Cosa c’è scritto nel bollettino sulla disinformazione russa in Italia che è stato desecretato
Dopo giorni di polemiche, scaturite da quella che è stata subito definita lista dei filo-putiniani d'Italia – con riferimento all'articolo pubblicato dal Corriere della Sera – il tanto discusso report dei servizi segreti è stato desecretato e diffuso durante una conferenza stampa del sottosegretario Gabrielli. Nel testo, però – intitolato Speciale Disinformazione nel conflitto russo ucraino – non ci sono alcuni nomi circolati nei giorni scorsi. Ad esempio mancano i riferimenti al professor Alessandro Orsini – divenuto volto noto dei talk show negli ultimi mesi – così come quello di Vito Petrocelli, ex presidente della Commissione Esteri del Senato di cui tanto si è discusso fino allo scioglimento dell'organo parlamentare.
Sette pagine dense di segnalazioni e di tracciamento della propaganda russa in tv, sui social, sul web, sui giornali: "Il perdurare del conflitto russo-ucraino fa registrare una diffusione trasversale della narrativa tra le varie piattaforme – si legge all'inizio del testo – ma con diversi livelli di coinvolgimento e di capacità di propagazione del messaggio in ragione delle peculiarità di ciascun canale mediatico". Tra le tendenze che vengono evidenziate c'è "una inversione di trend della disinformazione russa", passata a una "postura difensiva".
Tra le narrative pro Cremlino diffuse via social ci sono una serie di novità: le critiche all'operato del presidente Draghi; la convinzione di un'imminente entrata in guerra della Nato; la preparazione di attacchi con armi chimiche da parte dell'Ucraina; la delegittimazione dell'attività di informazione dei media occidentali; le dichiarazioni di Maria Zakharova – portavoce del ministro Lavrov; il malcontento e la sfiducia dei soldati ucraini prigionieri; la pianificazione a tavolino del conflitto da parte degli Usa; il supporto russo alla campagna elettorale di Marine Le Pen in Francia; il frequente ricordo a informazioni e prodotti audio e video artefatti; il tentativo di screditare l'operato delle organizzazioni internazionali come l'Ocse; la viralizzazione dell'intervista del ministro Lavrov a Zona Bianca; l'uccisione nel territorio ucraino di molti giornalisti di guerra. Questo solo per quanto riguarda i social.
C'è ampio spazio dedicato anche alla propaganda su Telegram – soprattutto sul canale Giubbe Rosse di Giorgio Bianchi, tra i nomi riportati dal Corriere della Sera – ma anche a quella su Twitter e su Facebook. Poi vengono elencate le ultime tendenze: sarebbe in atto un rallentamento dell'attivismo online della Russia, a favore di una posizione difensiva; il Cremlino starebbe provvedendo al reclutamento dei principali esponenti dell'intellighenzia per creare consenso nella popolazione russa; la medesima tecnica è stata usata anche dall'Ucraina; l'ingerenza e la manipolazione russa continuano a declinarsi in due direttrici comunicative, una interna e l'altra esterna.
"Non esiste un Grande Fratello, una Spectre in Italia – ha sottolineato il sottosegretario Gabrielli, nella conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi – nessuno vuole investigare sulle opinioni delle persone". Poi ha precisato: "Le opinioni sono rispettate sempre, cosa diversa sono le fake news e la loro orchestrazione che, qualora accertata, potrebbe essere oggetto di un'attività di altro tipo. L'unico antidoto alla propaganda è la libera informazione, tutto ciò che è un diverso pensiero è una ricchezza". E proprio su questo punto ha insistito molto, spiegando che il fatto che il documento fosse riservato era "il minimo sindacale per risponde all'esigenza delle persone che sono coinvolte": non si trattava di sicurezza nazionale ma di "salvaguardare le persone che sono citate nei documenti". Quanto alla fuoriuscita del documento riservato, il sottosegretario con delega ai servizi ha chiarito: "È una cosa gravissima e nulla rimarrà impunito, lo dobbiamo al Paese e alla credibilità di un comparto. Dovremo dare adeguate risposte".