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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Cosa ci sarà al posto del reddito di cittadinanza, spiegato dalla ministra del Lavoro

Si torna come prima: a occuparsi dell’assistenza per chi non può lavorare saranno soprattutto i Comuni, perché il collocamento spetterà a Regioni e centri per l’impiego. La ministra del Lavoro Marina Calderone ha discusso cosa ci sarà al posto del reddito di cittadinanza in un’intervista al Sole 24 ore.
A cura di Luca Pons
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La ministra del Lavoro Marina Calderone ha presentato per la prima volta alcune ipotesi – ancora non definite in modo puntuale – su cosa intende fare il governo Meloni per sostituire il reddito di cittadinanza. Come stabilito con l'ultima legge di bilancio, il Rdc sparirà completamente nel 2024, ma già nel 2023 lo potranno ricevere solo per sette mesi i cosiddetti "occupabili", cioè tutti i maggiorenni under 65 che non hanno in famiglia minori, anziani sopra i 65 anni o persone con disabilità.

In un'intervista al Sole 24 ore, Calderone ha detto che quando non ci sarà più il reddito di cittadinanza "ci saranno percorsi differenziati". Da una parte, "assistenza per chi si trova in situazione di difficoltà", cioè per coloro che riceveranno il Rdc per tutto il 2023 e che, non potendo lavorare, dovranno ricevere un'altra forma di sussidio dall'anno prossimo. Dall'altra, "attenzione alla platea degli occupabili", che è una platea "mobile" e per i quali "l'obiettivo strategico è l’inclusione attiva, in modo che le persone vengano prese in carico prima di arrivare al sussidio".

I centri per l'impiego non hanno funzionato: 600mila percettori di Rdc non contattati

Resta, quindi, l'idea di continuare a garantire assistenza solo a chi non è "occupabile". Per gli altri, si pensa a un percorso di accompagnamento al lavoro. In teoria sarebbe già così, ma la ministra ha sottolineato che negli scorsi anni ci sono stati dei problemi nel sistema: "Ci sono 600mila lavoratori mai presi in carico dai servizi per l’impiego e che invece avrebbero dovuto essere soggetti a un percorso di valutazione", per essere poi avviati "all’assistenza o all’accompagnamento al lavoro". Questo non è avvenuto anche perché le Regioni sono state lente a potenziare i centri per l'impiego, come aveva detto Calderone in un'altra occasione.

Fatto sta che, nelle condizioni attuali, "la scommessa è rimettere in gioco una platea significativa di lavoratori nel momento in cui le aziende fanno fatica a reperirli. Bisogna far funzionare l’incrocio tra domande e offerta di lavoro". Un compito che fino all'anno scorso spettava ai navigator, una figura che però il governo Meloni ha deciso di eliminare. Per questo, la ministra ha spiegato che è allo studio un percorso diverso.

L'assistenza tocca ai Comuni, il collocamento alle Regioni

Per quanto riguarda la "protezione", cioè le misure rivolte alle persone che non possono lavorare, Calderone ha detto il governo punta a "coinvolgere Comuni, servizi sociali, terzo settore". Si tratta di enti che sono già attivi nell'assistenza a persone fragili, e a cui evidentemente il governo vorrebbe dare un ulteriore compito per sostituire il reddito di cittadinanza.

Invece, per la "filiera di accompagnamento al lavoro" i soggetti a cui spetteranno i nuovi compiti sono "le Regioni e tutti i soggetti che operano nel mercato del lavoro", tra cui proprio i centri per l'impiego, che saranno potenziati perché "sono stati banditi concorsi di assunzione". In più, possono avere "un ruolo importante" anche le agenzie per il lavoro, cioè l'equivalente privato dei centri per l'impiego, che possono "intermediare", e anche gli enti bilaterali che raccolgono datori di lavoro e sindacati.

Cosa cambia con i fondi del Pnrr

Insomma, nel piano di Calderone non ci sono misure o enti nuovi, ma piuttosto un ritorno al meccanismo precedente al reddito di cittadinanza, con dei miglioramenti per quel che riguarda l'inserimento lavorativo. Per raggiungere questi miglioramenti, ci sono anche i fondi del Pnrr: "Tra gli obiettivi importanti del Pnrr, oltre a 3 milioni di persone da inserire nel nuovo programma Gol entro il 2025, c’è la formazione soprattutto per le competenze digitali. Un percorso fondamentale per tutti i disoccupati, soprattutto giovani", ha ricordato la ministra.

Per quel che riguarda in particolare i centri per l'impiego, poi, Calderone ha specificato che non basterà aggiungere personale. Servirà "ridefinire i protocolli operativi", e su questo "il livello statale dovrà fare la sua parte". Per quanto la responsabilità di sostituire il reddito di cittadinanza venga data soprattutto a Comuni e Regioni, questi "non saranno lasciati soli", ha assicurato la ministra.

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