Cosa c’entrano i dazi di Trump e la guerra in Ucraina con i tagli dei tassi della Bce
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La Banca centrale europea (Bce) si starebbe preparando a ridurre nuovamente i tassi di interesse nella riunione di marzo, abbassando il tasso sui depositi dal 2,75% al 2,50%. Il taglio sarebbe di 25 punti base (cioè dello 0,25%) e farebbe parte di una strategia iniziata a metà 2024 per sostenere l'economia europea e riportare l'inflazione vicino all'obiettivo del 2%. Se confermato, si tratterebbe del sesto taglio in nove mesi, ma non sarebbe necessariamente l'ultimo. Anzi, cresce infatti l'idea che la Bce, dopo questa mossa, possa decidere di fermarsi temporaneamente ad aprile per valutare meglio la situazione economica globale. L'incertezza legata a fattori esterni, come i dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti, potrebbe spingere così Francoforte a prendersi una pausa di riflessione prima di decidere se proseguire con nuovi tagli.
La cautela di Francoforte
All'interno del Consiglio direttivo il clima sarebbe di moderata preoccupazione: a pesare sono soprattutto i rischi legati alla politica commerciale degli Stati Uniti. I nuovi dazi annunciati dal presidente Donald Trump potrebbero infatti rallentare la crescita europea e compromettere la ripresa industriale, già in estrema difficoltà. Le stime pubblicate a dicembre dalla Bce non tenevano ancora conto di questo scenario, lasciando aperti molti interrogativi. Alcuni membri del Consiglio ritengono che sia opportuno muoversi con prudenza, proprio per evitare di prendere decisioni affrettate in un contesto così incerto; tagliare i tassi a marzo potrebbe certo essere una scelta equilibrata, ma fermarsi ad aprile consentirebbe di avere ancora più margine di manovra per affrontare eventuali shock esterni.
La narrazione sta cambiando
Oltre alle decisioni sui tassi, la Banca centrale europea potrebbe modificare il modo in cui comunica la sua politica monetaria. Fino a oggi, la Bce ha infatti sempre descritto la sua strategia come "restrittiva", cioè orientata a frenare l'economia per tenere sotto controllo l'inflazione, approccio che serviva a combattere il rialzo dei prezzi. Ora però sembra che lo scenario stia cambiando: negli ultimi mesi, infatti, l'inflazione sta rallentando più velocemente del previsto, mentre la crescita economica in Europa è debole. Per questo, alcuni esponenti della Bce, come Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo, hanno lasciato intendere che l'azione della Bce avrebbe già svolto la sua funzione principale. Secondo la banca d'affari Goldman Sachs, nelle prossime settimane Francoforte potrebbe iniziare a descrivere la sua politica monetaria come solo "leggermente restrittiva". Questo significherebbe che l'obiettivo non è più quello di frenare l'economia, ma quello di accompagnarla in una fase di ripresa, aprendo così la strada a nuovi tagli dei tassi entro la fine dell'anno.
Cosa si aspettano gli esperti
Le previsioni degli analisti sono ancora divise su quello che farà la Bce nei prossimi mesi: Goldman Sachs ipotizza che ci saranno altri tre tagli dei tassi, uno ad aprile, uno a giugno e uno a luglio. Altri osservatori, invece, pensano che la Bce potrebbe fermarsi ad aprile per valutare meglio la situazione, soprattutto se l'economia dovesse mostrare segnali di stagnazione. La Bce ad ogni modo ha un obiettivo chiaro: riportare i tassi di interesse su un livello definito "neutrale", cioè abbastanza basso da non frenare né stimolare troppo l'economia. Per questo gli economisti stimano che questo livello si trovi tra il 2,25% e l'1,75%, ma raggiungerlo potrebbe richiedere ancora diversi mesi.
Francoforte dovrà insomma procedere con molta cautela, osservando l'andamento dell'economia globale e lasciandosi aperta la possibilità di modificare il percorso se dovessero emergere nuove difficoltà.
Due variabili globali: i dazi di Trump e la guerra in Ucraina
A rendere ancora più complesso il quadro ci sarebbero due fattori esterni, entrambi difficili da prevedere. Il primo è la politica commerciale statunitense, conl'introduzione di nuovi dazi che potrebbero penalizzare le esportazioni europee. Il secondo è il possibile raggiungimento di un accordo di pace in Ucraina, che potrebbe ridurre le tensioni geopolitiche ma anche rimescolare le carte sul fronte energetico e della crescita globale. In questo contesto, la Bce si troverebbe a navigare a vista, bilanciando la necessità di sostenere l'economia con quella di preservare la stabilità finanziaria. Un compito reso ancora più complesso dalle turbolenze geopolitiche che attraversano entrambi i lati dell'Atlantico.
La sensazione dominante è che dopo il taglio di marzo la Bce potrebbe prendersi una pausa di riflessione, una sosta che permetterebbe di valutare l'efficacia delle misure già adottate e di capire se l'attuale rallentamento economico è solo temporaneo o se si sta trasformando in una fase di stagnazione prolungata. Nella metafora del "viaggio" utilizzata più volte da Christine Lagarde, la tappa di aprile potrebbe trasformarsi in una sosta tecnica, utile per calibrare la direzione di marcia prima di riprendere il cammino verso la normalizzazione della politica monetaria.