegliere personalmente i propri assistenti entro i limiti di una dotazione di bilancio definita dal Parlamento e alle condizioni stabilite dal capitolo 5 delle misure di attuazione dello Statuto dei deputati. Nel 2019, l'importo massimo mensile disponibile è pari a 24 943 euro per deputato. Questo importo non viene versato ai deputati ma erogato come retribuzione agli assistenti che soddisfino le condizioni e dispongano di un contratto valido nonché agli organismi incaricati di prelevare le imposte sulle retribuzioni.
Questo passaggio consentirebbe di regolamentare la figura del collaboratore, anche se all’Europarlamento la retribuzione è a carico dell’istituzione e non del singolo parlamentare. Al momento, tra l’altro, come spiegava l’associazione dei collaboratori parlamentari “il budget a disposizione dei parlamentari per i collaboratori oggi include altre voci riconducibili soprattutto alla attività politica sul territorio” e il sistema è piuttosto confuso.
Le spese di viaggio, telefoniche e "di altro tipo"
Dal primo gennaio del 2011, i parlamentari italiani hanno un rimborso forfettario mensile di 1650 euro per spese di viaggio e spese telefoniche (che incassano in ogni caso, anche senza produrre rendicontazioni). Zanda propone il rimborso delle spese di viaggio effettivamente sostenute e nulla dice circa le spese telefoniche, che dunque rientrerebbero nelle spese per l’esercizio del mandato.
E quindi?
Provando a sommare tutte le voci elencate prima, abbiamo:
Indennità:
– attuale: 10385,31 euro
– legge Zanda: 8757,70 euro
Diaria:
– attuale: 3500 euro
– legge Zanda: 4800 euro
Esercizio del mandato:
– attuale: 2090 euro (più altri 2090 euro)
– legge Zanda: 4513 euro, con collaboratori pagati a parte
Altre spese:
– attuale: 1650 euro di rimborso forfettario
– legge Zanda: solo spese effettuate
Totale:
– attuale: indennità (lorda) 10385,31 + altre spese per 7240 euro (più altri eventuali 2090 euro)
– legge Zanda: indennità (lorda) 8757,70 euro + 9313 euro + spese di viaggio e collaboratori pagati a parte.
Dunque, da un punto di vista strettamente formale non è corretto dire che "Zanda vuole aumentare lo stipendio ai parlamentari", visto che l'indennità diminuisce di una cifra non compensata dall'aumento della diaria. Complessivamente, però, il costo di un singolo parlamentare per le casse dello Stato aumenterebbe in maniera considerevole e non è chiarissimo cosa dovrebbero poi fare i parlamentari italiani con la voce "spese per l'esercizio del mandato", aumentata e privata anche della quota destinata ai collaboratori. Il regime delle rendicontazioni, infine, diventerebbe più stringente con la proposta Zanda, che cancellerebbe la zona d'ombra sui collaboratori parlamentari.
PS: È invece corretta la polemica sulla “reintroduzione dei vitalizi” e sulla formulazione del Tfr, visto che di fatto Zanda propone “un'indennità transitoria a carattere temporaneo, il cui diritto matura allo scadere del mandato parlamentare, determinata nella misura dell'identica indennità corrisposta ai membri del Parlamento europeo”, associata a “un trattamento differito di natura assicurativa, il cui diritto matura a condizione che sia scaduto il mandato parlamentare e che il beneficiario abbia compiuto il sessantatreesimo anno di età”.